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Traffico internazionale di droga, svelata la rete dei narcos calabresi: arrestato il boss Umberto Bellocco – NOMI E VIDEO

Il gruppo criminale grazie a telefoni criptati comunicava con organizzazioni in Albania e in Brasile. In manette anche «il principale esponente del sodalizio»

Pubblicato il: 27/10/2022 – 8:19
Traffico internazionale di droga, svelata la rete dei narcos calabresi: arrestato il boss Umberto Bellocco – NOMI E VIDEO

REGGIO CALABRIA Duecento militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri, stanno eseguendo – con il supporto di altri Reparti del Corpo, nelle province di Reggio Calabria, Catania, Messina, Vibo Valentia, Salerno, Milano e Pavia – provvedimenti restrittivi della libertà personale, emessi dalla Sezione G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 24 soggetti (15 in carcere e 9 ai domiciliari) coinvolti in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
L’attività in rassegna costituisce lo sviluppo di una precedente operazione – denominata “Magma” – eseguita sempre dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O., diretta dalla Procura reggina – che avrebbe consentito di destrutturare il clan Bellocco di Rosarno – conclusa nel novembre 2019 con l’esecuzione di 45 misure cautelari personali. C’è anche il presunto boss della ‘ndrangheta Umberto Bellocco, di 50 anni, di Rosarno, considerato il principale esponente del gruppo criminale, tra gli arrestati dell’operazione. Nipote del boss Mario Bellocco, Umberto Bellocco, secondo quanto è detto nel capo d’imputazione a suo carico, «ha fornito costanti istruzioni agli associati su come portare a termine le singole contrattazioni e supervisionava nel suo complesso tutta l’attività criminale del gruppo”. Il suo “fedelissimo”, secondo l’accusa, era Giuseppe Cotroneo, di 49 anni, anche lui tra gli arrestati, al quale l’accusa attribuisce il ruolo di organizzatore del traffico».

L’operazione

Nel dettaglio – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – l’operazione odierna avrebbe confermato la forza e la capillarità, sia su scala nazionale che internazionale, dei narcos calabresi, che continuano a porsi quali interlocutori privilegiati con le più qualificate organizzazioni mondiali, garantendo una sempre maggiore affidabilità.
La disponibilità di ingenti capitali di provenienza illecita e la spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico hanno permesso all’organizzazione investigata, che sarebbe stata promossa e diretta da un membro di vertice del citato casato reggino, di consolidare un ruolo rilevante nel narcotraffico internazionale servendosi, tra l’altro, di preferenziali e collaudati canali di approvvigionamento esteri.

I collegamenti in Albania e in Brasile

Il gruppo criminale, che per comunicare faceva uso di telefoni cellulari criptati, ovvero di cabine telefoniche pubbliche, si interfacciava con differenti organizzazioni aventi le proprie basi operative in Albania ed in Brasile.
In tale contesto, sarebbe stato scoperto che l’organizzazione era in grado di far giungere dal Brasile ingenti partite di cocaina, stoccate in Svizzera, per poi essere trasportate in Lombardia ed essere cedute ad individuati acquirenti, tra i quali figura un soggetto albanese di particolare rilievo criminale.
A seguito di problematiche legate al pagamento del narcotico, attesi i solidi rapporti in essere, un membro dell’organizzazione brasiliana fornitrice si sarebbe finanche recato in Calabria per incontrare il capo del sodalizio criminale, per addivenire ad una soluzione.
Prima dell’incontro – monitorato dagli investigatori – al fine di far comprendere in maniera chiara l’importanza del soggetto che si apprestava ad incontrare, un indagato palesava al referente brasiliano lo spessore criminale del proprio dominus, ostentando, al fine di fugare ogni dubbio, il contenuto di articoli stampa da cui spiccava la caratura della compagine criminale di appartenenza.

La produzione e lo spaccio

L’inchiesta, ancora, avrebbe consentito di scoprire come la consorteria criminale producesse, in proprio, ingenti quantitativi di cannabis indica curandone i successivi processi di lavorazione (asciugatura, essicazione, pesatura e confezionamento).
Invero, nel corso dell’attività è emerso come gli indagati, al fine di diversificare ed intensificare la fiorente attività illecita, hanno realizzato una coltivazione di marijuana all’interno di una zona rurale del Comune di Candidoni (RC) nella quale sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro 1227 piante di cannabis, nonché 74 Kg della medesima sostanza stupefacente, consentendo l’arresto di due dei responsabili, colti nella flagranza di reato.
La compagine criminale gestiva, inoltre, una consolidata attività di smistamento dello stupefacente attraverso l’impiego di appositi corrieri, sempre pronti a rifornire molteplici “piazze di spaccio”, fungendo da spola tra il territorio calabrese e quello siciliano. In un’occasione, infatti, veniva arrestato, in flagranza di reato, un affiliato in procinto di imbarcarsi per la Sicilia.
L’attività di servizio in rassegna testimonia la costante ed efficace azione posta in essere dalla Guardia di Finanza e dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia nel contrasto dei fenomeni connotati da forte pericolosità sociale, tra cui i traffici illeciti di sostanze stupefacenti.

I nomi

La custodia cautelare in carcere è stata disposta per Francesco Agostino, di 37 anni; Angelo Arrigo (26); Antonio Bevilacqua (47); Antonio Caracciolo (37); Giuseppe Corapi (47); Antonino Consolato Costantino (39); Alessandro Idone (41); Carlo Pezzo (41); Ersido Shkurti (29), di nazionalità albanese; Vittorio Tamburella (36); Giovanni Greco (38); Massimo Greco (37) e Claudio Alexandre Caldas De Castro (49), brasiliano. Nei confronti di quest’ultimo, che si trova nel Paese sudamericano, è stata avviata la procedura di arresto e di estradizione. Caldas De Castro, secondo quanto è emerso dalle indagini, ebbe un incontro in Calabria nel 2018 con Umberto Bellocco per concordare il pagamento di un’importante partita di cocaina.
Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti i fratelli gemelli Diego e Matteo Carbone, di 25 anni; Maurizio Di Stefano (36); Francesco Di Giacco (36); Raffaele Macrì (38); Salvatore Macrì (36); Luigi Monreale (43); Francesco Privitera (25) e Gioacchino Cosimo Raso (61). Altre quattro persone risultano iscritte, nell’ambito della stessa inchiesta, nel registro degli indagati.

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