LAMEZIA TERME Annibale Barca è stato uno dei condottieri più abili che la storia abbia conosciuto. Un’impresa straordinaria la sua traversata dalla Spagna fino alla pianura Padana, un evento unico la distruzione dell’esercito romano a Canne nel 216 a.c, battaglia vinta nonostante l’inferiorità numerica e con una strategia che, ancora oggi, è studiata nelle migliori accademie militari del mondo. La cornice temporale è quella delle guerre puniche che hanno visto contrapposte Roma e Cartagine dal 264 al 146 a.c. Protagonista assoluto di questa epopea fu proprio Annibale, assurto agli onori della storia per le sue abilità di comandante in campo. E Luisa Vaccaro, giovane assessore comunale nella città di Lamezia, quel tempo ha voluto raccontarcelo, nella trasmissione In primo piano aprendo le pagine del suo saggio “Annibale Barca, oltre le vesti del generale”. Un libro che supera coraggiosamente le barriere della storia per far emergere quanto è rimasto sotto la polvere riguardo la figura del condottiero cartaginese: «Ho voluto scrivere dell’uomo e di tutto quello che poco si conosce di lui».
Un lavoro di ricerca lungo e dettagliato che riprende i nuovi filoni della storiografia contemporanea, non in linea con i più comuni resoconti del passato, prevalentemente scritti dai vincitori: «Il profilo di una figura crudele, senza scrupolo e sanguinaria, non corrisponde a quello che il condottiero fu davvero nella vita. Certo le guerre di allora erano particolarmente sanguinose, ma non ci fu violenza gratuita nelle azioni del cartaginese». Diversi gli episodi riportati che vanno in questa direzione: «Uno tra i tanti riguarda l’atteggiamento tenuto verso il Console Romano Sempronio Gracco, ucciso in battaglia. Annibale ne celebrò i funerali solenni e fece consegnare le ceneri all’accampamento dei romani».
Luisa Vaccaro ripercorre, con dovizia di particolari, la vicenda umana del comandante cartaginese restituendo i tratti di un uomo rigoroso, che non usava approfittare delle prigioniere, non mostrava eccessi anche a tavola e non aveva alcun particolare attaccamento verso le ricchezze. Fino allo straordinario legame con le sue truppe: «Annibale viveva al fianco dei suoi uomini in un rapporto paritario. Dormiva insieme a loro e si preoccupava delle loro sorti non solo durante la guerra. Ha istituito una sorta di assicurazione moderna per le famiglie dei soldati». Un protagonista della storia, insomma, che viene fuori in termini significativamente diversi rispetto alle molte ricostruzioni tradizionali, capace di distruggere interi eserciti ma anche di manifestare profondo rispetto nei confronti dei suoi nemici. Su questo aspetto Luisa Vaccaro si sofferma raccontando l’insolito incontro con Scipione l’Africano, il generale romano che lo sconfisse nella epica battaglia Zama del 202 a.c. : «Lo immagino come uno dei più alti momenti che la storia di quel tempo abbia conosciuto. Due giganti, uno di fronte all’altro. Non siamo in grado di sapere quello che si dissero; è certo, però, che Scipione, dopo la vittoria, non consegnò Annibale alla città di Roma, ma gli garantì la libertà, mostrando grande rispetto ed umanità». Quella libertà che il Cartaginese volle conservare fino alla fine dei suoi giorni, quando decise di togliersi la vita, piuttosto che finire prigioniero dei Romani. Il saggio si chiude con l’originale idea di un’intervista a due: «Si tratta un espediente della fantasia che è un po’ la cifra della mia vita. Ho intervistato Annibale come uomo, la parte di lui che ho cercato di scoprire in questo mio percorso». Una nuova avventura, dunque, per Luisa Vaccaro, già alle prese con l’impegno politico: «Amministrare è cosa davvero faticosa ma gratificante perché l’idea di poter fare qualcosa per la tua città costituisce una sfida esaltante. Io ci metto il cuore e la testa, esattamente come ho fatto scrivendo questo libro». (redazione@corrierecal.it)
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