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Gratteri: «Spazzatura nel cippato, così la ‘ndrangheta avvelena il territorio» – VIDEO

Il capo della Dda di Catanzaro racconta l’operazione contro i clan crotonesi. «Catrame, asfalto e copertoni bruciati nella centrale a biomasse»

Pubblicato il: 03/10/2022 – 12:28
di Alessia Truzzolillo
Gratteri: «Spazzatura nel cippato, così la ‘ndrangheta avvelena il territorio» – VIDEO

CATANZARO Gli indagati dell’operazione che ha portato misure cautelari per 29 persone (due sono irreperibili) sono considerati appartenenti a una organizzazione che controlla un vasto territorio della provincia di Crotone e sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso «ma in particolare questi presunti innocenti hanno gestito il controllo dei boschi – ha spiegato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, nel corso di una conferenza stampa – il controllo della Presila, partendo dal Crotonese fino alla provincia di Cosenza».
«Loro ha detto Gratteri, hanno controllato per tanti anni il taglio dei boschi, il trasporto del legname, il conferimento alla centrale a biomasse di Cutro. Il dato anomalo è che per biomasse si intende la lavorazione dello scarto, del cippato della legna che dovrebbe trasformarsi in energia pulita. Un’attività prevista per legge dove si ottengono milioni di euro di contributi. Ma, secondo l’imputazione, questi presunti innocenti nelle biomasse, nel cippato mettevano spazzatura, scarti come catrame e asfalto, copertoni, residui delle lavorazioni sull’autostrada. Questo, secondo l’indagine, ha creato grande inquinamento. Riuscivano in modo mafioso ad accaparrarsi il taglio dei boschi, a conferire a dei soci l’acquisto delle biomasse di Cutro e a inserire spazzatura nel cippato», ha affermato il procuratore Gratteri.

Tre filoni d’indagine nell’inchiesta sulle cosche di Mesoraca

Tre sono stati i filoni di indagine in questa operazione contro le cosche di Mesoraca, nel Crotonese, coordinata dalla Dda di Catanzaro e affidati ai carabinieri del comando provinciale di Crotone, guidato dal tenente colonnello Gabriele Mambor, al reparto anticrimine del Ros di Catanzaro guidato dal tenente colonnello Giovanni Migliavacca e al Nipaf di Cosenza, i carabinieri forestali, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Perrone.
«Il punto di convergenza dei tre filoni d’indagine – ha detto il colonnello Mambor – è la gestione del patrimonio boschivo nelle province di Crotone e Cosenza».

Tra i beni sequestrati anche la Serra Valle Energy

Sono 12 in tutto le imprese coinvolte, tra queste anche quella dell’imprenditore del legname Carmine Serravalle, titolare della centrale a biomasse di Cutro che nel 2015 ha acquistato dal gruppo Marcegaglia. E tra i beni sequestrati oggi su disposizione della Procura distrettuale antimafia è annoverata anche la Serra Valle Energy, l’impresa sotto la cui denominazione ricade ora la centrale di Cutro. Non solo. Verrà eseguito un sequestro preventivo nei confronti di 8 imprese boschive della provincia di Crotone e 4 della provincia di Cosenza. Tra le imprese oggetto di sequestro anche quella proprietaria della centrale biomasse di Cutro. Il valore complessivo di tali sequestri si aggira sulla cifra di 16 milioni di euro circa.

Mambor: «Collegamenti con imprenditori del settore boschivo»

I carabinieri della Provinciale di Crotone si sono soffermati sulla ricostruzione del locale di ‘ndrangheta di Mesoraca che «è un’organizzazione criminale che si sviluppa attraverso il controllo del territorio attraverso il traffico di droga, la detenzione di armi, ma anche l’accaparramento di lavori pubblici, minacce a imprenditori e commercianti del territorio». Dalle indagini, ha detto Mambor, «emergono una serie di risultanze relative a imprenditori attivi nel settore boschivo. Sono imprese di natura familiare, talvolta intestate a prestanome, che operavano nel taglio e nel conferimento del legname».

I legami con l’operazione “Stige”

Già nel corso dell’indagine “Stige” il reparto anticrimine del Ros ha documentato come la ‘ndrangheta Crotonese controllasse «il settore del disboscamento soprattutto del patrimonio boschivo silano attraverso una serie di condotte che andavano dall’estorsione, alle turbative d’asta fino a tutta una serie incontrollata e indiscriminata di tagli boschivi», ha detto il colonnello Migliavacca il quale non esita a parlare di un «vero e proprio traffico di rifiuti finalizzato all’alimentazione delle centrali a biomassa con lo scopo di ottenere degli incentivi statali importanti per la produzione ed emissione di energia pulita». Il lavoro si è avvalso della testimonianza dei collaboratori di giustizia e anche dal lavoro tecnico fornito dai carabinieri della Forestale che hanno esaminati autorizzazioni e progetti e dai sopralluoghi sul posto prima e dopo i tagli boschivi. In molti casi è risultato che i tecnici forestali hanno sovrastimato il quantitativo di conferimento delle biomasse. Hanno verificato la consegna alle centrali a biomasse di altro tipo di materiale non in regola secondo quanto previsto dalle norme europee. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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