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I “favori” del carabiniere al boss di Mesoraca. «Era lui a mettere in guardia Ferrazzo»

Le accuse della Dda all’ex comandante della stazione di Petilia. «Era consapevole dell’ambiente ‘ndranghetista e della caratura criminale dei soggetti con cui si interfacciava»

Pubblicato il: 04/10/2022 – 17:52
di Alessia Truzzolillo
I “favori” del carabiniere al boss di Mesoraca. «Era lui a mettere in guardia Ferrazzo»

CATANZARO Le operazioni abusive di tagli boschivi, di trasporto del legno e di conferimento del cippato alle centrali a biomassa venivano favorite anche grazie alla complicità di un pubblico ufficiale. È questa l’accusa della Dda di Catanzaro nei confronti di Costantino Calaminici, 63 anni, ex comandante della Stazione carabinieri forestale di Petilia Policastro. Nei suoi confronti vengono contestati i reati di concorso esterno, rifiuto d’atti d’ufficio e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio (questi ultimi due reati aggravati dal metodo mafioso). Stando alle indagini sarebbe emersa la tendenza dell’indagato «a prestare favori di vario genere sfruttando il proprio ruolo istituzionale».

Niente sanzioni per gli “amici”

Un esempio sarebbe emerso ad agosto 2017 quando Calaminici avrebbe omesso di effettuare controlli agli automezzi della FKE riconducibile alla famiglia Ferrazzo, indicata nell’inchiesta coordinata dai sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio come famiglia di ‘ndrangheta dominante nel territorio di Mesoraca. L’ufficiale si sarebbe anche preoccupato di di preavvisare Mario Donato Ferrazzo affinché non continuasse a ricevere o acquistare materiale legnoso procurato in modo illegale da ditte, tra le quali quelle riconducibili a tali Polizzi e Ruberto, così da evitare di coinvolgerlo in eventuali azioni repressive.
In parole povere l’automezzo della FKE stava operando in una località senza autorizzazione. L’ufficiale durante un controllo, si sarebbe limitato solo a far allontanare l’automezzo dalla zona interdetta evitando di procedere alla sanzione.
Calaminici si premura di chiamare Francesco Trocino (detto il “ragioniere” referente del boss Mario Donato Ferrazzo detto “Topolino”) il quale gli risponde in modo confidenziale: «Buon giorno Ispettò».
«Eh … vedi che ne abbiamo mandato via un camion che era in una zona dove non ci sono autorizzazioni eh … lo abbiamo mandato via … ok?», lo avvisa il pubblico ufficiale.
«La gravità indiziaria – scrive il gip – emerge dunque dalla viva voce dello stesso Calaminici che, in buona sostanza, ammetteva implicitamente di non aver proceduto a muovere alcuna contestazione verso l’autotrasportatore nonostante fosse privo di autorizzazione».

Le notizie riservate

Sempre nell’agosto del 2017 il forestale avrebbe rivelato a un sodale della cosca, Pietro Fontana, detto “Tarallo”, che, in relazione ad un esposto-denuncia, doveva procedere al controllo di alcune sue abitazioni in località Montano. «… che dobbiamo fare … perché effettivamente c’è una … una denuncia … c’è un esposto e la dobbiamo fare la cosa però non stiamo avendo tempo hai capito?», dice Calaminici a Fontana.
«A fronte di questo dato, si palesa dunque una violazione dell’obbligo di segretezza da parte del pubblico ufficiale per avere rivelato in anticipo una notizia dell’ufficio che doveva rimanere riservata», afferma il gip.

Il concorso esterno e i rapporti con Ferrazzo

L’accusa più pesante che viene contestata all’indagato è quella di concorso esterno. I due casi appena descritti non sono isolati. A novembre 2017 Calaminici viene chiamato da un collega. Il gip mette nero su bianco che dalla chiamata tra Calaminici e un altro carabiniere forestale, tale Francesco Colombano (non indagato in questo procedimento, ndr) «emerge chiaramente che i due agenti avevano un rapporto privilegiato con Mario Donato Ferrazzo, al punto che gli stessi operanti della Forestale si sentivano in difficoltà a causa della superficialità nei traffici di legno da parte della FKE, al punto da pensare di mettere in guardia il Ferrazzo in persona».
Il carabiniere avvisa il comandante «mi hanno detto che già…stamattina praticamente hanno fatto tre viaggi…e hanno visto il camion di Topolino là…» e lo avvisa che «gli dobbiamo dire, a Topolino, quando va che si compra le cazzo delle cose, che vede con chi cazzo si mette a che fare questo oh!».
«Ma io – risponde Calaminici – l’altra volta gliel’ho detto… quando dovevamo autorizzare a quel Ruberto… gliel’ho detto a Topolino… ha detto no, no lui ha detto che non gliene fa più viaggi… ha detto…».
Secondo il gip «le captazioni dimostrano in maniera assolutamente inequivoca che Calaminici era consapevole dell’ambiente ‘ndranghetista e soprattutto della caratura criminale dei soggetti con cui si interfacciava, primo tra tutti il boss Mario Donato Ferrazzo». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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