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La riflessione

«Quell’invito alla pacificazione che serve all’Italia»

L’elezione di Ignazio La Russa alla seconda carica dello Stato è coincisa, come sappiamo, con sussulti politici oggettivamente anomali.Non è però questo aspetto, che sarà certamente risolto, che v…

Pubblicato il: 14/10/2022 – 10:16
di Alfredo Antoniozzi *
«Quell’invito alla pacificazione che serve all’Italia»

L’elezione di Ignazio La Russa alla seconda carica dello Stato è coincisa, come sappiamo, con sussulti politici oggettivamente anomali.
Non è però questo aspetto, che sarà certamente risolto, che va sottolineato ma un insieme di cose a mio avviso straordinarie, culminate nel discorso di insediamento del nuovo Presidente.
Il Pd, per la verità da solo, ha condotto la battaglia elettorale non già sui contenuti ma quasi esclusivamente su un ipotetico pericolo fascista derivante dalla leadership di Giorgia Meloni.
Una strategia perdente, giacche gli italiani hanno consegnato alla storia ciò che le appartiene e sanno perfettamente che la democrazia repubblicana è un dogma invalicabile per chiunque.
La candidatura di La Russa, uomo politico proveniente dal MSI, è stata vista, seppure con toni minori, da perplessità analoghe, peraltro coincidenti con la presidenza inaugurale di una grande figura quale quella della Segre, la cui tragedia personale è patrimonio comune.
Faccio una parentesi necessaria, conoscendo e stimando da tempo il nuovo Presidente del Senato. Egli è stato apprezzato ministro della difesa e vice presidente di Palazzo Madama dimostrando una propensione naturale alla terzietà, tipica di tutti gli uomini di partito che hanno senso dello Stato.
Proprio come Luciano Violante, che presiedette dal 96 al 2001 la Camera e che fece uno straordinario discorso insediativo, sapientemente ripreso da La Russa, 26 anni fa.
Violante, comunista, richiamo’ il Paese a una composizione della frattura del 1945 non mettendo certo in discussione quale fosse la parte giusta.
Ebbe, però, la sensibilità di riconoscere come 77 anni fa, o meglio dal 43 al 45, si consumo’ una tragica divisione fra italiani che coinvolse tanti giovani caduti anche dalla parte sbagliata.
Francesco De Gregori ne fece una splendida canzone.
La Russa ha recuperato quel discorso invitando finalmente la classe politica ad archiviare il fascismo, che è un fenomeno irripetibile e circostanziato.
Ha avocato l’invito della Segre a riconoscere nel 25 aprile la festa di tutti gli italiani.
Ha mandato un messaggio di rinnovamento delle istituzioni in un momento in cui il mondo è ostaggio di una guerra.
Ha ricordato, da Pertini al commissario Calabresi fino a tre, innocenti vittime dell’odio terroristico, come l’Italia abbia attraversato la via crucis di stagioni tremende.
L’Italia è uscita dal terrorismo anche grazie all’impegno dei partiti inseriti nella Costituzione.
Pur nella logica di contrapposizioni durissime non sono mancati gesti e fatti concreti, dalla solidarietà per Moro alla simbolica silente presenza di Giorgio Almirante ai funerali di Enrico Berlinguer, e di Pietro Ingrao ai funerali dello stesso Almirante, che hanno mostrato il confine netto fra democrazia e sovversione.
Il nuovo Presidente del Senato ha confermato che sarà un uomo terzo autorevole.
Ha ricordato che è oggi il giorno per azzerare steccati desueti e che la democrazia liberale è condizione irrinunciabile per ognuno di noi.
Ha parlato la lingua della nazione. Non si disperda questo esempio ma accompagni tutti noi per una legislatura che affronti le emergenze degli italiani e costruisca, con le tradizioni cristiane e illuminate di cui siamo eredi, insieme all’Europa un futuro di pace.
*deputato Fratelli d’Italia

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