VIBO VALENTIA Caro bollette, prezzi delle materie prime alle stelle, l’emergenza dettata dalla pandemia e poi quella esplosa con il conflitto in Ucraina. Gli effetti in termini pratici sono devastanti, soprattutto in una regione come la Calabria. I dati legati al tasso di povertà lasciano poco spazio a qualsiasi interpretazione, ad oggi si è rivolto alla Caritas, rispetto alla fase pre-covid, il 114% in più di persone. Non si tratta solo di disoccupati, ma a mettersi in fila in cerca di un pasto caldo o di generi alimentari di prima necessità sono donne e uomini appartenenti alla classe media. I “nuovi poveri” aumentano in Calabria, segnata da un tasso di occupazione fermo al 40%. Tradotto in soldoni, 6 calabresi su 10 non hanno un lavoro o svolgono mansioni precarie. «Siamo inondati da richieste, i bisognosi aumentano sempre di più. Prima erano soprattutto gli extracomunitari a rivolgersi a noi, oggi sono calabresi senza lavoro o con una occupazione precaria», confessa Buongiorno Regione, Antonello Murone del Banco Alimentare di Vibo Valentia. «Chiedo alle istituzioni – aggiunge – di sostenere la nostra opera e fornirci un deposito, andiamo avanti grazie alla generosità dei privati». Appare chiaro ed evidente che qualcosa debba cambiare, sono 775mila le famiglie povere in Calabria, la metà in termini percentuali di tutto il Mezzogiorno d’Italia. E nel Vibonese, come ha sottolineato Murone, «le persone assistite sono 6.500 e i bisognosi sono aumentati del 30%». Si tratta imprenditori costretti a chiudere l’azienda, lavoratori stagionali ora senza impiego.
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