VIBO VALENTIA «È cambiato l’approccio alla tematica dell’inquinamento ambientale, soprattutto quello marino. Me le analisi si sono concentrate poi sulla produzione di fanghi da depurazione che rappresentano poi nella stragrande maggioranza dei casi le problematiche relative al cattivo funzionamento della depurazione». C’entra subito il pinto il procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, presente questa mattina nel porto di Vibo Marina a bordo della nave da ricerca “Vettoria” della Stazione Zoologica Anton Dohrn, in occasione della presentazione del primo report sulle attività di campionamento e i relativi dati del “Progetto di ricerca finalizzato al miglioramento e mantenimento dell‘ecosistema marino costiero della Regione Calabria”.
Salvatore Curcio che con l’omologo di Vibo Valentia, Camillo Falvo, ha messo in piedi la task force la scorsa estate, si è concentrato particolarmente sulle criticità legate ai depuratori calabresi. Perché analizzando i dati «si è scoperto – ha spiegato – che viene dichiarata all’anno in Calabria la produzione di 34mila tonnellate di fanghi da depurazione laddove una stima concreta, reale, si aggira in realtà intorno alle 200mila tonnellate, quindi capite bene che ci sono oltre 166mila tonnellate di differenza che non è difficile immaginare dove possono finire» «E quindi – ha spiegato ancora Curcio – si è iniziato da questo tipo di valutazione, si è lavorato molto sia dal punto di vista amministrativo, perché un grande sforzo è stato profuso dalla Regione Calabria venendo incontro ai Comuni ai quali ha garantito la copertura economica nella gestione della smaltimento dei fanghi da depurazione».
Il procuratore Curcio, in particolare, porta in evidenza l’esempio del depuratore consortile di Nocera Terinese, sulla costa tirrenica catanzarese, uno dei casi più emblematici di quel malfunzionamento che si riversa – è il caso di dire – sull’intera collettività, con riflessi notevoli sul turismo. «Pensate – ha sottolineato Curcio – che soltanto nel depuratore di Nocera sono stati rinvenuti e smaltiti 7mila tonnellate di fanghi da depurazione che non consentivano ovviamente la funzionalità del depuratore perché 7mila tonnellate rappresenterebbe poi un quinto di quello che viene dichiarato come produzione regionale».
Ma, oltre all’impegno delle due procure e della Regione Calabria, Curcio ha sottolineato anche il grande impegno delle forze dell’ordine che, secondo il procuratore, «hanno effettuato monitoraggi molto più capillari su tutto il territorio e di questo bisogna ringraziare l’arma dei Carabinieri e dei reparti specializzati del Noe, ma anche la Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza che hanno profuso uno sforzo enorme, contribuendo all’individuazione di scarichi abusivi e di situazioni in atto di deturpamento del paesaggio e dell’ambiente» «Ma – sottolinea ancora Curcio – per quanto riguarda le due procure si è intervenuto con quelle che sono gli strumenti classici che garantisce il codice di procedura penale attraverso il sequestro preventivo di impianti e siti che producevano questo genere di situazioni».
Per quanto riguarda le prospettive future, per Curcio non ci sono dubbi: «È chiaro che molto deve essere fatto, è una situazione in itinere. Questo è un primo step, il secondo sarà garantire la necessaria assistenza anche ai Comuni, per esempio facendoli dotare di un appositi staff tecnici in grado di incidere adeguatamente sulla depurazione e sulla tutela dell’ambiente, garantendo anche quelli che sono i fondi necessari e assistendoli soprattutto dal punto di vista tecnico, ma anche per quanto riguarda la parte negoziale e contrattualistica perché è impensabile che un Comune stipuli un contratto con una società che gestisce un impianto di depurazione che prevede uno smaltimento di fanghi da depurazione nettamente inferiore rispetto a quella che la produzione reale da parte di quel singolo depuratore. Sono passaggi essenziali che si devono effettuare ragionando per step, tenendo presente che quando intervengono le procure e quando interviene l’autorità giudiziaria, il danno è già stato fatto che è un momento repressivo che ancorché importante e necessario, non è assolutamente risolutivo della problematica. Contribuire anche con un aumento e una maggiore sensibilizzazione dell’attenzione dell’opinione pubblica sulle tematiche ambientali, è un altro step necessario perché non dobbiamo dimenticare mai che la Calabria è una regione a vocazione principalmente turistica, e per cui la tutela dell’ambiente deve essere uno degli obiettivi primari di tutti i cittadini calabresi». (redazione@corrierecal.it)
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