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Processo al clan Soriano, ribaltata in appello la sentenza di primo grado – LE CONDANNE

Pene aggravata per il boss Leone Soriano (al quale non è stato riconosciuto il vizio parziale di mente). Riconosciuta l’associazione mafiosa per Caterina Soriano e Luca Ciconte

Pubblicato il: 19/10/2022 – 19:33
di Alessia Truzzolillo
Processo al clan Soriano, ribaltata in appello la sentenza di primo grado – LE CONDANNE

CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro – Loredana De Franco presidente, Giovanna Mastroianni e Adriana Pezzo a latere – ha emesso alcune importanti riforme rispetto alla sentenza di primo grado del processo “Nemea” contro vertici e sodali del clan Soriano di Pizzinni di Filandari.
Agli imputati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e munizioni.
Comminati 20 anni a Leone Soriano (18 anni e 11 mesi in primo grado). Al boss non è stato riconosciuto il vizio parziale di mente come era già avvenuto nelle sentenza d’appello “Ragno” che aveva comportato uno sconto di pena per l’imputato. All’imputato vengono contestati 37 capi di imputazione tra i quali l’essere promotore dell’associazione mafiosa e di altra associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico.
Condannata a tre anni e quattro mesi di reclusione, 6000 euro di multa e interdizione dai pubblici uffici, per reati in materia di armi aggravato dal metodo mafioso, Rosetta Lopreiato, moglie del boss Leone, che era stata assolta dal Tribunale di Vibo Valentia.
Ridetermina la pena di Luca Ciconte in 13 anni e 5 mesi di reclusione (10 anni e 9 mesi); 13 anni e 7 mesi di reclusione per Caterina Soriano (11 anni e 11 mesi in primo grado). Ai due imputati la Corte d’Appello ha riconosciuto anche il reato di associazione mafiosa mentre in primo grado era stato riconosciuto solo il traffico di stupefacenti.
Rideterminata a 5 anni e 6 mesi la pena per Giacomo Cichello (5 anni in primo grado) riconosciuto colpevole del reato di danneggiamento seguito da incendio.
Per Giuseppe Soriano è stata rideterminata la condanna a 17 anni e 6 mesi di reclusione (13 anni e 8 mesi in primo grado).
Condannato a 14 anni e 11 mesi Francesco Parrotta (13 anni in primo grado).
Ridotta la pena inflitta a Graziella Silipigni, condannata a 11 anni e 8 mesi, per la quale sono state escluse le aggravanti mafiose.
Quattro le assoluzioni confermate dal primo grado: Giuseppe Guerrera, Domenico Nazionale, Luciano Marino Artusa, e Alex Prestanicola.
Successivamente sono confluiti nel processo Nemea anche gli atti dell’inchiesta Rinascita-Scott, che vedevano coinvolti Leone e Giuseppe Soriano ed altri imputati, in modo tale da unificare con un solo processo i due procedimenti.

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