COSENZA «La sanità non può avere un prezzo. Occore svolgere una seria ricognizione del personale sanitario dal basso per stabilire la reale dotazione organica e stabilire, di conseguenza, quanti operatori servano». Fausto Sposato, presidente dell’Opi di Cosenza, scende in campo a difesa della professione.
Sulla querelle dei cosiddetti “imboscati”, Sposato sottolinea che in parte sussiste il triste fenomeno ma che, al tempo stesso, non si deve fare di tutta l’erba un fascio. «Bisogna smetterla di sparare nel mucchio. Una parte del personale non dovrebbe essere nel posto attuale ma sono talmente radicati, ormai da tempo, che spostare qualcuno comporterebbe ulteriore caos». Ciò non giustifica l’allegra gestione avvenuta negli anni e che ha depauperato un patrimonio di operatori sanitari. Le motivazioni di Sposato risiedono nel «gap enorme creato in questi lunghi anni». Moltissimi operatori sono andati in pensione e non sono stati sostituiti.
La soluzione può essere a portata di mano, per il rappresentante degli infermieri. «È una questione di profili; si cambi il profilo in modo da liberare posti nelle dotazioni organiche e si dia il via libera a maggiori assunzioni. Chi non accetta, parimenti, lo si faccia tornare al profilo di assunzione originario», annuncia Sposato.
L’importante è «non criticare a prescindere», perché «ci sono professionisti che lavorano nell’unità operativa che continuano a rimanere lì, nonostante le mille criticità emerse e la vetusta carenza di organico». L’anomalia del sistema, per gli infermieri cosentini, è sempre legata al personale da assumere. Ecco perché il «giusto rimedio è una seria e reale ricognizione del personale che sosteniamo da anni». E soprattutto «occorre essere rigidi nella scelta dei dirigenti e nelle nomine che non possono più avvenire senza meritocrazia. Colpa della politica? È una situazione che persiste da troppo tempo», spiega il presidente augurandosi che si volti pagina al più presto.
«Basta clientelismo. La Calabria è formata da tanti professionisti importanti e preparati. In alcuni casi anche da eccellenze. Va fatta dunque una sostanziale distinzione tra le varie gestioni. Altra differenza va fatta tra la sanità privata e quella pubblica», la chiosa. «In quella privata si cerca legittimamente il profitto. Nella sanità pubblica va garantito un diritto ed il personale deve essere messo in condizione di dare risposte. Da anni – afferma Sposato – assistiamo alla devastazione del budget ed ai soldi non spesi dalla regione senza troppe motivazioni. Noi infermieri continueremo a fare la nostra parte, nel rispetto dei ruoli. Qualche segnale incoraggiante sussiste, speriamo si cambi rotta. Esempi? La riorganizzazione del dipartimento emergenza/urgenza sta andando nella giusta direzione anche se ci vorrà tempo. Si rifletta dunque su questo, sulla gestione manageriale più ampia e non solo sui ruoli e sulle mansioni di alcuni».
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