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Quel fiume di droga che invade Cosenza

L’operazione Reset, sulla quale è comunque in corso una prima opera di revisione da parte del tribunale del riesame, ha confermato la presenza di una fitta rete dello spaccio di droga nell’area ur…

Pubblicato il: 01/10/2022 – 8:49
di MARIO CAMPANELLA*
Quel fiume di droga che invade Cosenza

L’operazione Reset, sulla quale è comunque in corso una prima opera di revisione da parte del tribunale del riesame, ha confermato la presenza di una fitta rete dello spaccio di droga nell’area urbana di Cosenza e Rende, che comprende anche altri comuni dell’hinterland. Non è una sorpresa che esista un forte consumo di stupefacenti nel cosentino probabilmente, per proporzione, senza eguali nel resto della regione. La procura della Repubblica del capoluogo è fortemente impegnata nelle attività repressive da tempo ed ha, per volontà dello stesso procuratore, effettuato rilievi e ispezioni più volte dinanzi le scuole, divenute triste esempio di mercanzia. Pensare, però, che basti solo la repressione per sconfiggere il problema è un errore, sia per il ricambio di manovalanza che avviene nei clan, sia soprattutto per l’assenza di qualsiasi politica preventiva rivolta a giovani e meno giovani consumatori. Anni fa, con il settore educazione del comune di Cosenza e la collaborazione de Il Delfino, avviammo una campagna di ascolto e di divulgazione nelle scuole di competenza, arrivando a raggiungere i locali della movida laddove si annidano tanti giovani consumatori. Quell’esperienza non è stata ripetuta, anche per le oggettive difficoltà finanziarie del comune, e non vi è traccia di progetti analoghi da parte di altre istituzioni. Qualche anno prima, con la supervisione della professoressa Marazziti e l’ausilio di professioniste di valore come Gabriella Reda, Paola Francesca Mantuano e altri, facemmo lo stesso a Catanzaro, che ha una realtà però diversa. A Cosenza il consumo di droghe è variegato. La cocaina, purtroppo, circola addirittura in età puberale e vede tanti over 40 assuntori periodici di questa terribile sostanza. La cannabis, che in età avanzata potrebbe anche non avere particolari effetti collaterali, a volte è devastante in adolescenza. L’abbattimento dei costi dovuto a tagli di ogni genere ha reso accessibile l’acquisto della droga pesante anche a ceti non abbienti. Questo perverso mercato rende più ricca la malavita e mina fortemente la salute di migliaia di persone di ogni età, senza che emergano anticorpi sociali. Eppure, sul finire degli anni 80, Cosenza fu protagonista di movimenti culturali significativi sul campo della lotta alla droga. La marcia organizzata dalla Diocesi, l’apertura de Il Delfino, l’istituzione di una commissione specifica a Palazzo dei Bruzi. Tutti fatti che sbiadiscono dinanzi a un presente di assoluta indifferenza. Il Serd, diretto egregiamente da Roberto Calabria, fa un grande e isolato lavoro, non sufficientemente sorretto dal resto della comunità. Se un ragazzino di appena 13 anni sniffa c’è poco da stare sereni. E forse lo stesso vale per una cinquantenne, seppure da angolature assai diverse. Nel recente passato qualcuno faceva notare come una certa incidenza di morti improvvise per persone giovani potesse essere correlata proprio alla cocaina. Una battaglia così frontale dovrebbe essere svolta, sinergicamente, da scuola, famiglie, organismi sociali e da un’istituzione pubblica, intesa come enti locali, disponibile ad utilizzare risorse con programmi pluriennali. Non citiamo la percentuale di alcolisti di ogni età, anche giovanile, che darebbe un quadro ancora più consistente del rischio che corrono le nuove generazioni. Che Mario Spagnolo, coraggiosamente, invii anche i cani poliziotti nelle scuole è un fatto positivo inutile, però, se non c’è una presa di coscienza collettiva. Ci sono settori culturali che da tempo sdoganano le droghe, specie quelle leggere, quasi come se fossero caramelle Anche la cittadella universitaria di Arcavacata, com’era prevedibile, risente fortemente del fenomeno. Se la realtà è questa è giusto confidare nel lavoro degli inquirenti ma non è in nessun caso bastevole. Senza una reazione forte di tutti quei centri citati prima e, in sostanza, di noi stessi avremo un triste ricambio di spacciatori e nuove aree di “mercato “ utili. Il passato ci ha lasciato tante persone morte per strada ma anche tantissima gente che ce l’ha fatta. Allora la percezione generale era quella, giusta, di trovarsi di fronte a un nemico di tutti. Ritrovare quella consapevolezza sarebbe il primo, vero passo per cambiare il futuro.
* Giornalista

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