REGGIO CALABRIA Tra le 36 persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria su un presunto traffico internazionale di droga che avrebbe avuto la base logistica nel porto container di Gioia Tauro ci sono 14 operatori che svolgevano la loro attività nello scalo marittimo reggino.
Si tratta di dipendenti delle imprese che operano all’interno del porto e della Mct, la società che gestisce il terminal. Dalla ricostruzione degli inquirenti è emerso che, dopo l’indicazione ai referenti locali da parte dei fornitori sudamericani del nominativo della nave in arrivo e dei container in cui era custodita la droga, l’importazione dello stupefacente passava attraverso la supervisione degli operatori portuali coinvolti. Questi ultimi, infatti, si attivavano affinché il container “contaminato” venisse sbarcato al momento opportuno e collocato in un’area “sicura”, appositamente individuata, per consentirne poi l’apertura e, quindi, il trasferimento della cocaina in un secondo container, che veniva poi fatto uscire dal porto grazie a un vettore compiacente portato nel luogo indicato dai responsabili dell’organizzazione criminale.
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