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Qualcuno ridia la Messa a Padre Fedele

Da oltre quindici anni, e cioè da quando fu arrestato con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una suora, Padre Fedele Bisceglia è sospeso a divinis. Non può dire messa, né confessare. In rea…

Pubblicato il: 08/10/2022 – 8:04
di MARIO CAMPANELLA*
Qualcuno ridia la Messa a Padre Fedele

Da oltre quindici anni, e cioè da quando fu arrestato con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una suora, Padre Fedele Bisceglia è sospeso a divinis. Non può dire messa, né confessare. In realtà, Padre Fedele tecnicamente non esiste più, perchè il 2007 l’ordine francescano lo ha cacciato, per disubbidienza. Disubbidì non volendo rimanere in Umbria, in un centro specializzato per il recupero dei preti molestatori, violenti o pedofili, cosa che lui non era, non è e mai sarà. La sua odissea personale è ben nota. Privato di tutto, messo in cella, poi ai domiciliari, condannato, poi ricondannato in appello e infine, grazie alla Cassazione, recuperato e assolto perché la procura della Repubblica di Cosenza aveva omesso di mettere agli atti i documenti che avrebbero provato la sua innocenza. Come il capolavoro che racconta l’incredibile ingiustizia subita da alcuni irlandesi accusati di strage e senza che quei magistrati, ovviamente, pagassero in qualche modo per un atto gravissimo, esecrabile. Sulla pelle del monaco ultras, arrivato agli 85 anni, restano i segni di quella salita al Golgota. Indifendibile, perché considerato avvezzo alla violazione di castità, con verbali privati pubblicati dal Corriere della Sera che non contenevano alcun reato, senza più l’oasi francescana, costruita dal nulla e gestendo milioni di euro senza toccarne mai uno per scopi personali, cosi Don Francesco , come si chiama oggi, vive. E’ vero che decise, sei anni fa, di fare l’assessore comunale con Mario Occhiuto e questo ha ritardato il suo rientro ufficiale nella grande mater ecclesiae. Ma altri 5 anni sono passati dal suo abbandono a Palazzo dei bruzi. Dei 2.800 euro di indennità mensile, tutto andava ai poveri. Così come gran parte della pensione di docente di francese che gli consente di sopravvivere a Tessano. Ogni giorno è dinanzi a un lato di corso Mazzini a Cosenza a fare l’elemosina per i suoi amati poveri. Anche con il freddo non rinuncia mai al saio che lo rese famoso in tutta Italia. Guascone, narciso, ma teneramente dolce e francescano nel cuore ha sempre servito la povertà, compagna prediletta del fondatore di quell’ordine che lo accolse piccolo, orfano, tantissimi anni fa. Non c’è stato un Vescovo, nemmeno il compianto mons. Nolè, che sia riuscito a dipanare la matassa del divieto di esercizio per Padre Fedele. Con Nunnari un rapporto difficile, la rinuncia alla difesa di Tommaso Sorrentino, con Nolè non si capisce bene ma sempre la sospensione a divinis che permane. Sono stati Franz Caruso, gratuitamente, e Eugenio Bisceglia a farlo assolvere dopo anni di martirio- Più che la castità, obbligo che il sacerdozio ha spesso trasgredito, è stata la disubbidienza a crocifiggerlo, come se la chiesa di Cristo non si basasse sul perdono. La Chiesa resa celebre nel mondo da un assassino convertito , Saulo, non riesce a concedere grazia a questo anziano figlio di Cristo che ogni giorno va a messa, che è sempre in giro per i suoi poveri e che vede il Paradiso come la sofferenza da offrire quotidianamente al prossimo. Gliene auguriamo tanto di tempo ancora ma la clessidra divina è un mistero anche per lui. Qualcuno sblocchi questa condanna perpetua e renda a Padre Fedele o Don Francesco ciò che gli spetta. Il purgatorio di una condanna infame lo ha già vissuto senza che nessuno abbia reso a Cesare ciò che doveva. Senza l’indignazione di un popolo che lo aveva condannato dopo averlo osannato, credendo alla menzogna . L’ultimo artiglio del diavolo sulla strada di un peccatore illuminato.
* Giornalista

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