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l’udienza

“Valle dell’Esaro”, concluso il controesame del pentito Roberto Presta

Nel processo in corso a Cosenza, l’attenzione è per il collaboratore di giustizia. Sollevata una questione sui verbali «non omissati» confluiti nell’inchiesta “Reset”

Pubblicato il: 26/10/2022 – 16:40
“Valle dell’Esaro”, concluso il controesame del pentito Roberto Presta

COSENZA Continua il controesame nei confronti del collaboratore di giustizia Roberto Presta. Questa mattina, dinanzi al Tribunale di Cosenza, i legali di alcuni degli indagati nel processo scaturito dall’inchiesta denominata “Valle dell’Esaro” hanno sollecitato il pentito. In aula, preliminarmente, l’avvocato Lucio Esbardo solleva una questione legata ai verbali di interrogatorio del pentito Presta finiti nell’inchiesta “Reset”, della Dda di Catanzaro, e quelli invece acquisiti nel processo “Valle dell’Esaro“. In buona sostanza, il legale fa notare al presidente e al Collegio giudicante come i documenti confluiti nell’inchiesta Reset fossero privi (in alcune parti) di omissis invece presenti negli atti finiti nel procedimento discusso nella giornata odierna. Per il pm Alessandro Riello non vi è una preclusione all’acquisizione dei verbali, ma – precisa il pubblico ministero – «vorrei comprendere quali dichiarazioni non omissate siano presenti in “Reset” e valutarle».

Il controesame

Cessioni di droga, usura, incontri e gestione dei presunti affari illeciti. Il collegio difensivo chiede continui chiarimenti al collaboratore Roberto Presta. E’ proprio l’avvocato Lucio Esbardo a sollecitare il pentito sulla sua presunta attività all’interno del gruppo. «Io ho fatto un’estorsione insieme a mio nipote ad una ditta di Reggio Calabria che ha fatto lavori tra Tarsia, Sibari e Altomonte» mentre per quanto attiene la “bacinella” «veniva utilizzata anche per pagare stipendi degli associati, i soldi li prendeva e li teneva mio fratello e poi li reinvestiva». Sulla posizione debitoria di alcuni affiliati, Presta precisa: «Davamo la droga a credito, chi la prendeva pagava la partita vecchia e riceveva il nuovo carico». Non tutti però avrebbero goduto del medesimo trattamento. «C’è chi dava solo una parte di soldi». Tocca all’avvocato Locco condurre il controesame. Presta ripercorre alcuni passaggi legati alla sua carriera criminale. «Mi sono sottratto all’arresto dopo l’operazione “Santa Tecla” dal 2010 fino ad agosto 2012 e non ho commesso nessun reato in questo periodo». Il pentito aggiunge: «Ero con mio fratello in quel periodo, ma quando ci hanno arrestato eravamo separati». Il legale chiede se nel corso del periodo trascorso in casa (per via dei domiciliari) il collaboratore di giustizia avesse mai incontrato qualcuno. E sul punto scatta la contestazione. «Quando ero ai domiciliari nessuno estraneo è mai venuto a casa mia» dice Presta in un interrogatorio del marzo 2021. In aula, invece, confessa di aver ricevuto il fratello. Ed ancora, l’avvocato Franco Locco segnala un’altra possibile contraddizione nel racconto fornito. In un verbale, lo stesso Presta avrebbe detto di non percepire “lo stipendio” dal gruppo, oggi invece ha sostenuto il contrario: «ogni tanto lo prendevo».
Il controesame continua e la contestazione riguarda sempre le narrazioni contenute in un verbale reso da Presta agli investigatori. In questa occasione, il tema riguarda l’attività di spaccio. «Lo spaccio era l’unica attività», sostenne Presta a chi lo interrogò, collegato dal sito riservato, questa mattina, aggiunge alle attività del gruppo anche l’usura. La prossima udienza è prevista nel mese di dicembre. (f.b.)

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