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«Giustizia per Vittorio Palermo»

«Ieri, dopo sedici mesi di custodia cautelare a Poggioreale, Vittorio Palermo ha ottenuto gli arresti domiciliari. Sedici, lunghissimi mesi per un incensurato, ricercatore universitario, imprendit…

Pubblicato il: 04/10/2022 – 7:58
di Mario Campanella*
«Giustizia per Vittorio Palermo»

«Ieri, dopo sedici mesi di custodia cautelare a Poggioreale, Vittorio Palermo ha ottenuto gli arresti domiciliari. Sedici, lunghissimi mesi per un incensurato, ricercatore universitario, imprenditore, protagonista assoluto del mondo del volontariato sin dagli anni ottanta.
Se ci fosse stato un uomo sul quale bisognava Imitare Muzio Scevola questi era, ed è, Vittorio. Eppure, nessuno di noi, nessun parlamentare, nessun esponente della società civile è intervenuto per avanzare un dubbio, una protesta contro un regime di carcere preventivo brutale e schiacciante. La prima volta che vidi Vittorio fu nel 1990,quando presentò Leoluca Orlando a Cosenza, contestando da democristiano di base la stagnazione del suo partito. Mi colpi una frase che diede in risposta a Pierino Buffone, che della DC era segretario provinciale, e che gli chiese chi rappresentasse. :”Rappresento me stesso ed è bello rappresentare se stessi” rispose, facendo esplodere la platea. L’ho visto poche volte in vita mia, più i nostri contatti su Facebook per la comune fede calcistica napoletana.
Quindi, l’arresto, improvviso, con l’accusa di essere prestanome della ndrangheta, come titolare di un noto albergo di Falerna, posseduto dalla sua famiglia.
Non parlerò di ciò che Vittorio fa e ha fatto, per La terra di Piero e altre associazioni. Non per questo per me è innocente e, comunque, non solo per questo. Anzi, non voglio proprio parlare della sua innocenza. Voglio far finta paradossalmente che sia colpevole e chiedere ai nuovi parlamentari calabresi, di maggioranza e opposizione, se sia giusto tenere un incensurato 16 mesi in carcere. In attesa di giudizio, ovviamente, ma anche in attesa di pregiudizio. Basta mettere l’imposta aggiunta della mafia per distruggere la vita di un uomo. Lo dice la legge, lo consente la legge, la stessa che non so se si avrà mai il coraggio di modificare. Credere ciecamente ai pentiti è diventato il mantra di una parte della magistratura che cerca di Imitare Falcone e Borsellino dimenticando che le inchieste, le sentenze, i processi che i due grandi pm istruirono furono validati dalla Cassazione e sostanziati da elementi probatori. Se Vittorio è in detenzione da sedici mesi ognuno di noi, potenzialmente, è in libertà vigilata.
Bisogna ammalarsi in carcere, com’è successo a Vittorio, per avere almeno il conforto dei domiciliari. 40 anni dopo Tortora l’Italia è ancora preda della suburra dei pentiti, eletti ad oracolo di Delfi. Loro, si, criminali, assassini certificati. Sono certo che Vittorio verrà assolto e che la sua fede lo aiuterà. Altri non hanno avuto la stessa fortuna. Senza fede e senza patria, alla mercé di un sistema che non risponde mai dei suoi errori. È tempo di cambiare. Finalmente».

*Giornalista

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