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il processo

“Testa del Serpente”, il terreno (s)venduto dopo un pestaggio e il “regalo” agli Abbruzzese

Al Tribunale di Cosenza, la testimonianza di chi dopo aver invocato l’aiuto dei “Banana” è incappato in una trattativa a perdere

Pubblicato il: 11/10/2022 – 17:22
di Fabio Benincasa
“Testa del Serpente”, il terreno (s)venduto dopo un pestaggio e il “regalo” agli Abbruzzese

COSENZA Si è celebrata dinanzi il Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale (Presidente Carmen Ciarcia, a latere Francesco Luigi Branda e Iole Vigna) l’udienza del processo scaturito dall’inchiesta Testa del Serpente che coinvolge soggetti che gli inquirenti ritengono appartenenti alle consorterie criminali operanti all’interno della città di Cosenza.  Al centro dell’inchiesta, che riguarda il gruppo degli “Italiani” e quelli degli “Zingari”, un cospicuo numero di capi di imputazione riguardano episodi di estorsione, usura, detenzioni di armi e spaccio di sostanza stupefacente, vero core business della mala cosentina.

La vendita del terreno

A sottoporsi all’esame del pm e al controesame degli avvocati del collegio difensivo è un teste di parte civile. «Ero proprietario di un terreno a Cosenza dal 2017. Era di mio suocero», racconta il testimone che poi completa la narrazione sottolineando la presenza sul suolo di sua proprietà di Antonio Russo e Massimo De Rose (deceduto)». Il teste voleva rimpossessarsi del terreno o quantomeno cederlo per ottenere una cifra stimata da un perito intorno a 100mila euro. Tra i due la trattativa non decolla, anzi Russo lo informa della volontà di presentare un atto di citazione per usucapire il terreno. «Dissi che se aveva le carte in regola poteva farlo e da parte mia faccio un’altra proposta chiedendo se lo volesse acquistare».

La trattativa non decolla, intervengono gli “Zingari”

La trattativa è lunga e fatica a decollare, il teste propone a Russo «una buonuscita, ma senza successo». Ed allora, il proprietario del terreno sito a Cosenza, sceglie di percorrere un’altra strada per risolvere la questione. «Ho parlato con Nicola Abbruzzese», confessa in aula. Si tratta di uno dei soggetti coinvolti nell’operazione “Testa del Serpente”. «Chiesi se poteva mettere una buona parola per un accordo e poi dopo qualche giorno mi arrivò un messaggio da una parente di Russo che mi diceva che era stato picchiato dagli Zingari». La situazione sfugge di mano al venditore che pur di uscire da questa situazione era disposto ad accettare qualsiasi prezzo per chiudere la vicenda. «Ho chiesto ad un avvocato di occuparsi della trattativa di vendita». Ma lei ha parlato con Nicola Abbruzzese dopo aver saputo dell’aggressione a Russo?, chiede il pubblico ministero e il teste risponde: «ho cercato di capire cosa fosse successo e ho chiesto di finirla li perché non erano modi». E Abbruzzese avrebbe risposto: «Tu non preoccuparti che adesso risolviamo».

La soluzione e il “regalo” agli Abbruzzese

Le maniere forti sarebbero servite a convincere Russo a desistere da qualsiasi intento e procedere con l’acquisto del terreno. Ad una cifra decisamente inferiore rispetto alla stima effettuata da un perito. Il pezzo di terra dal valore di 100mila euro, viene venduto a 28mila euro. La trattativa di vendita – sottolinea il teste – prosegue, «incontro nello studio di un avvocato cosentino Luigi Abbruzzese, fratello di Nicola e membro dei “Banana”. Alla fine Russo acquisterà il terreno, ma il venditore precisa: «l’ho pagato più di quanto l’ho venduto e il pagamento è stato dilazionato in più anni». Il pm prosegue nel suo esame e chiede al teste di presunte conoscenze di altri membri della famiglia Abbruzzese. «Si ho conosciuto Celestino Abbruzzese (alias Micetto), il figlio frequentava la scuola primaria che gestisco». Nello stesso istituto, il testimone chiamato oggi a deporre avrà modo di conoscere anche Nicola Abbruzzese. «Dopo il primo contatto con Nicola Abbruzzese ho incontrato altre volte gli Abbruzzese, ho conosciuto successivamente Luigi Abbruzzese che mi ha detto che Russo avrebbe comprato il terreno». Il pm chiede lumi sulla figura di Francesco Curcio. «Mi ha detto che gli Abbruzzese volevano un regalo». I dettagli della presunta richiesta estorsiva subita da Celebre vengono sciolinati dallo stesso teste in aula. «Ho incontrato Nicola e Luigi Abbruzzese e Curcio e mi hanno chiesto il regalo a Pasqua e Natale e con il mio socio abbiamo cercato di parlare, abbiamo detto che non avevamo liquidità». Da qui la proposta di pagamento avanzata dal teste. «Gli ho detto che alcuni genitori ci pagavano con cambiali ed alla fine ci siamo accordati per corrispondere 4.000 euro. Hanno chiesto di subentrare nelle cambiali che venivano date dai genitori». Alla fine, il testimone – come lui stesso sottolinea – cederà le cambiali a Curcio dal valore di 2.900 euro. «Ma non so se le ha incassate». Tutti i fatti appena narrati accadono dopo l’aggressione subita da Russo. Il pubblico ministero poi chiede al venditore se avesse mai avuto la possibilità di conoscere e incontrare Roberto Porcaro, già al vertice della cosca Lanzino. «Sì – confessa il teste – l’ho incontrato insieme a Luigi Abbruzzese, sono venuti a scuola per la storia del terreno e mi dicevano che il suolo sarebbe stato acquistato da Russo e che la trattativa sarebbe stata condotta da un avvocato cosentino».

Le cifre della “vendita”

La voglia di chiudere presto una storia ormai degenerata, spinge il teste odierno a concludere in fretta l’affare. «Il terreno venne ceduto alla mamma di Russo per 28mila euro e in sede di rogito abbiamo decurtato 1.000 euro per delle spese da loro sostenute». «Non mi interessavano i soldi – chiosa – il prezzo alla fine l’hanno fatto loro». Un valore decisamente lontano dalla stima iniziale, che ricordiamo era vicina ai 100mila euro. Tra l’altro, lo stesso teste ha confessato in aula la presenza di un’altra offerta sul tavolo pari a 90.000. Una trattativa morta sul nascere.

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