SIDERNO «Insieme si può». È questo il motto dell’associazione “Camminando Uniti Onlus”. Costituita nel 2015, opera nella Locride, soprattutto nella scuola, a favore dei minori con disabilità. Ed è insieme, facendo squadra, che si è riusciti a raggiungere un importante risultato arrivando ad aprire, completamente senza fondi, un centro diurno con l’obiettivo di garantire ai ragazzi affetti da disabilità «una migliore qualità della vita favorendo l’educazione alla socialità e i processi di inclusione a tutti i livelli e per tutto l’arco della vita». Destinatari del progetto, presentato ieri e che si svolgerà in una ex scuola elementare in contrada Lamia a Siderno, saranno minori dai 3 ai 18 anni. L’inaugurazione del centro si terrà il prossimo 23 ottobre.
Circondata da una zona verde e dotata di ampi spazi sia all’interno che all’esterno, organizzati in modo da favorire attività collettive e di socializzazione, la struttura è una scuola dismessa, affidata in comodato d’uso gratuito dal comune di Siderno per finalità sociali, per un periodo di 5 anni rinnovabili, appositamente ristrutturata. «Abbiamo fatto tutto senza alcun tipo di fondo», spiega ai nostri microfoni il presidente dell’associazione Cosimo Ieraci, che aggiunge: «Il Comune ci ha dato solo la struttura che abbiamo vinto noi con un bando, tutti i soldi provengono dalle nostre tasche e dalle raccolte fondi che abbiamo organizzato. I lavori sono stati svolti dalle ditte di Siderno che abbiamo coinvolto». Tutt’ora l’associazione ha una raccolta fondi aperta, le donazioni sono vitali per un centro creato da zero e che si propone di essere un punto di riferimento per le famiglie di minori con disabilità. «Il centro diurno è suddiviso in più aree e in più reparti per offrire alle nostre operatrici la possibilità di differenziare il servizio che offrono», spiega l’ingegnere che si è occupato delle pratiche di autorizzazione al funzionamento Giuseppe Commisso: «Il giardino circostante è abbastanza ampio, verde, tutto attrezzato e privo di barriere architettoniche. Nella nostra progettazione abbiamo cercato di offrire il maggior comfort possibile ai nostri ospiti e nelle migliori condizioni di sicurezza».
Nel centro opereranno diverse figure professionali: uno psicologo, un assistente sociale, educatori, operatori socio-sanitari, e sarà presente un coordinatore responsabile. Inoltre, sono previste figure aggiuntive in relazione alle attività laboratoriali attivate di volta in volta. Sono diverse, poi, le attività che i bambini potranno svolgere: tra queste la Pet therapy con cani e cavalli, l’educazione musicale, l’educazione all’arte. «Grazie al tempo trascorso con gli animali i bambini abbattono l’ansia e sono in grado di provare un senso di libertà. Per loro è un sollievo dal punto di vista emotivo», spiega ai nostri microfoni la coordinatrice del centro Veruska D’Agostino. «Quello su cui noi punteremo principalmente – aggiunge – è rendere il bambino autonomo, quindi lavoreremo tanto sull’autonomia, sullo sviluppo cognitivo, sul far uscire fuori le competenze che spesso questi bambini hanno ma che purtroppo, non riuscendo a fare le giuste terapie, non riescono a tirare fuori».
«Noi ci siamo, non siete da soli e siamo qui». Dice di voler mandare un messaggio forte e chiaro ai ragazzi e alle loro famiglie Patrizia Aspromonte, vicepresidente dell’associazione “Camminando Uniti Onlus” e mamma di un bambino con disabilità. «Capisco pienamente tutte le problematiche e le difficoltà e i sacrifici che comporta tutto questo», ci racconta, continuando: «Questi bambini i pomeriggi spesso sono costretti a rimanere in casa con i genitori perché non ci sono le attività appropriate nel nostro territorio. Alle famiglie vogliamo dire: aiuteremo i vostri figli nel miglior modo possibile a progredire, a fare quei piccoli progressi, perché anche un piccolo progresso ne vale comunque la pena».
«Conosco le difficoltà che vivono queste famiglie perché anch’io sono genitore di un bambino diversamente abile, e spesso si arriva alla disperazione». Il presidente dell’associazione Cosimo Ieraci ci racconta che nel territorio le «difficoltà sono davvero tante». Padre di un bambino affetto da tetraparesi spastica, Ieraci afferma: «Qui ci sono strutture che praticamente non riuscivano a capire quello che aveva il bambino fino a quando non sono andato a Roma». «L’amore è infinito, e per un genitore ammettere che un bambino non può fare quello che può fare un altro bambino è dura realmente», conclude.
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