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Il lavoro del Banco alimentare in Calabria per il contrasto alla povertà. «L’assistenzialismo non risolve tutto»

Il direttore regionale Romeo ospite a “L’altra politica”. «Richieste in forte aumento. Scarseggiano alimenti come pasta e latte»

Pubblicato il: 20/10/2022 – 13:11
Il lavoro del Banco alimentare in Calabria per il contrasto alla povertà. «L’assistenzialismo non risolve tutto»

LAMEZIA TERME Contrasto allo spreco, alla fame e alla povertà, fenomeni sempre più in crescita in Calabria. È questo l’obiettivo con cui nasce il Banco alimentare, associazione di volontariato sorta nel 1996 – e collegata alla Fondazione nazionale Banco Alimentare Onlus, nata nel 1989 – a sostegno delle persone e delle famiglie in difficoltà. «Riprendendo una riflessione che fece Madre Teresa di Calcutta, tornando da uno dei suoi innumerevoli viaggi a Roma, diceva: “Ciò che mi scandalizza non è che ci sono i ricchi e i poveri, ma lo spreco e la fame che c’è nelle nostre moderne società”. E infatti, se noi ci pensiamo, accanto a consolidate situazioni di benessere ci sono altrettante situazioni dove la gente purtroppo è in difficoltà». Così Gianni Romeo, direttore regionale dell’ente, ospite ieri sera a “L’altra politica”, la trasmissione de L’Altro Corriere tv, condotta da Danilo Monteleone e Ugo Floro.

Numeri in aumento

Che cos’è il Banco alimentare, come funziona, come si sostiene, questi i temi affrontati nel corso del dibattito in studio, insieme alla riflessione sull’aumento dei dati relativi alle richieste di aiuto, specie dopo la pandemia. «Registriamo richieste come succedeva nel periodo prima della pandemia, ossia da tutte le parti, quindi dai sindaci che cominciano a chiamare, ma anche da tutte le associazioni che già collaborano con noi e che sono i terminali nelle periferie. Tutti ci stanno segnalando l’aumento di richieste, sarà anche perché la gente comincia ad entrare in panico vedendo questi aumenti e i rincari della vita, non solo delle bollette ma anche di tutti quei prodotti che sono di quotidiana importanza: il pane, la pasta». Si registra poi l’aumento, afferma Romeo «di persone che si recano nelle mense, ma anche nei centri di ascolto e tanti di questi non avrebbero mai immaginato di doversi rivolgere a delle organizzazioni. Qualcuno ci ha confessato questo disagio, vissuto quasi come una vergogna». Numeri dietro i quali, sottolinea Romeo «ci sono persone, volti, storie».

L’organizzazione dell’ente

Il Banco alimentare, spiega Romeo, usufruisce di un programma di aiuto che viene sovvenzionato all’Unione europea. A differenza di quanto accade in diverse regioni del Nord Italia, dove ci sono donazioni dai privati e dalle industrie, «in Calabria – afferma il direttore regionale dell’ente – risentiamo delle donazioni perché non abbiamo industrie alimentari. Abbiamo piccole e medie aziende che quando rispondono alle nostre richiesta, ma è chiaro che possono dare quello che hanno». Nota di preoccupazione denunciata dal direttore è la sensibile diminuzione dei sostegni provenienti dalla grande distribuzione – probabilmente causati dalla crisi – nell’ordine di un meno 30%. «Una perdita che si compensa cercando di sensibilizzare una platea più grande, diffondendo il messaggio». «Sono circa 35.000 i nuclei familiari che sosteniamo con costanza – afferma Romeo – grazie alle donazioni che riceviamo e ad un lavoro capillare di raccolta che coinvolge ben 50 volontari nel solo punto di riferimento centrale di Montalto Uffugo›. Poi ci sono le sedi dislocate nelle città capoluogo di ciascuna provincia «e soprattutto un network fatto di circa 600 tra associazioni e enti debitamente accreditati».
«A Reggio, come a Cosenza siamo in fitto. A Reggio abbiamo provato, ma non siamo riusciti ad avere un bene confiscato», puntualizza Romeo rispondendo a una considerazione di Danilo Monteleone circa l’alto numero di beni confiscati alla criminalità organizzata, e quindi disponibili, in Calabria.

L’aiuto della Regione e la proposta di un piano regionale

Non sono poche, dunque, le difficoltà che il Banco alimentare, alla luce della crescita esponenziale della povertà in Calabria, affronta, ma non lo sono neanche le famiglie che beneficiano di aiuto concreto. Non mancano ovviamente le collaborazioni istituzionali, a partire da quella con la Regione Calabria, che contribuisce stabilmente all’acquisto di generi alimentari di prima necessità. «A mio avviso – afferma Romeo – occorrerebbe fare proprio un piano regionale. Noi siamo già, in un certo senso, aiutati da questa Regione, che ha mostrato un interesse destinando anche delle risorse: durante la pandemia oltre un milione di euro per l’acquisto di derrate. Adesso questo è stato ripreso ed è stato rifatto. Abbiamo fatto la manifestazione di interesse dove, grazie all’aiuto della Regione, avremo la possibilità di acquistare l’integrazione di prodotti o addirittura prodotti che altrimenti non arriverebbero mai, come le patate o il tonno. Però, a mio avviso, se noi riuscissimo a fare un piano mirato, un programma di intervento dove coinvolgiamo le Istituzioni, con tanto di tappe di verifica, potremmo diventare più incisivi rispetto all’operazione che viene fatta, altrimenti si rimane sempre in balia dell’emergenza. Noi vorremmo che invece fosse una cosa studiata bene».

Il lavoro del Banco alimentare sul territorio

Importante, al di là dell’apporto che garantisce la grande distribuzione, è l’aiuto oltremodo generoso che rendono le aziende ortofrutticole calabresi con numeri davvero ragguardevoli al punto da rendere quello calabrese come il Banco alimentare con i numeri più grandi in Italia. «Senza esagerare – afferma Romeo – io ho fatto qualche anno fa una simulazione e davamo 10 volte di più rispetto a tutti i Banchi del Sud messi insieme». Riguardo ai rincari alle porte di un inverno che si prospetta difficile per moltissime famiglie «stiamo anche noi cercando di trovare delle possibili risposte per fronteggiare questa situazione», spiega il direttore regionale dell’ente, che aggiunge: «Non sarà facile perché il contesto non ci aiuta, anche quei rincari delle materie prime vanno ad incidere per quanto riguarda i bandi, le gare che la Gea fa, è tutto legato, noi ce la metteremo tutta». Nel corso della trasmissione, Romeo ha poi annunciato l’avvio di un progetto, a seguito dei rincari dell’energia, che sarà presentato a novembre a Reggio Calabria: il “Banco Energia”, a sostegno di circa 100 famiglie del territorio.
Chiunque può aiutare il Banco alimentare attraverso l’attività di volontariato o attraverso donazioni. «Sul nostro sito, bancoalimentare.it, ci sono tutte le indicazioni», ha spiegato Romeo. Una volta l’anno, durante la Giornata nazionale della colletta alimentare, fissata per l’ultimo sabato di novembre, avviene la raccolta dei prodotti fuori dai supermercati grazie al lavoro di 5mila volontari in 500 punti di raccolta. «È un lavoro immane che noi organizziamo nel dettaglio. Accanto a questa giornata ce ne sono tante più piccole». Si aggiunga a tutto questo il lavoro di sensibilizzazione «che portiamo avanti in ambito scolastico, grazie alle attività che abbiamo messo in campo in oltre 50 istituti».

Il contrasto alla povertà

«In questo momento scarseggiano alimenti di primaria necessità come pasta e latte», ribadisce Romeo, che sottolinea «Oltre un milione e 400mila sono i bambini che versano in stato di povertà e questo è uno scandalo a cui noi non ci rassegneremo mai e che combatteremo con tutte le forze, perché un bambino non può correre il rischio di trovarsi in stato di povertà o che gli manchi il necessario». Rispondendo a una domanda di Monteleone, Romeo ha poi affermato: «Il Reddito di cittadinanza va mantenuto per quelle persone che ne necessitano, ma andrebbe rivisto in quelle forme di politiche attive». Sulle richieste che arrivano da ogni parte della Calabria «l’aspetto dei controlli – spiega Romeo – è demandato a un’agenzia che è collegata all’Agea. Noi adottiamo delle misure di verifica quando un ente ci chiede l’accreditamento». L’aiuto sistematico del Banco alimentare viene erogato alle famiglie con reddito Isee inferiore ai 6mila euro. «Ci possono essere poi dei casi particolari, con reddito superiore, che vengono valutati singolarmente».

«L’assistenzialismo non risolve tutto»

Romeo ha, infine, sottolineato l’importanza di «lavorare sulle cause più profonde cercando di ricreare un tessuto umano dei rapporti. L’assistenzialismo non risolve tutto». «La povertà – ha detto – è un fenomeno complesso e che ha tante facce. La solitudine è il fil rouge che denota tutta la povertà. Con il sussidio non si risolve il problema della povertà, ma si innescano dei processi di accompagnamento. Si tratta di persone sole e che hanno bisogno di ritrovare i legami e la fiducia nelle persone. Tanti si sono riscattati in questo modo, riprendendo la loro vita in mano».

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