LAMEZIA TERME Da quando la scarsa presenza degli avvocati al maxi processo Rinascita Scott è diventata un caso mediatico, sembra si sia scoperchiato una sorta di vaso di Pandora. E a farne le spese potrebbe essere l’unico che ha sollevato il problema, uno dei pochi avvocati sempre presenti nell’aula bunker di Lamezia Terme a garantire che il processo vada avanti e che venga garantito il diritto di difesa degli oltre 300 imputati.
È accaduto che lo scorso lunedì l’avvocato del foro di Vibo Valentia, Giuseppe Artusa, abbia preso la parola a inizio udienza per comunicare al Tribunale, e fare mettere a verbale il fatto che « nella giornata di venerdì 21 ottobre, l’ordine degli avvocati di Vibo Valentia mi ha notificato l’avvio di un procedimento disciplinare, invitandomi a controdedurre non so bene su cosa visto che non mi hanno fatto contestazioni», ha detto Artusa. L’avvocato ha premesso di temere che «che questa vicenda, in realtà, sia un tentativo di condizionare, diciamo così, la mia libera determinazione se partecipare o meno alle udienze. E, in questo senso, mi attendo tutela da parte di questo Tribunale». Senza giri di parole l’avvocato Artusa ha chiesto che il verbale d’udienza venga trasmesso «alla Procura distrettuale di Catanzaro, al consiglio nazionale forense e al ministro di Giustizia che sono gli organi ai quali la legge attribuisce poteri di vigilanza sul mio ordine circondariale». Ma cos’è accaduto da sollevare una questione così grave?
In due occasioni, il 20 settembre e il 13 ottobre, l’avvocato Artusa ha sollecitato il Tribunale su una riflessione: «la presenza di un solo avvocato in aula non può garantire un effettivo diritto di difesa di tutti gli imputati», ha detto il diretto interessato. Anche perché si presentano questioni di incompatibilità visto che ci sono persone che sono imputate ma sono anche persone offese costituite parte civile nei confronti di altri coimputati.
È accaduto che il Tribunale di Vibo che presiede al maxi porcesso – Brigida Cavasino presidente, Gilda Romano e Claudia Caputo a latere – abbia trasmesso uno stralcio del verbale dell’udienza del 20 settembre all’ordine degli avvocati di Vibo Valentia per rimarcare il forte rischio di non garantire il diritto di difesa a tutti e di tirare anche il freno al processo. La questione è rimasta appesa fino a quando il caso non è diventato mediatico.
«Questo verbale inviato dal Tribunale ha “giaciuto” – ha raccontato il legale in aula –, senza che nessuno se ne prendesse cura minimamente, nel consiglio dell’ordine degli avvocati di Vibo Valentia per 17 giorni, dal 4 ottobre al 21 ottobre. Successivamente al 13 ottobre si è creato anche un caso mediatico rispetto al fatto che gli avvocati vibonesi disertano queste udienze, cosa che non è vera per quanto riguarda alcuni avvocati e soprattutto i penalisti più impegnati. Ma se noi andiamo a guardare la scansione temporale degli eventi, come diceva un politico dei tempi che furono: a pensar male si fa peccato ma però ci si azzecca sempre. Ed è per questo presidente che io le chiedo di inviare il verbale di questa udienza, oltre che alla Procura distrettuale di Catanzaro, anche al consiglio nazionale forense e al ministri di Giustizia che sono gli organi ai quali la legge attribuisce poteri di vigilanza sul mio ordine circondariale».
La domanda che pone Artusa è retorica: «Vorrei chiedere a questo Tribunale se essere l’unico avvocato presente in udienza, garantire con la mia presenza lo svolgimento dell’udienza, sollecitare il Tribunale a riflettere su questioni che riguardano l’effettività del diritto di difesa, che deve essere costituzionalmente garantito agli imputati, costituisce, eventualmente, un illecito disciplinare».
«Vede presidente, io ritengo questa cosa davvero una barzelletta – a spiegato Artusa –. E inizialmente l’ho ritenuta tale. Ma ho fatto anche delle altre riflessioni: in tutta franchezza mi auguro che questa scelta di mandarmi dinanzi all’organo disciplinare distrettuale, dove mi difenderò accuratamente, sia frutto di una frettolosa lettura del suo provvedimento. Se così fosse io manterrei questa questione nella mia sfera privata. Temo, però, di non poter escludere che questa vicenda, in realtà, sia un tentativo di condizionare, diciamo così, la mia libera determinazione se partecipare o meno alle udienze. E, in questo senso, mi attendo tutela da parte di questo Tribunale». Da parte dei giudici è giunta la massima solidarietà, espressa già nel corso dell’udienza.
«Avvocato Artusa noi le esprimiamo la nostra massima solidarietà. Ci dispiace per l’accaduto. Non possiamo che ringraziarla per la sua costante presenza in aula. Ha sempre assicurato il diritto di difesa. Ha consentito, come lei stesso ha ricordato, in moltissime occasioni, la celebrazione dell’udienza. Sicuramente trasmettiamo come da lei chiesto il verbale. Certamente la trasmissione del nostro verbale a di quell’udienza che lei ha ricordato (del 20 settembre, ndr) era soltanto per risolvere un problema pratico e chiedere che gli ordini degli avvocati potessero garantire la presenza in aula di almeno due difensori per garantire il diritto di difesa. Lei ha sempre garantito il diritto di difesa. Ci dispiace».
Sul punto è intervenuto anche l’ufficio di Procura, rappresentato in aula dal pm Annamaria Frustaci la quale ha garantito: «Io il verbale di oggi, indipendentemente dalle valutazioni che riterrà di fare il Tribunale, ritengo doveroso acquisirlo, anche d’ufficio».
Il sostituto procuratore ha ritenuto «che sia paradossale l’idea anche di avviare una contestazione disciplinare nei confronti di quei difensori che rispetto agli imputati di questo processo, e senza mai fare sconti, come è giusto che sia, all’ufficio di Procura, si sono prodigati per segnalare tutte le questioni, anche quelle di incompatibilità».
«È stato doveroso, quindi – detto il pm –, questo lavoro e questa attività che ha svolto l’avvocato Artusa per segnalare anche le incompatibilità che dovevano essere rilevate. Io prenderò il verbale dell’udienza di oggi proprio per approfondire questa questione. Perché è inimmaginabile che le persone che assicurano un diritto inviolabile, come quello di difesa, debbano poi essere, per questo, messe in una condizione di non poterlo assicurare con la pienezza con cui lo hanno fatto fino ad oggi».
Il pm Frustaci ha giudicato quella che si è venuta a creare «una condizione che ha dell’incredibile», anche alla luce del fatto che la Procura con largo anticipo, comunichi alle difese quali testi saranno sentiti, riguardo a quali capi di imputazione riferiranno e quindi quali saranno gli imputati coinvolti nel dibattimento.
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