COSENZA Una relazione «morbosa e di inaudita aggressività». Lo mettono nero su bianco gli inquirenti chiamati a far luce sulle morte di Lisa Gabriele, ritrovata senza vita (il 9 gennaio 2005) nei pressi di un casolare abbandonato in una zona boschiva di località “Manca di Gallina” del comune di Montalto Uffugo. Un cold case rimasto irrisolto, almeno fino ad oggi con la svolta nell’inchiesta denominata “Le malamour” e l’arresto di Maurizio Mirko Abate, 50enne ex poliziotto in servizio alla Stradale di Cosenza.
Analizzando gli elementi di prova a disposizione, gli investigatori hanno tratteggiato il profilo dell’ex agente ritenuto colpevole di omicidio. E’ una amica di Lisa Gabriele ad introdurre elementi che sottolineano la natura turbolenta del rapporto. «In una circostanza Abate l’ha picchiata violentemente causandole un occhio nero vistosamente evidente». La relazione si chiude, con la vittima «che non riesce a darsi pace». E’ l’estate del 2004 quando Lisa Gabriele confidò ad un militare di voler cercare «di ricucire il rapporto interrotto». Le testimonianza vanno avanti e tutte riportano il medesimo contenuto. Il rapporto tra i due era «burrascoso», «sbilanciato» e «malato». La ricostruzione effettuata tratteggia Lisa Gabriele come legata «ossessivamente e insensatamente all’uomo, impegnato in plurime relazioni in cui manifestava una spiccata propensione alla violenza che con Lisa, Abate, aveva modo di sfogare in modo abituale e con particolare brutalità». Sono alcuni parenti della vittima a raccontare i macabri contorni delle presunte violenze perpetrate dall’indagato. «Maurizio l’aveva picchiata più volte: la vidi con il braccio fasciato e mi disse che l’aveva fatta cadere dale scale». Il tutto sarebbe stato aggravato dalla «dedizione all’alcol e alla cocaina del poliziotto, incline a dipendenze di vario tipo e a perversioni sessuali». Insieme ad amici avrebbe «organizzato e trascorso incontri a sfondo sessuale con sei donne, spogliarelliste, serate lesbo-gay, di perversione totale».
E’ un poliziotto nelle sommarie informazioni testimoniali a riferire di aver appreso da un collega che «a seguito di un litigio in caserma tra Abate e Gabriele, quest’ultima era stata accompagnata in ospedale da due poliziotti». Del fatto vengono a conoscenza alcuni amici della vittima, poi sentiti da chi indaga. «Lisa aveva il viso gonfio e l’occhio nero» e ancora «nell’estate del 2004 mi trovavo in campeggio a Zambrone, Lisa mi chiamò per chiedermi di essere prelevata in ospedale», ma poi si recò a casa con la sua auto. «Mi recai a casa sua e trovai Lisa all’esterno, con il viso molto gonfio sul lato sinistro, ma anche il mento era malconcio, aveva lividi su un braccio». L’amico la convinse ad andare a Zambrone insieme e lungo il tragitto gli pose domande su quanto accaduto. «Lei non scambiò una parola e rimase in silenzio». L’episodio sarà poi confermato da una serie di soggetti chiamati a riferire sulle violenze subite dalla vittima. In merito al «pestaggio» datato 14-15 agosto 2003, saranno utili i riscontri contenuti nella cartella clinica redatta da un medico dell’Asp di Cosenza che attesta la presenza di «un trauma cranico minore, contusione orbito-zigomatica sinistra con ematoma tessuti molli, distorsione rachide cervicale, escoriazioni multiple, ecchimosi, eritema del collo, stato di agitazione».
Le violenze di Abate verso Lisa Gabriele sono state consumate «continuativamente e ininterrottamente fino a tutto il 2004». E’ il collaboratore di giustizia, Francesco Galdi, a fornire un chiaro resoconto temporale. Il pentito conobbe Lisa Gabriele quando lavorava come segretaria in una concessionaria e apprese proprio dalla ragazza come il suo compagno Maurizio Abate «le alzava spesso le mani». In un’altra circostanza, gli chiese di essere accompagnata a casa, convinta di morire prima o poi per mano di Maurizio. «Questo mi ammazza». Dal racconto del pentito emerge uno spaccato inquietante. «Mi raccontò che non poteva uscire con le amiche, le aveva fatto scenate di gelosia e seguita a casa più volte. Mi faceva capire che era quasi costretta ad assumere sostanze per fare quasi dei festini. E voleva ribellarsi a questo». Una relazione condita da pestaggi e da un «giro pericoloso fatto di serate a base di sesso, droga e perversioni». E’ una amica di Lisa Gabriele a confermare come Abate agevolasse l’uso di sostanze stupefacenti. «Lisa fumò qualche canna e lei mi disse che la droga gliela procurava Maurizio». E’ sempre il collaboratore Galdi a fornire ulteriori dettagli in merito al presunto coinvolgimento della vittima «in un brutto giro di persone che facevano uso di sostanze pesanti e prendevano parte a perversi giochi a sfondo sessuale anche in macabri contesti». Il pentito ricorda le parole sussurrate da Lisa Gabriele: «Questi sono malati, voglio uscirne». E aggiunge: «Parlava di una comitiva, facevano qualche serata, qualche festino, adesso nello specifico non so però aveva questo terrore di questa situazione come se non riuscisse ad uscirne, come se fosse imprigionata in qualcosa più grande di lei. Non era la paura fisica, era come un qualcosa tipo setta satanica». La vittima non stava evidentemente bene ed è un ex fidanzato a raccontare un episodio che certifica il suo precario equilibrio. «La incontrai in un bar a Rende, era ubriaca, mi avvicinai e si afferrò a me, abbracciandomi, e vomitò». Stanca di tutto, Lisa Gabriele decide di denunciare Abate, si reca in caserma e ribadisce la propria volontà ad un agente: «Voglio denunciare, non si doveva permettere».
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