REGGIO CALABRIA Giuseppe Graviano, boss di Cosa nostra, potrà usufruire di un personal computer per consultare gli atti processuali e per ascoltare le intercettazioni a suo carico. Lo ha deciso oggi la Corte d’Appello di Reggio Calabria, presieduta da Bruno Muscolo, a latere Gabriella Campagna, dopo la mancata consegna del supporto informatico al capo mandamento del quartiere palermitano di Brancaccio, come più volte richiesto dal difensore, l’avvocato Giuseppe Aloisio, nell’ambito del processo “‘Ndrangheta stragista”.
Il collegio, inoltre, dopo la relazione del rappresentante della Procura generale di udienza, il Procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Lombardo, titolare dell’inchiesta, che ha illustrato i verbali di tre collaboratori di giustizia – Marcello Fondacaro, Girolamo Bruzzese e del defunto Gerardo D’Urzo – sulle presunte responsabilità e correità in relazione alla stagione stragista delle cosche di ‘ndrangheta Piromalli e Mancuso.
Nella prossima udienza sarà riascoltato il vice-questore Michelangelo Di Stefano, in forza alla Dia di Reggio Calabria, autore dell’informativa di reato alla base dell’inchiesta. Giuseppe Graviano e il capo bastone di Melicucco (Reggio Calabria) Rocco Santo Filippone – il secondo imputato nel processo in corso – sono stati già condannati all’ergastolo in primo grado per la tragica uccisione dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, barbaramente assassinati il 18 gennaio del 1994 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, all’altezza dello svincolo sud di Scilla. Un agguato che secondo l’accusa era parte della strategia di attacco allo Stato da parte di cosa nostra e dei suoi alleati nella ndrangheta. La prossima udienza è stata fissata al prossimo 10 ottobre, quando saranno chiamati a deporre Fondacaro, Bruzzese e il dirigente della Dia.
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