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Il dipendente delle Poste e le “spiate” sui clienti deceduti senza parenti

Secondo l’accusa, Crispino faceva l’informatore per il capo dell’organizzazione, Scalzo, che poi redigeva i falsi testamenti. L’impiegato avrebbe percepito 3mila euro quale prezzo per la corruzione…

Pubblicato il: 17/10/2022 – 15:23
di Alessia Truzzolillo
Il dipendente delle Poste e le “spiate” sui clienti deceduti senza parenti

CATANZARO Un’associazione per delinquere formata da nove persone dedite alla falsificazione di testamenti e al successivo reimpiego delle somme acquisite illecitamente – è l’accusa della Procura di Catanzaro – e riunite per compiere reati quali truffa, falso, autoriciclaggio, riciclaggio, accesso abusivo a una sistema informatico e corruzione.
A essere indagati sono Marco Scalzo, ritenuto l’organizzatore e il capo delle operazioni di falsificazione, pubblicazione dei testamenti e riscossione delle polizze/assicurazioni; Luciano Crispino, impiegato di Poste Italiane, accusato di fare l’informatore circa l’esistenza di clienti deceduti e privi di familiari che avessero stipulato polizze assicurative. In pratica Luciano Crispino in qualità di impiegato
di Poste Italiane s.p.a. e, quindi, persona incaricata di pubblico servizio – su istigazione di Marco Scalzo, fornitore dei nominativi da ricercare – si introduceva
abusivamente all’interno del sistema informatico di Poste Italiane s.p.a, sistema protetto da misure di sicurezza ed effettuava interrogazioni sulla banca dati delle Poste circa le posizioni contrattuali e/o assicurative di clienti di Poste Italiane.
Per entrambi il gip di Catanzaro ha disposto l’arresto.
Il resto della presunta associazione è finita ai domiciliari, così come richiesto dall’accusa: Ortenzia Fabiano e Roberto Barbuto vengono accusati di essere i beneficiari delle somme illegittimamente percepite in virtù della loro nomina a eredi testamentari (in pratica venivano nominati eredi unici dei deceduti). Secondo l’accusa, inoltre, l’avvocato Bruno Raffaele e Roberto Barbuto, su indicazione di Marco Scalzo, che avrebbe redatto un falso testamento, avrebbero agito tra di loro attribuendo Barbuto la procura speciale a Bruno per recarsi all’ufficio postale per riscuotere l’eredità, adoperando il falso testamento. I reati che la Procura guidata da Nicola Gratteri contesta agli indagati sarebbero avvenuti tra il 2020 e il 2021.
Ai domiciliari anche Giuseppe Aiello, che avrebbe avuto il ruolo di riscuotere, in qualità di procuratore speciale, l’eredità dei soggetti individuati, di fornire informazioni sulla situazione familiare di possibili nuove vittime ed emanare fatture false in favore della Adams Servizi srl, per mascherare la  provenienza illecita del denaro trasferito dai conti correnti delle farmacie a lui riferibili alla società gestita da Scalzo.
L’avvocato Raffaele Bruno avrebbe avuto anche lui il ruolo di di riscuotere, in qualità di procuratore speciale, l’eredità dei soggetti individuati e fornire informazioni sulla situazione familiare di possibili nuove vittime.
Gianfranco Cappellano era deputato, secondo l’accusa, a intrattenere rapporti con gli uffici anagrafe dei Comuni per il rilascio dei certificati di morte. Aveva anche il compito di aprire diversi conti correnti intestati a prestanome dove far confluire il denaro frutto della truffa.
A ricevere il denaro illecito per poi trasferirlo nuovamente sul conto di Scalzo ci pensavano Sara Moumen e Sonia Matera che varebbero fatto passare i soldi attraverso società come la Samar srl di Moumen.

Il sequestro preventivo

Secondo il gip si rileva che Ortenzia Fabiano e Marco Scalzo avessero conseguito la somma di un milione e 405 mila euro derivante da un’eredità; Gianfranco Cappellano avrebbe acquisto la somma di 261.377,08 euro corrispondente alle movimentazioni da lui effettuate sia attraverso il proprio conto corrente personale, sia attraverso quello della Web word genius snc dello stesso indagato; Sonia Matera avrebbe conseguito la somma di 85.292,47 euro; Sara Moumen avrebbe acquisito la somma di 270mila euro.
Dalle indagini «è emerso in modo inconfutabile», scrive il gip che Luciano Crispino avrebbe percepito 3000 euro, prelevati su un conto riferibile a Marco Scalzo, «quale prezzo del delitto di corruzione».
Il giudice ha disposto il sequestro preventivo di 1.405.148,75 rivenuto nella disponibilità di Scalzo e Fabiano; il sequestro preventivo pari a 250mila euro, somma rinvenuta nella disponibilità di Giuseppe Aiello; il sequestro preventivo di 261.377,08 euro, somma rinvenuta nella disponibilità di Gianfranco Cappellano; il sequestro preventivo di 85.292,47 euro, somma rinvenuta nella disponibilità di Sonia Matera; il sequestro preventivo di 270mila euro, somma rinvenuta nella disponibilità di Sara Moumen; 3000 euro, somma rinvenuta nella disponibilità/proprietà di Marco Scalzo e
Luciano Crispino. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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