LOCRI Una giornata all’insegna dell’impegno e del ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata, quella che si è svolta questa mattina al Palazzo della Cultura alla presenza delle studentesse e degli studenti di Locri. Una cerimonia che rientra nell’Anno della memoria “Locri ricorda” e che ha visto la consegna della borsa di studio dell’importante concorso dedicato al dottor Fortunato La Rosa, il medico assassinato in un agguato della ‘ndrangheta nel 2005. Presenti autorità militari, civili e religiose nell’anno scolastico dedicato al medico La Rosa, ai giudici Falcone e Borsellino, a 30 anni dalla strage di Capaci e via D’Amelio, a 40 anni dall’uccisione di Pio La Torre, del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e del professor Francesco Panzera. A raccontare agli studenti storie fatte di uomini che non si sono piegati alle logiche mafiose, sul palco Maria Laura Marino, figlia del dottor Gino Marino, Vittoria Dama, moglie del brigadiere Antonino Marino, Stefania Grasso, figlia dell’imprenditore Vincenzo Grasso. Tutti uccisi per aver lavorato con abnegazione e onestà negli anni più difficili della Locride, quelli dei sequestri di persona e dei morti ammazzati per strada. E poi il messaggio inviato da Simona Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. In sala anche Viviana Balletta, moglie di Fortunato La Rosa.
A vincere la quinta edizione del premio dedicato a Fortunato La Rosa la studentessa del liceo scientifico Zaleuco Noemi Panetta, con un elaborato dal titolo “Via Prof. Panzera snc”, che ha convinto all’unanimità la giuria presieduta da Antonio La Rosa. Menzione speciale poi per Domenico Reale con “Separati da un cognome” e Irene Aiossa con “Un caffè amaro”.
«Siamo rimasti tutti molto contenti dal valore degli elaborati che abbiamo letto, tutti di grande qualità. Speriamo che negli anni a venire ci possa essere una maggiore partecipazione delle scuole e un numero maggiore di elaborati da correggere», ha detto il presidente della giuria.
«Oggi ricordiamo il sacrificio di tante persone innocenti che hanno pagato con la propria vita il loro impegno professionale e civile in questo territorio. Noi non possiamo dimenticare. Non vogliamo dimenticare». È il commento del sindaco di Locri Giovanni Calabrese, che aggiunge: «Lo facciamo ogni anno con questa importante manifestazione e con tanti altri eventi che vengono sempre più partecipati dalle scuole e dai giovani».
Attenzione alla scuola e ai giovani, dunque, ricordando le storie di chi ha subito le conseguenze della violenza mafiosa. «È una manifestazione di grande valore formativo e di grande valore culturale. Auguro a questi giovani – ha detto il vescovo di Locri monsignor Francesco Oliva – che veramente capiscano che dobbiamo camminare secondo percorsi nuovi, diversi rispetto a un passato che lascia tracce negative di violenza e di spargimento di sangue».
Fondamentale il ruolo della scuola e dell’istruzione, secondo il prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, affinché la «Calabria recuperi terreno». «Questa regione – ha detto – ha bisogno di sviluppo e per svilupparsi ha bisogno di menti capaci di immaginarsi qualcosa di diverso rispetto al passato. Mi auguro che tutti questi ragazzi che sono qui presenti possano trovare la giusta strada, possibilmente in Calabria, possibilmente nella Locride. Noi abbiamo bisogno di loro e la scelta di andarsene o di restare, deve essere una scelta, non deve essere un obbligo. I ragazzi devono essere messi in condizione di scegliere e la scuola deve dare gli strumenti per operare questa scelta».
«La memoria è la più grossa arma che abbiamo nelle mani per costruire il futuro, un’arma di senso civico, un’arma di capacità critica. E di questo noi non dovremmo mai fare a meno». È il messaggio inviato agli studenti di Locri da Simona Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. «Mio padre – ha detto – ha camminato su un solo binario, quello della democrazia, la difesa della libertà, la difesa dei valori della giustizia, della legalità, della responsabilità. Ecco perché io vi chiedo in qualche modo, pur se così giovani, di cominciare il difficile esercizio della memoria».
x
x