CATANZARO Prima il rogo di un’abitazione che ha provocato la morte di tre fratelli, poi la sparatoria in strada con tre feriti tra la comunità rom, ormai stanziale. Tutto nel volgere di poche ore. L’area a Sud di Catanzaro torna alla ribalta della cronaca per le situazioni di degrado e illegalità che la caratterizzano. La popolazione residente nella zona respinge l’etichetta di “Bronx” di una delle città che fino a pochi anni addietro faceva registrare il minore tasso di criminalità nella regione e nel paese, ma senza ombra di dubbio “l’isola felice” di un tempo non c’è più. I sindacati di Polizia hanno più volte lanciato l’allarme, sottolineando che alcune aree dei quartieri Corvo, Aranceto e Pistoia sono di difficile accesso anche per le forze dell’ordine. Giuseppe Brugnano, segretario nazionale del sindacato Fsp, conferma che la situazione è delicata. «Catanzaro – dichiara all’Agi – non è un’isola felice. Gli episodi che si sono susseguiti negli ultimi anni ne sono la testimonianza ma, soprattutto, le indagini fatte dalla Dda fanno emergere un quadro dove le cosche insediate nei territori limitrofi al capoluogo di regione “legittimano” la “cosca degli zingari” nella città capoluogo della Calabria».
«Inoltre – dice il sindacalista – sarebbe necessario creare una “task-force assistenziale” con controllo efficace quotidiano su scolarizzazione dei bambini rom e assistenza educativa sistematica complementare in affiancamento alla scuola dell’obbligo, senza delegare ad associazioni che tante volte servono a lucrare e non ad essere efficaci». Per Brugnano, «nelle zone a sud della città risalta lo scollamento fra società civile e istituzioni. Se si pensa – dice – che nei quartieri Aranceto, Corvo, Pistoia o viale Isonzo non esiste la certezza della proprietà privata, men che mai la possibilità di essere certi della titolarità della propria casa, si comprende bene come sia ampia la frattura fra lo Stato e il suo popolo». Il riferimento è alla frequente occupazione abusiva di appartamenti legittimamente assegnati. L’analisi del sindacalista-poliziotto parte dal tessuto sociale che si registra in città e da eventi che condizionano la vita e i diritti quotidiani: «Ricordiamo – ha spiegato Brugnano – che la povera famiglia Corasoniti aveva subito l’onta dell’occupazione del proprio appartamento e quello incendiato era stato assegnato loro successivamente. Quale senso civico e responsabile può esprimersi in luoghi dove il diritto alla proprietà è un optional e la legge del più forte e violento è la norma?».
Secondo Brugnano, però, la pressione della criminalità organizzata si fa sentire anche nel vicino quartiere Lido, «diventato – sostiene – un punto di riferimento per lo sviluppo della città, con decine di attività commerciali frequentate da studenti e professionisti, quindi terreno in cui la ‘ndrangheta intende insediarsi». Ma non basta l’impegno repressivo per risolvere la situazione. «La questione sicurezza e legalità nei quartieri più esposti di Catanzaro, diventati veri e propri fortini della criminalità – dice – non può essere solo un problema di forze dell’ordine e magistratura, ma deve coinvolgere tutte le istituzioni e la società civile in un tavolo comune che individui soluzioni concrete. Ad oggi – spiega Brugnano – gli interventi si sono limitati alle attività repressive e di controllo effettuate proprio da Forze dell’ordine e Magistratura, ma da sempre proponiamo una azione corale. Occorre, innanzitutto, potenziare l’apparato sicurezza del territorio, con uomini, mezzi e risorse. Gli uffici investigativi della Squadra mobile e del Commissariato sezionale di Catanzaro Lido. In più, stiamo chiedendo a gran voce l’istituzione di una sede del Reparto Mobile proprio a Catanzaro o, in alternativa, di una sede del Reparto Prevenzione Crimine che andrebbero ad essere di notevole supporto agli uffici già esistenti».
Le proposte di Brugnano sono nette: «Occorre smembrare l’enclave antistato in quei territori attraverso tutti gli strumenti offerti dalla legge, pensiamo ai Daspo urbani, ai fogli di via, al divieto di assembramento e adunanze di pregiudicati. All’eliminazione dei “quartieri – ghetto”, mai più tanti cittadini di etnia rom assieme. La città paga clamorosamente gli errori fatti negli ultimi quarant’anni da parte di una classe politica irresponsabile ed incapace ad amministrare. Eppure, una città come Berlino, con circa 20 mila cittadini rom, ha risolto proprio così il problema, spalmando i rom su tutto il territorio e non creando quartieri ghetto. Sarebbe opportuno – ha aggiunto – demolire quei quartieri e realizzare una nuova urbanistica, quei quartieri dovevano essere una cerniera tra il centro cittadino e la marina della città anziché dei “fortini off limits”».
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