LAMEZIA TERME Tutto il senso di una lunga ed intensa battaglia può, spesso, racchiudersi in un semplice taglio del nastro. Un gesto che inaugura un nuovo inizio, gettandosi alle spalle anni di sacrifici, richieste e appelli, e che spalanca le porte ad un futuro che sia quantomeno migliore.
Già perché l’inaugurazione del tanto atteso centro di neuropsichiatria infantile all’ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme è proprio il paradigma della lotta che, dal basso e dalle famiglie, arriva a grandi risultati. Un presidio fondamentale per cercare – nonostante le difficoltà – di garantire quell’assistenza necessaria ai bambini affetti da problemi neurologici, e con la necessità di ricevere ogni tipo di assistenza, dalla terapia, ai logopedisti, psicologi e psicomotricisti.
L’inaugurazione è stata preceduta dalla cerimonia officiata dal Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme, Serafino Parisi che ha impartito la benedizione. Presenti poi le autorità civili di Lamezia, dal sindaco Paolo Mascaro agli assessori alla Sanità e alle Politiche Sociali Bevilacqua e Bambara, la presidente della Commissione Sanità Antonietta D’Amico, la responsabile del nuovo reparto, Rosetta Mussari. E poi il direttore generale dell’Asp di Catanzaro Ilario Lazzaro, il direttore sanitario Luigi Mandia e il capo dipartimento Mimma Caloiero.
Quella del centro di neuropsichiatria infantile è una storia che affonda le radici in mesi lontanissimi e si è declinata in un’attesa durata oltre tre anni grazie alla tenacia del “Coordinamento Sanità 19 marzo” che, a Lamezia Terme, da anni sensibilizza la comunità, le istituzioni e la politica. «È una battaglia – racconta ai microfoni del Corriere della Calabria il coordinatore, Oscar Branca – che abbiamo sostenuto tutti insieme, con il cuore, perché le famiglie e questi bambini ce lo hanno chiesto, e non potevamo certo dire di no o girarci dall’altra parte. Perché l’indifferenza non è bene su questi temi, abbiamo sostenuto una battaglia lunghissima e oggi non ci sentiamo affatto vincitori, ma comunque soddisfatti dai sorrisi dei bambini». «È una battaglia nostra – ricorda ancora Branca – ma insieme a noi ci sono state tante altre associazioni che sostengono a loro volta le battaglie della sanità ma l’unità, a volte, porta a raggiungere prima i grandi risultati».
La nuova struttura, però, oltre a garantire ogni tipo di servizio essenziale ai piccoli pazienti, sarà un punto di riferimento fondamentale anche per le famiglie, costrette finora a viaggi estenuanti, e per il personale sanitario che potrà finalmente lavorare in una struttura adeguata e non più in piccole stanze, spesso improvvisate. Il centro sarà gestito, oltre che dal direttore (e clinico) Rosetta Mussari, da due neuropsichiatri infantili, 9 psicologhe che fanno parte però dell’ex equipe socio-psicopedagogico e quindi per contratto non possono effettuare interventi di psicoterapia, «una cosa gravissima» sottolinea ai nostri microfoni proprio la Mussari che spiega: «abbiamo poi un assistente sociale che fra poco però andrà in pensione, un oss, tre fisioterapisti per l’età evolutiva, tre neuropsicomotricisti TNPEE e cinque logopediste in gambissima per un totale di circa 90 bambini che abbiamo al momento in riabilitazione». Ci sono però poco più di 2mila bambini, cartelle aperte che «per noi, in qualunque momento, possiamo avere la richiesta di documentazione, di rivedere il bambino, facciamo i controlli e monitoraggi».
Ma, cosa ancora più importante, abbiamo oltre 200 bambini con disturbo dello spettro «ma purtroppo – sottolinea Mussari – come in tutto il Paese sono aumentate le richieste per le patologie neuropsichiatriche, con un abbassamento enorme dell’età degli esordi dei disturbi, quindi abbiamo circa 100 adolescenti e preadolescenti ma anche alcuni bambini in situazioni di gravi e complesse patologie psichiatriche».
«Nel rapporto umano – ha detto il vescovo di Lamezia Terme Parisi – c’è la vera cura e la vera cura è quella di poter assicurare un avvenire a questi piccoli perché una delle preoccupazioni più grandi delle loro famiglie è, appunto, quale sarà la loro sorte domani quando saranno da soli. Ed allora poter dare loro questa prospettiva futura è il vero senso della cura». «Quelli a voi affidati – ha aggiunto il Vescovo – non solo sono piccoli, ma hanno anche qualche difficoltà e questo è un aiuto, chiaramente, per loro, per le famiglie che sono quelle che, poi, più da vicino umanamente vivono queste situazioni». Quindi, rivolgendosi agli operatori, monsignor Parisi ha rimarcato l’importanza di «affidare davvero al vostro cuore e, soprattutto, alla vostra scienza questa umanità che ha bisogno solo di umanità. E questo, con le vostre professionalità e la vostra umanità, certamente qui si potrà realizzare. Questo lo chiediamo anche al Signore». (redazione@corrierecal.it)
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