CATANZARO Curare i pazienti con Covid-19 in un centro di prossimità territoriale rafforza il sistema sanitario regionale, prevenendo l’aumento della pressione sulla rete ospedaliera. Inoltre, le cure precoci – antivirali e anticorpi monoclonali – contro il Covid-19 riducono la progressione della malattia e l’ospedalizzazione dei pazienti. Questi sono i dati di un recente studio, condotto da alcuni ricercatori dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, coordinati dal Prof Carlo Torti, Ordinario di Malattie infettive e Tropicali della stessa Università. Lo studio pubblicato sulla rivista di settore “BMC Infectious Diseases”è stato condotto presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini di Cayanzaro su pazienti con malattia lieve o moderata da Covid-19 ed ha coinvolto oltre che il reparto di Malattie Infettive, la Rianimazione, la microbiologia e il laboratorio di analisi. In particolare, è stato studiato l’impatto di un centro di cura di prossimità territoriale sul numero dei pazienti trattati con cure precoci per il Covid-19. In corrispondenza con l’apertura del presidio di ex Villa Bianca, identificata a partire dal 1° marzo 2022 dalla Regione Calabria, su proposta del gruppo tecnico regionale per l’emergenza Covi-19, quale Centro Pilota per le cure precoci, è stato registrato un aumento esponenziale delle prescrizioni di questi farmaci (vedi immagine grafico). Il centro ha accolto pazienti provenienti dalla provincia di Catanzaro, ma anche dalle altre provincie (Vibo Valentia, Crotone, Cosenza e Reggio Calabria). In conclusione, i ricercatori hanno dimostrato come un centro di cura territoriale dedicato al Covid-19, faciliti l’accesso dei pazienti alle cure, migliorando anche la gestione clinica dei pazienti stessi. Il modello adottato presso l’Università di Catanzaro ha consentito di evitare il ricovero ospedaliero di pazienti con Covid-19 da lieve a moderato nel 98,6% dei casi.
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