COSENZA Tocca al collaboratore di giustizia, Franco Garofalo, testimoniare al processo in corso in Corte d’Assise a Cosenza sulla morte di Denis Bergamini. Dopo aver ricostruito il suo passato criminale, i legami con il clan Perna e il percorso intrapreso prima di pentirsi, Garofalo ha risposto alle domande del pm, delle difese e degli avvocati di parte civile. Al centro della testimonianza, il rapporto con il Cosenza Calcio. Nel procedimento, l’unica indagata è Isabella Internò, ex fidanzata di Denis Bergamini.
«Il Cosenza era sotto estorsione da parte del clan Perna», precisa il pentito. Che poi riferisce altri dettagli del legame con il club rossoblù, come ad esempio l’esigenza di dover proteggere tutto quello che avveniva intorno al Cosenza. «Non succedeva nulla senza il benestare della mala». Su quanto accaduto a Denis Bergamini, il pentito si mostra sicuro. «Non si sarebbe mai suicidato, non aveva problemi, di droga e di nessun altro giro». La notizia della morte del calciatore del Cosenza raggiunge presto gli ambienti criminali, e sono gli stessi uomini dei clan a chiedersi cosa fosse accaduto e quali fossero i motivi legati al decesso. Garofalo su un punto è certo: «nessuno di noi ha mai creduto al suicidio», ma l’ipotesi più accreditata – secondo il collaboratore di giustizia – era quella dell’omicidio. Garofalo ha poi escluso qualsiasi coinvolgimento di Denis in traffici di droga o nelle questione relative al calcioscommesse e sulle «voci messe in giro», il pentito tira in ballo Mario Pranno, pentitosi negli anni ’90, prima di fuggire dalla località protetta dove si trovava e di essere arrestato nel quartiere San Vito di Cosenza. Pranno – secondo Garofalo – avrebbe messo in giro rumors per screditare la figura di Antonino Paese, vicino ai calciatori e alla società. Suo cognato, Santino Fiorentino, era dirigente accompagnatore della squadra rossoblù. Sarà lo stesso Garofalo, come ammette il teste, ad andare a parlare con Paese. Quest’ultimo avrebbe escluso qualsiasi coinvolgimento. Per il collaboratore, la morte di Denis sarebbe maturata in contesti privati, nulla farebbe pensare al coinvolgimento della malavita organizzata cosentina. (f.b.)
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