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l’inchiesta

«Venti giorni ho camminato per farlo fare sindaco!». Carriera (e accuse) dell’ex primo cittadino di Mesoraca

Armando Foresta è accusato di concorso esterno. I lavori di somma urgenza affidati a ditte in odore di mafia

Pubblicato il: 04/10/2022 – 6:40
di Alessia Truzzolillo
«Venti giorni ho camminato per farlo fare sindaco!». Carriera (e accuse) dell’ex primo cittadino di Mesoraca

CATANZARO  «Dopo che gli abbiamo fatto e tutto… “Armà?”.. “eh..no, no.. io non posso fare niente”….la notte io venti giorni di fila ho dovuto camminare io per lu facimo fare sindaco!». Così si era espresso, nel 2017, un esponente della cosca di Mesoraca riferendosi all’elezione di Armando Foresta, 65 anni, sindaco di Mesoraca dal 1998 al 2003, rieletto nel 2009 e nel 2014. Di professione ha fatto l’insegnante ma è un politico di lungo corso, eletto anche consigliere provinciale, nel 2014 e nel 2017, è stato vicepresidente della Provincia con delega in materia di viabilità e trasporti, quando Nicodemo Parrilla (tratto poi in arresto a seguito dell’operazione “Stige”) veniva eletto presidente della Provincia di Crotone. Inoltre Foresta risulta anche avere legami di parentela con esponenti del locale di Mesoraca.
Nell’inchiesta contro le cosche crotonesi è indagato a piede libero per concorso esterno in associazione mafiosa poiché si sarebbe speso, in qualità di sindaco e vicepresidente della Provincia, per affidare lavori di somma urgenza alle ditte gestire, direttamente o tramite prestanome, dalle cosche mesorachesi «quali quelle di Pietro Mirante, della famiglia Grano e del di lui fratello Giovanni Foresta (tratto in arresto per associazione mafiosa, ndr), in spregio a qualsivoglia normativa di evidenza pubblica. Tale attività si sarebbe manifestata anche attraverso turbative d’asta finalizzate sempre a garantire l’infiltrazione delle imprese gerite dalle famiglie Grano e Foresta in assenza di regolare aggiudicazione e subappalto».

I lavori affidati per somma urgenza

L’attività tecnica dei carabinieri ha scovato affidamenti dei lavori di somma urgenza per la rimozione della massicciata stradale erosa dal torrente S. Antonio sulla strada provinciale 40, nel 2013, per un valore di 1.151,33 euro; per la rimozione di frane, fanghi, massi e detriti vari sulla sede viaria della strada provinciale 58, nel 2013, per 1.731,81 euro; per la rimozione di frane, massi e detriti vari sulla sede viaria delle sspp 64, nel 2013, per 10.487,80 euro; per la rimozione di fango, massi e detriti vari sulla sp 58, nel 2018, per 3.463,69 euro; per la messa in sicurezza di tratti delle sspp numero 40, 40 bis, 58 e 64, nel 2016, per 10.517,11 ancora da pagare.

Rapporti tra fratelli

Giovanni Foresta, detto “Giannina” è stato arrestato perché considerato uno dei vertici dell’organizzazione ‘ndranghetista di Mesoraca «con il ruolo di aver costituito, diretto ed organizzato l’associazione».
«L’attività captativa ha permesso inoltre di accertare i rapporti di Armando Foresta con esponenti del locale di Mesoraca nell’ambito dello svolgimento di lavori pubblici», scrive il gip Giuseppe De Salvatore. Tra questi, con il fratello Giovanni.
Nel 2015, Armando Foresta parlava «di un appalto per la realizzazione di ulteriori 50 loculi cimiteriali per il quale Giovanni Foresta, vantando la parentela con il sindaco pro tempore, aveva promesso a terzi un suo interessamento».
Nel 2017 Giovanni Foresta chiedeva al fratello di «accelerare, attraverso le sue entrature presso la Regione Calabria, un permesso per la realizzazione di un chiosco a Steccato di Cutro».
«Il sindaco metteva a disposizione dei nipoti Foresta (figli di Giovanni), per i loro fini privati, anche le attrezzature del Comune», è scritto nei brogliacci dell’inchiesta.
Inoltre nell’ambito dell’appalto per la realizzazione dell’“Itinerario religioso SS Ecce Homo”, i lavori, formalmente assegnati alla ditta Poggio Impianti snc, venivano poi integralmente eseguiti da un’impresa riconducibile a Giovanni Foresta. Quest’ultimo, al fine di ottenere i pagamenti da parte della Regione Calabria, che aveva finanziato il progetto, si relazionava con il fratello Armando Foresta il quale, a sua volta, seguiva direttamente i lavori, dando finanche disposizioni tecniche operative, perorando presso gli uffici competenti le ragioni del fratello».

I rapporti del sindaco con la famiglia Ferrazzo, e  non solo

Il sindaco, dimostrano le intercettazioni, aveva rapporti diretti anche con Mario Donato Ferrazzo, detto “Topolino”, 60 anni, considerato il capo-locale di Mesoraca, colui che «impartiva ordini e direttive agli associati, organizzava la perpetrazione dei reati-fine dell’associazione». I rapporti sono testimoniati da due episodi.
Ferrazzo nel 2017 aveva messo a disposizione del sindaco una macchina operatrice per lavori di pulizia e manutenzione da effettuare in montagna.
Nel novembre dello stesso anno Armando Foresta contratta col figlio di Ferrazzo perché il sindaco aveva necessità di acquistare 1000 pali in legno per realizzare un lavoro pubblico consistente nella realizzazione di parte di una staccionata. Il sindaco cercava di ridurre la spesa necessaria per l’acquisto dei pali, contrattando con il Ferrazzo sino ad arrivare a fissare la somma di due euro a palo.
Tra le altre cose gli investigatori annotano che «Il 22 gennaio 2017 era Giovanni Napolitano, il precedente parroco di Mesoraca (colui che ebbe a nascondere Mario Donato Ferrazzo durante il suo periodo di latitanza), che contattava Armando Foresta chiedendo di “raccomandare” Rosario Amariti, per il tramite di Vincenzo Sculco, del cui entourage fa parte l’Amariti, l’attuale parroco di Belvedere Spinello.
Gli investigatori registrano interessenze anche da parte di Pietro Fontana, “Tarallo”, 61 anni, uno degli uomini di Ferrazzo. Questi è stato intercettato a spiegare al presunto sodale Rosario Piperno, 59 anni, «che avrebbe voluto contattare il sindaco per agevolare il conseguimento di un titolo di studio del figlio Andrea». Alla luce di tutte le risultanze di indagine il gip non ha concesso l’arresto giudicando non «provata l’esistenza di un rapporto sinallagmatico (il do ut des, ndr) tra l’indagato e l’associazione»
(a.truzzolillo@corrierecal.it)

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