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Servizi per l’infanzia, Calabria ancora ultima

Accesso agli asili nido garantito solo al 12% dei piccoli calabresi. Divario elevato con il Nord-est (35%) e il Centro Italia (36,1%)

Pubblicato il: 21/10/2022 – 11:59
Servizi per l’infanzia, Calabria ancora ultima

ROMA Esistono ancora molte disuguaglianze nell’accesso ai nidi per la prima infanzia: lo certifica il report dell’Istat su “Nidi e servizi educativi” diffuso oggi. E la Calabria resta all’ultimo gradino per copertura dei posti disponibili rispetto ai bambini sotto i tre anni. Ancora sotto il 12%.
Ad una distanza siderale dal target fissato dall’Europa a quota 33%.
Ed il divario si denota con il Nord-est ed il Centro Italia, dove quel tasso rispettivamenet sale ala 35% e al 36,1%. Mentre il Nord-ovest è sotto l’obiettivo ma non è distante (30,8%), mentre le Isole (15,9%) e il Sud (15,2%), che pur registrano un lieve miglioramento, sono ancora lontani dal target.

I dati regionali

A livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano in Umbria (44%), seguita da Emilia Romagna (40,7%) e Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste (40,6%), Toscana (37,6%) e Provincia Autonoma di Trento (37,9%). Anche il Lazio e il Friuli-Venezia Giulia dal 2019 hanno superato la soglia del 33% (rispettivamente 35,3% e 34,8%), in coda, appunto, Calabria accompagnata dalla Campania, ancora sotto il 12%.
I capoluoghi di provincia hanno in media il 34,3% di copertura, ma con ampie distanze: quelli umbri al 47% e quelli siciliani all’11,6%. Sono ben 65 le città capoluogo con valori maggiori o uguali al 33%, mentre le rimanenti 44 restano sotto il target.
I Comuni non capoluogo si attestano in media a 24,2 posti per 100 residenti sotto i tre anni (23,9% nel 2019). In termini di offerta pubblica sui posti complessivi, la maggior parte delle regioni meridionali ha una quota di posti nei servizi educativi a titolarità comunale inferiore al 50% e una spesa media dei Comuni per bambino residente ben sotto il valore nazionale.
Le regioni del Centro-nord che hanno superato il 33%, invece, hanno un’offerta pubblica molto consistente e radicata e anche quando le quote di pubblico sono inferiori al 50% i livelli di spesa dei Comuni sono comunque alti, non solo per la gestione dei nidi comunali, ma anche per il convenzionamento con i servizi privati.

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