Per comprendere appieno il valore ed il significato del gesto occorre certo riportare indietro la memoria a sessanta anni fa, tuttavia non basta, è necessario infatti un ulteriore sforzo. Nel 1959 quello che è passato alla storia come il miracolo economico italiano era appena iniziato, la società italiana si avviava spedita verso un decennio di crescita con le famiglie che assaggiavano passo passo il gusto di un benessere crescente; alle spalle gli orrori, le privazioni ed i dolori della guerra. Un miracolo economico su cui – con lucidità ed anticipando riflessioni per larga parte ancora attuali – qualche intellettuale ragionava e rifletteva richiamando il valore dell’essenza, la necessità di custodire la memoria e non disperdere un grande patrimonio di identità e valori. Sempre in quegli anni, e destinato a permanere per decenni, si ponevano le basi per un divario territoriale e di prosperità tra diverse parti del territorio italiano, al Nord quella che venne poi definita la locomotiva del paese, al Sud i vagoni classificati come zavorra.
È con questa premessa che la storia celebrata oggi a Gerocarne assume un valore simbolico e profondo, sul finire degli anni sessanta ad Ariola – piccola frazione del centro vibonese – un intelletuale ruvido, enigmatico, lontano dal potere quanto vicinissimo alle voci ed all’essenza delle classi più bisognose, ha notizia di una protesta. Qualche decina di persone, senza strade, senza energia, custodi di un territorio sul quale ci sono tracce di una storia lontanissima, chiedono un barlume di attenzione, non opere faraoniche ma un ponte di piccole proporzioni, quanto basta per superare un corso d’acqua, lo stesso nel quale era caduta una bara mentre il corteo funebre cercava, vanamente, di raggiungere il cimitero della vicinissima Arena.
È di fronte a queste scene che Pier Paolo Pasolini, con il suo profilo neorealista, scelse di non rimanere distante, di ascoltare e soprattutto agire donando cinquantamila lire agli abitanti del posto per costuire la loro agognata passerella, un ponte tra Ariola e Arena ed in definitiva anche tra lo stesso Pasolini e la comunità di Gerocarne. Stamane, con una cerimonia suggestiva, il ponte (nel frattempo ampliato e con quello originario parzialmente visibile) è stato ufficialmente intitolato al celebre poeta friulano, a volerlo il sindaco di Gerocarne Vitaliano Papillo che tra i tanti messaggi di Pasolini sceglie di evidenziare quello dell’ascolto “ Pasolini ebbe la capacità di andare a fondo, di osservare e di ascoltare soprattutto i più bisognosi, se vogliamo è un monito anche per noi, ascoltare i bisogni soprattutto da chi spesso non parla o non ha voce”.
All’intitolazione del ponte il Comune di Gerocarne – in collaborazione con la cineteca della Calabria e con l’associazione Nish – ha voluto affiancare anche una mostra permanente, sui pannelli e negli scritti il percorso cinematografico ed intellettuale di Pier Paolo Pasolini. Un’esposizione che consente anche di osservare una Calabria soprendente come quella del Premio Crotone e della sua giuria con personaggi del calibro di Ungaretti, Sciascia, Repaci, Zanotti Bianco, Treccani.
Significativa, infine, la partecipazione degli studenti del Liceo scientifico di Soriano Calabro che di Pasolini hanno offerto il loro racconto e la loro intrpretazione, cosi come dei rappresentanti della comunità di Cutro e dell’associazione “I Calanchi del Marchesato”, altro luogo che ha avuto e mantiene un profondo legame con Pasolini e con “Il vangelo di Matteo”. (redazione@corrierecal.it)
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