LAMEZIA TERME Superare le barriere architettoniche ma soprattutto abbattere gli stereotipi e i muri dell’ignoranza, attraverso una crescita culturale che si traduce in un lessico corretto e che fugga da discriminazioni e fraintendimenti. Un progetto ambizioso ma necessario quando si parla (e si comunica) di disabilità e in un’epoca in cui le «parole» hanno acquisito un peso notevole grazie essenzialmente ad una maggiore e più diffusa consapevolezza. È un po’ questo il filo conduttore dell’evento organizzata in Calabria, all’interno del Chiostro letterario di Lamezia Terme, da Fish Calabria (Federazione Italiana per il superamento dell’handicap), presieduta da Nunzia Coppedè, nell’ambito del progetto “Welfare 4.0”.
«Per noi – spiega Coppedè ai microfoni del Corriere della Calabria – è un incontro molto importante, uno dei primi in presenza da molto tempo. Un incontro nazionale che fa parte di una serie di incontri che si svolgeranno anche in altre regioni. Parliamo di comunicazione, come comunicare la disabilità che è un argomento che ci sta molto a cuore perché le parole molto spesso fanno anche male se sono usate male, e le parole hanno dietro anche il modo di pensare e la cultura discriminante». E, a proposito di parole, è sempre più importante «riportarle alla giusta dimensione perché siamo stanchi delle 10mila definizioni o di essere “eroi” o “speciali” o di essere il nulla». «Per cui diciamo: iniziamo a riprenderci le parole e iniziamo a correggere il linguaggio, iniziamo a ridare dignità alle persone e continuiamo con tutto ciò per una politica e una cultura che promuova inclusione sociale e non discriminazione perché, prima di tutto, dietro la disabilità c’è una persona è ancora prima il suo nome».
A pesare in un quadro rinnovato di comunicazione e di concezione culturale, c’è anche il mondo della politica: dalle figure che operano quotidianamente per i cittadini a tutte quelle attività che consentono di abbattere muri invisibili ma, spesso, insormontabili. «La politica – ci racconta Nunzia Coppedè – non si deve dimenticare di noi e non può garantirci solo se messi in ghetti o in situazioni di chiusura. La politica deve farsi carico di quelle situazioni che possono creare servizi e soprattutto risposte adeguate alle persone con disabilità». «Noi sappiamo che la politica non può fare da sola perché, per quanto magari non conosca bene le situazioni o spesso agisce pensando di far bene, allora noi come Fish diciamo che siamo disponibili, conosciamo le nostre situazioni, sappiamo pure come vogliamo vivere e sappiamo anche come dirvi di aiutarvi a rispettare quelli che sono i nostri diritti, perché parliamo di diritti, non parliamo di altro».
Un evento di grande rilievo quello organizzato a Lamezia Terme e che ha visto la presenza di figure di spessore: il giornalista Toni Mira, la responsabile dell’Ufficio Stampa di Ledha Ilaria Sesana, la responsabile dell’Ufficio Stampa di Fish Calabria Maria Pia Tucci e il docente di Filosofia del Linguaggio dell’Unical Marco Mazzeo. Presente anche il presidente nazionale di Fish, Vincenzo Falabella: «È un giorno importante – spiega al Corriere della Calabria – non soltanto per il mondo che noi rappresentiamo e quindi per il mondo che si riconosce nella federazione italiana per il superamento dell’handicap ma va oltre, cercando di abbattere stigma e pregiudizi nei confronti delle tante persone con disabilità che vivono nel nostro Paese attraverso è un cambiamento radicale della linguaggio».
«Non pietismo – spiega Falabella – non la semplice e sola pacca sulla spalla, non un solo sorriso, ma cercare di affrontare la disabilità e i temi che riguardano la disabilità partendo da un concetto fondamentale: il riconoscimento della persona prima ancora che della propria condizione di disabilità». Il tema cruciale affrontato nel corso dell’incontro assomiglia, dunque, ad una vera sfida «alla nostra comunità di appartenenza, alla politica italiana ma anche alla società civile affinché ci sia un cambiamento radicale di approccio e di riconoscimento della persona e dei diritti costituzionali. Che poi altro non sono che diritti umani». (redazione@corrierecal.it)
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