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Il discorso

Meloni alla Camera: «Presidenzialismo e tregua fiscale» – IL TESTO

Discorso della premier a Montecitorio dove si vota per la fiducia al nuovo governo: «Mai provato simpatia per il fascismo»

Pubblicato il: 25/10/2022 – 11:35
Meloni alla Camera: «Presidenzialismo e tregua fiscale» – IL TESTO

ROMA Giorgia Meloni alla Camera per le dichiarazioni programmatiche, a un mese esatto dalle elezioni che hanno consacrato la maggioranza di centrodestra. Al suo ingresso è stata accolta da un lungo applauso della maggioranza. Immobili i deputati di opposizione. La premier è stata salutata da tutti i ministri, in particolare da Matteo Salvini che l’ha abbracciata. «Emozione per la solennità del momento», le prime parole di Meloni, per la quale quello della fiducia «è un momento fondamentale della nostra democrazia a cui mai dobbiamo assuefarci».

I ringraziamenti a Mattarella e Draghi

Meloni ha quindi espresso «un sincero ringraziamento a Sergio Mattarella, che nel dare seguito all’indicazione espressa dagli italiani il 25 settembre scorso non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli». Un «grazie» anche a Mario Draghi «che tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale ha offerto tutta la sua disponibilità perché vi fosse un passaggio di consegno veloce e sereno. Così dovrebbe essere sempre, così è nelle grandi democrazie».

«Celerità doverosa per la condizione attuale»

«La celerità era doverosa», perché la situazione del Paese «non consente di perdere tempo e noi non intendiamo farlo», ha affermato aggiunto nel suo intervento alla Camera, sottolineando che «noi oggi interrompiamo questa anomalia, dando vita un governo pienamente politico e rappresentativo della volontà popolare».

«Grande responsabilità essere la prima premier»

«Il mio ringraziamento, il più sentito, va al popolo italiano, a chi ha deciso di non mancare l’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto» nel «processo democratico che vuole nel popolo e solo nel popolo la sovranità», ha detto ancora Meloni nel suo discorso.
«Un ringraziamento va ai partiti della coalizione di governo, ai miei Fratelli d’Italia, alla Lega a Forza Italia, a Noi moderati ai loro leader, a quel centrodestra che» dopo avere vinto le elezioni ha dato «vita a governo in uno dei lassi di tempo più brevi della storia».
«È una grande responsabilità» per il governo e «per chi quella fiducia deve concederla o negarla. E’ un momento fondamentale della nostra democrazia a cui non dobbiamo assuefarci. Grazie a chi vorrà esprimersi, qualunque sia la scelta che farà».
«Tra i tanti pesi che oggi sento gravare sulle mie spalle oggi» c’è quello di essere «la prima donna capo del governo di questa nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto» sento «la responsabilità che ho nei confronti che di tutte quelle donne che attraversano difficoltà per affermare il loro talento», ha detto ancora la premier. Meloni ha ricordato anche quelle donne che «hanno costruito quella scala che oggi permette a me di rompere il tetto di cristallo».

«Manterremo gli impegni»

«Gli elettori hanno scelto il centrodestra» con il suo programma, «manterremo quegli impegni. So bene che ad alcuni osservatori e all’opposizione non piaceranno molte» delle nostre «proposte, ma non assecondo quella deriva per cui la democrazia» è più per qualcuno e meno per qualcun altro.
«Chi vuole vigilare sul nostro governo gli direi che possono spendere meglio il loro tempo: in quest’aula ci sono valide battagliere forze dell’opposizione che possono farsi sentire senza aver bisogno di soccorso esterno. Spero che chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto non a me ma al popolo italiano che non ha lezioni da prendere».
«L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze: è stato fondatore Ue, dell’alleanza atlantica, parte del G7 e culla insieme alla Grecia della civiltà occidentale e del suo sistema di valori, libertà uguaglianza e democrazia» e alle sue radici «classiche e giudaico-cristiane».
«Diamo vita a un governo pienamente politico, assumendoci tutte le responsabilità: anteporremo l’interesse nazionale a quello di parte e di partito, vogliamo liberare le migliori energie di questo paese e garantire un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere. Se per farlo dovremo scomodare potentati o fare scelte che non possono essere condivise da subito da alcuni cittadini non ci tireremo indietro perché il coraggio non ci difetta. Manterremo gli impegni presi con i cittadini».
«Ringrazio i tanti (leader internazionali, ndr) che mi hanno augurato buon lavoro. Non mi sfugge la curiosità per la postura che avrà l’Italia nell’Europa, dentro le istituzioni, perché quello è il luogo in cui farà sentire forte la sua voce». Poco prima la presidente del Consiglio ha detto di sentirsi «eredi di San Benedetto, patrono dell’intera Europa» ringraziando i vertici istituzioni europee dal presidente Michel, alla presidente von der Leyen a Metsola.
L’obiettivo del governo «non è frenare o sabotare l’integrazione europea ma contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia in risposta alle crisi», ha spiegato ancora Giorgia Meloni.

«Italia paese affidabile»

«L’Italia negli anni ha saputo dimostrare» affidabilità «a partire dalle tante missioni internazionali delle quali siamo stati protagonisti. E voglio per questo ringraziare le donne e gli uomini delle nostre Forze Armate per aver tenuto alto il prestigio dell’Italia nei contesti più difficili, anche a costo della propria vita: la Patria vi sarà sempre riconoscente».
Si dovrà anche a livello nazionale «rafforzare le misure a sostegno di famiglie e imprese», su bollette e carburanti, un «sostegno imponente» per creare un «argine al caro energia» che «ci costringerà a rinviare alcuni provvedimenti» in programma.
«Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato. È quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica».

«Riforma presidenzialista»

«Siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente”. Sulla riforma del presidenzialismo “vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per giungere alla riforma migliore e più condivisa possibile. Ma sia chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia di fronte ad opposizioni pregiudiziali. In quel caso ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito su questo tema dagli italiani: dare all’Italia un sistema istituzionale nel quale chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per quello che è riuscito a fare».
«Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni», ha aggiunto Meloni.

«Centrale la questione meridionale»

«Sono convinta che questa svolta sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali». 

«Colmare il gap digitale»

«Intendiamo tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal Pnrr, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security».
«Perché tutti gli obiettivi di crescita possano essere raggiunti, serve una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo, che deve essere paritetico e di reciproca fiducia. Chi oggi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con sospetto. Perché la ricchezza la creano le imprese con i loro lavoratori, non lo Stato tramite editto o decreto. E allora il nostro motto sarà ‘non disturbare chi vuole fare’».

«Nuovo patto fiscale»

«Da questa rivoluzione copernicana dovrà nascere un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri. Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato». 
“Il secondo” punto del patto fiscale sarà «una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle PMI) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco”. 
“Il terzo” punto del patto fiscale sarà «una serrata lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva)» che deve essere «vera lotta all”evasione non caccia al gettito», e sarà «accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora».

Le misure su lavoro e scuola

«C’è un tema di povertà dilagante» da non «ignorare. Sua Santità Papa Francesco, a cui rivolgo un affettuoso saluto, ha di recente ribadito un concetto importante: ‘La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro’». «Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare», ma “per gli altri”, «la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro». «Per come è stato pensato il rdc ha rappresentato una sconfitta», aggiunge.
«La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo», ha detto Meloni, nel suo discorso per la fiducia alla Camera, aggiungendo che è «una bomba sociale che continuiamo a ignorare ma che investirà in futuro milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli già inadeguati che si percepiscono attualmente».
«Si è polemizzato sulla nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e merito. Rimango sinceramente colpita. Diversi studi dimostrano come, oggi, chi vive in una famiglia agiata abbia una chance in più per recuperare le lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non dovesse premia il merito, perché quelle lacune non le colmerà nessun altro».

«Sosterremo la famiglia»

«C’è un’altra istituzione formativa importante, forse la più importante. Ed è la famiglia. Intendiamo sostenerla e tutelarla; e con questa sostenere la natalità”. Per uscire dalla glaciazione demografica», serve «un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società. Un nostro impegno» è «di aumentare gli importi dell’assegno unico e universale e di aiutare le giovani coppie ad ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente per l’introduzione del quoziente famigliare».

«Mai provato simpatia per il fascismo»

«Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso».

«Affronteremo il cancro mafioso a testa alta»

«La legalità sarà la stella polare dell’azione di governo. Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, nella quale la mafia uccise Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe». «Affronteremo il cancro mafioso a testa alta”, in “prima linea”, come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio». «I criminali avranno disprezzo e inflessibilità».

«Mai più lockdown»


«L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero Occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello».

Stretta sull’immigrazione

«Forse la più importante» cosa da fare sul fronte delle migrazioni è «rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa. Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano». «Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Ue e nazioni africane». 
«Perché non intendiamo in alcun modo mettere in discussione il diritto d’asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni. Tutto quello che vogliamo fare in rapporto a tema immigrazione è impedire che la selezione di ingresso in Italia la facciano gli scafisti».
Ieri la premier ha annunciato un manifesto per i 5 anni della legislatura. Alle 19 è previsto il primo voto di fiducia del Parlamento al nuovo governo di centrodestra. Domani voterà il Senato.

Il testo integrale del discorso

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