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«No alle autoassoluzioni (anche in Calabria). Il Pd va rifondato»

A distanza di oltre venti giorni dal voto che ha sancito la sconfitta, innanzitutto politica ma anche elettorale, del PD e dopo la conferenza stampa del segretario regionale – avvenuta pochi giorn…

Pubblicato il: 20/10/2022 – 15:18
di I ricostituenti del Pd
«No alle autoassoluzioni (anche in Calabria). Il Pd va rifondato»

A distanza di oltre venti giorni dal voto che ha sancito la sconfitta, innanzitutto politica ma anche elettorale, del PD e dopo la conferenza stampa del segretario regionale – avvenuta pochi giorni dopo le elezioni che autocriticamente dichiarava che soprattuto nel mezzogiorno si erano avuti i risultati peggiori e si impegnava a “ripartire dai territori” – cosa è cambiato? Quali iniziative sono state intraprese? Quali azioni sono state promosse per capire le cause di un tale disastro? Quale riunioni sono state tenute nei territori? Domande legittime se si ha a cuore le sorti del PD e del Centro Sinistra calabrese e si è preoccupati realmente della drammatica crisi economica e sociale del Paese e del rischio di deriva autoritaria che minaccia l’Italia.
Lo stesso risultato, come in un primo momento sostenuto dal Segretario regionale Irto, di avere quasi riconfermato in Calabria le rappresentanze parlamentari precedenti, si è purtroppo rivelato fallace. Dei due deputati ed un senatore del PD presente nel precedete parlamento solo un senatore è stato riconfermato il 25 settembre ed i Democratici risultano purtroppo sguarniti di loro rappresentanze nei territori.
Gli interrogativi da porre, a cui dare risposte, è capire dove e chi ha sbagliato ad ogni livello e come ripartire per ricostruire e ristrutturare il partito in Calabria ed in Italia.
Molti dirigenti in Calabria scaricano le loro gravi responsabilità su Letta e le correnti nazionali. Sono credibili? Sono gli stessi che quasi sempre devono le loro fortune politiche ed elettorali ai segretari ed ai capicorrenti nazionali perché scelti o meglio unti a Roma da quegli stessi a cui oggi attribuiscono le responsabilità della sconfitta.
in Calabria poi si aggiungono alle difficoltà complessive del PD del Mezzogiorno, denunciate da Irto, tre anni di Commissariamento che hanno desertificato il partito e destrutturato la nostra organizzazione territoriale grazie anche alle complicità di coloro che proni ai desiderata romani eseguivano clinicamente e cinicamente la distruzione dei gruppi dirigenti storici calabresi magari per sostituirli.
E’ rispetto a questo degrado che ci siamo opposti. In alcuni casi ci è stato perfino impedito la partecipazione democratica, come è successo al congresso regionale, utilizzando modi e sistemi che solo il senso di responsabilità ci ha impedito, per difendere i nostri diritti di iscritti, di ricorrere alla magistratura ordinaria; oppure come successo al congresso della federazione di Cosenza di isolarci grazie alle complicità del candidato dell’opposizione Tursi, epurandoci dagli organismi dirigenti. Ci siamo battuti affinché le scelte riguardanti il nostro territorio non fossero assunte nel chiuso di alcune stanze a Roma tra i capicorrente nazionali insieme a quei pochi calabresi interessati a spartirsi le spoglie di ciò che rimaneva del PD e della gloriosa storia della Sinistra calabrese.
E’ necessario ricordare e non dimenticare quanto avvenuto in questi anni per non ripetere drammaticamente ed impunemente gli stessi errori.
Per quel che riguarda più specificamente la federazione di Cosenza già pochi mesi fa durante il congresso provinciale abbiamo denunciato lo stato di degrado in cui versava e versa il partito nella nostra provincia. Circoli chiusi in tantissimi comuni della provincia, nonostante in alcuni di questi il sindaco fosse del PD o eletti del PD fossero in giunta. In alcuni comuni interni, con grandi tradizioni di Sinistra, gli iscritti al PD non superano la decina. Nei grossi centri urbani anchilosati da tre anni di commissariamento, dove già iniziava a rinascere la vita democratica, spesso si è intervenuti, a partire dal segretario provinciale, non per favorire la ricostruzione ed il rilancio del partito, ma per promuovere le proprie cordate di potere finalizzate alle candidature delle imminenti elezioni politiche. A San Giovanni in Fiore dopo che un congresso aveva eletto organismi e segretario si è proceduti ad azzerare tutto ed a commissariare il circolo. A CoriglianoRossano dopo l’affermazione del segretario uscente Tagliaferri pur di impedire la sua rielezione si è proceduti da Cosenza ad un accordo tra Il Sindaco Stasi, colui che per i vertici della federazione cosentina era il nemico numero uno per avere favorito l’elezione alla Provincia della Succurro candidata del Centro Destra e coloro che nel PD a CoriglianoRossano erano i suoi peggiori avversari, il tutto sancito da un articolo di stampa in cui il segretario di federazione era ” al quanto disponibile ad aprire una stagione di dialogo e di confronto con l’attuale governo cittadino”. A Rende, un partito cristallizzato da tempo su posizioni contrapposte tra coloro che sostengono e sono in giunta con il Sindaco Manna e coloro che invece sono all’opposizione, non è stato aiutato in una operazione di ricomposizione. Per non parlare poi di situazioni specifiche amministrative in cui Il PD ha sostenuto candidati sindaci e governa insieme a Fratelli d’Italia, come successo a Paola.
Per non parlare poi del modo in cui si sono stati scelti i candidati alle ultime elezioni politiche. Si è passati dalle dichiarazione del segretario regionale Irto che annunciava la “Concertazione dal Basso” ed in cui chiedeva al partito dei territori di discutere scelte politiche e candidature; alla rivolta dei segretari di federazione contro Roma che catapultava esterni degli altri partiti del Centro Sinistra, quali capolista del PD, nella nostra Regione (leggasi Stumpo) e che pretendevano, invece, che le scelte dei capolista in Calabria fossero di stretta osservanza del partito calabrese; alla trattativa quasi sindacale con Letta dove alla fine veniva accettato Stumpo quale capolista alla camera a condizione che i nomi ed i posizionamenti nel resto delle liste fossero appannaggio dal ristrettissimo gruppo dirigente calabrese. Tutto questo mentre dal territorio si manifestavano malumori, preoccupazioni e timori elettorali. Allora viene spontaneo chiedersi come si fa a sostenere che il risultato elettorale e la elezione di un solo senatore in Calabria è solo frutto degli errori di Letta e dei capicorrente nazionali? Come si fa a sostenere che essendo il Mezzogiorno escluso dalla agenda di Governo e dalla Campagna elettorale da ciò dipendano i nostri fallimenti politici elettorali e di rappresentanza? Questa narrazione e poco credibile agli occhi degli iscritti e degli elettori calabresi del PD. Infatti non si è sentito nessun dirigente politico o parlamentare Calabrese quando eravamo al Governo, nessun candidato in campagna elettorale in Calabria denunciare tali gravi mancanze politiche e di questo farne la bandiera della propria iniziativa elettorale. Tutti complici in un omertoso silenzio. Questo fa il paio con quanto detto da Irto nella conferenza stampa circa l’uso clientelare del sistema regionale durante l’elezioni da parte del Centro Destra. Anche in quel caso Irto omette di fare autocritica per l’assenza di opposizione su questioni così delicate in Consiglio Regionale durante l’anno di giunta Occhiuto e nel non avere denunciato tali misfatti durante la campagna elettorale, ma solo dopo il voto.
Anche una lettura attenta degli stessi dati elettorali della Calabria evidenzia, all’interno di un dato complessivo negativo, differenze marcate tra le diverse province, collegi e comuni.
Ad esempio il PD nel collegio 5 di Reggio Calabria raggiunge il 17,23%, mentre i 5Stelle il 20, 38% – in quello di Catanzaro coll.3 il PD è al 16,27% mentre i 5Stelle sono al 28,41% ; al contrario nel coll.4 di Vibo Valenzia il PD raggiunge l’11,23% mentre i 5Stelle il 21,96% e in quello di Cosenza città, coll.2 sempre il Pd raggiunge il 12,01%, mente i 5Stelle il 36,61%.
Il dato che si evidenzia più complessivamente nella nostra provincia è che di fronte alla netta flessione del PD non cresce il Centro Destra, ma vi è una forte tenuta dei 5 Stelle che raggiungono in questo territorio il 36%.
Una lettura politica dei dati non può che affermare, infatti, che la provincia di Cosenza rappresenti il migliore risultato per i 5Stelle di tutta la Calabria ed invece il peggiore per il Centro Destra. Cioè il voto non si radica nei confronti di Fd’I e F. I. partiti che governano incontrastati ormai da tre anni la Regione e dove hanno gli uomini più rappresentativi di governo, bensì l’elettorato esprime un voto libero antisistema rappresentato dai 5Stelle che non premia certamente il PD che qui invece ha uno tra i risultati peggiori della Calabria e viene percepito come partito di potere e della conservazione. A Cosenza come a Crotone esiste un voto di protesta antisistema potenzialmente anche di Sinistra che il Pd non intercetta.
Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia anche in questo caso il risultato è tutto fuorché omogeneo, infatti a Reggio Calabria e Catanzaro il PD prende rispettivamente 18,20% ed il 16,98% a Vibo Valenzia l’11,07%, ed a Cosenza e Crotone rispettivamente il 13,32% ed il 10,39%, mentre nello stesso ordine i 5Stelle prendono il 21,40% – 30,17% – 26,39% – 40,35% – 42,29%.
Nelle altre due città calabresi, Lamezia e CoriglianoRossano il PD prende rispettivamente il 13,90% ed il 9,21% mentre 5Stelle il 26,92% ed il 37,45%. Anche nelle città i risultati peggiori per il PD sono CoriglianoRossano – Crotone e Vibo Valenzia ed i migliori a Reggio Calabria e Catanzaro mentre per i 5stelle i risultati sono a parti invertite. A Cosenza ed a Crotone i 5stelle superano il 40% confermando ancora una volta come l’elettorato dei due comuni sono al contempo poco propensi verso il PD ed il Centro Destra avvertiti come partititi di potere e dell’establishment e favorevoli al cambiamento rappresentato dal partito di Conte.
Forse oltre che discutere delle responsabilità nazionali verso il Mezzogiorno di Letta e dei capicorrente e della necessità di eleggere un segretario nazionale del sud al prossimo congresso sarebbe stato meglio, nella direzione provinciale di Cosenza, fare un analisi politica vera basata sui dati elettorali per capire concretamente le responsabilità specifiche che riguardano coloro che hanno diretto e dirigono il partito in provincia di Cosenza. Invece ancora una volta assistiamo ad una riunione della direzione provinciale, almeno per fortuna questa volta convocata in presenza e non da remoto, alla partecipazione di solo 27 membri eletti su quaranta e con presenze esterne che non si sa su quali basi siano state invitate. Ancora una volta di fronte alla disfatta elettorale e politica e di fronte al rischio di implosione del PD c’è chi pensa di risolvere il tutto tra quattro amici in una chiacchierata sulle responsabilità di Letta & C. Questa volta non solo in Calabria, ma anche in Italia la crisi della Sinistra e del PD è tale che pensare di affrontarla o meglio non affrontarla rischia di portare il partito alla sua estinzione. Un “congresso rifondativo” non può che partire dal fatto che tutti hanno diritto di cittadinanza in questo partito, cosa purtroppo non vera fino al 25 settembre. Bisogna allargare la partecipazione democratica e la discussione a quanti in questi anni si sono allontanati o sono stati costretti ad allontanarsi, ma anche ai tanti che vorrebbero partecipare e vedono invece il PD come un partito respingente ed incapace di dischiudersi al nuovo che avanza. Non esistono più rendite di potere perché si tratta di rifondare questo PD. Ma proprio perché si tratta di rifondarlo ad ogni livello da Roma, alla Calabria, a Cosenza non possono essere coloro che lo hanno distrutto a rappresentare un’alternativa credibile. Letta ha già fatto un passo indietro e per tanto riteniamo giusto che facciano altrettanto coloro che in Calabria ed a Cosenza lo hanno rinsecchito e destrutturato. Bisogna ripristinare nel PD l’etica della responsabilità. Nessuno può assolvere le proprie responsabilità scaricandole solo su Letta, ma sarebbe altrettanto sbagliata e pericolosa la soluzione del: siamo tutti responsabili e quindi nessuno è responsabile. in questi anni mentre alcuni erano sempre in pellegrinaggio a Roma in via del Nazareno per accreditarsi e cercare protezioni ed eseguivano operazioni di Killeraggio nei confronti del gruppo dirigente calabrese su ordine dei commissari, c’era chi invece si batteva per evitare il degrado politico e culturale della Calabria ridotta a semplice colonia sia nelle Istituzioni che nel PD. Allora bisognava avere orgoglio e passione verso la nostra terra ed il nostro partito adesso a disastro avvenuto è tropo facile e le critiche e le differenziazioni vengono percepite dai tanti più come autoassoluzioni se non come vere opere di sciacallaggio nei confronti di chi a Roma si è già chiamato fuori che non come reale volontà di autocritica per un reale cambiamento per rifondare il PD.

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