“Pieno mandato” al segretario e “idee chiare” sulla squadra dei ministri: Matteo Salvini compatta il partito al federale. E per la prima volta non esclude un “passo di lato” nella sua corsa per il Viminale.
Durante la riunione prende atto sornione dei tanti interventi di chi gli chiede di tornare alla guida del ministero dell’Interno. Il suo obiettivo primario resta quello di “difendere i confini”, ma il suo commento a questo pressing è sibillino. Secondo fonti parlamentari avrebbe infatti replicato a questi inviti con una frase dal sapore ‘draghiano’, più da civil servant che da segretario di partito: “Farò quello che serve al Paese”. Ciò non vuol dire rinunciare alla poltrona dell’Interno ma aprire a opzioni diverse. Detto questo, Salvini ha ricordato che alla Lega dovrebbe andare anche il dicastero delle Riforme e autonomia, quello dell’Agricoltura e delle Infrastrutture. E al contempo non molla un centimetro sul programma, a partire dalla flat tax e Quota 41.
Insomma, detta la linea e riscopre l’orgoglio del partito, soprattutto sulle priorità del futuro esecutivo. Al riguardo respinge al mittente i dubbi di Confindustria sulla flat tax: sul fisco, come sulle pensioni, la parola d’ordine di Via Bellerio è “avanti tutta”. Una riunione piuttosto breve che è servita al segretario per fare chiarezza: nessun dibattito sulla vita interna, nessun intervento sulle regole con cui gestire i futuri congressi, ma una discussione, secondo diverse fonti, pacata e tranquilla, centrata sui prossimi passaggi nel nuovo esecutivo. Il primo punto resta la richiesta netta da parte di tutte le anime del partito che al Viminale vada proprio Matteo Salvini: Giancarlo Giorgetti, lasciando la riunione, definisce senza mezzi termini il segretario leghista “il candidato naturale” per guidare il ministero dell’Interno. Lo stesso sostiene il capogruppo alla Camera: “Riteniamo Matteo Salvini – ribadisce Riccardo Molinari – la figura più idonea a ricoprire quell’incarico”. Viminale e non solo: in un video diffuso al termine della riunione Salvini non parla di ministeri ma basta tradurre le sue priorità programmatiche per capire a quali caselle punta il suo partito: quando chiede di “sbloccare i cantieri fermi”, immagina le Infrastrutture, quando dice che la Lega vuole “riportare sicurezza nelle città”, fa riferimento all’Interno. Infine, chiede il ministro per gli Affari regionali, per “applicare l’autonomia”, definita “fondamentale”. Linea condivisa, secondo alcuni presenti, da Luca Zaia, convinto soprattutto sul fatto che Lega debba chiedere per sè il ministero degli Affari regionali, perché l’autonomia resta la madre di tutte le battaglie, ma anche dell’Agricoltura, e delle Infrastrutture.
Ma il governatore veneto sarebbe andato oltre sostenendo che la Lega dovrebbe anche non rinunciare ai dicasteri ricoperti nel precedente governo, cioè Sviluppo economico, Turismo e Disabilità. Se abbiamo lavorato bene, perchè cederli ad altri, sarebbe stato il succo del suo ragionamento. Nessun cenno durante il Federale all’operato dell’ex segretario lombardo della Lega, Paolo Grimoldi, incaricato da Umberto Bossi di gettare le basi per il “Comitato del Nord”. Una iniziativa che viene ignorata e che sembra non preoccupare per nulla i vertici del partito. Proprio in queste ore circola infatti tra le chat dei parlamentari leghisti il link di un’ intervista di Francesco Belsito, dal titolo “Bossi fa bene a riaprire al Nord, Salvini faccia le sue riflessioni”. Genovese, leghista della prima ora, Belsito è l’ex tesoriere del Carroccio, che nel 2012 venne travolto dall’inchiesta sui finanziamenti del partito, gli ormai celebri diamanti dalla Tanzania. Con un testimonial di questo livello – ironizzano tanti leghisti a Montecitorio – non andranno lontano…
“Salvini conferma l’atteggiamento che tutto il centrodestra sta avendo dall’inizio di questa avventura, con l’obiettivo di dare un governo che possa offrire le risposte migliori al Paese”. Lo ha affermato Giorgia Meloni conversando con i giornalisti mentre lasciava Montecitorio. La leader di Fdi ha in particolare risposto ad una domanda sulle parole di Matteo Salvini che lascerebbero intendere un possibile passo indietro per quanto riguarda il Viminale. “Sui tempi non dovere chiedere a me ma al presidente della Repubblica”, ha aggiunto rispondendo ad una domanda sulla nascita del nuovo esecutivo.
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