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L’antimafia ricorda Lucio Ferrami. «Morto per difendere la sua libertà»

Ad Acquappesa la cerimonia a 41 anni dall’agguato. «A quei tempi quando si denunciava si restava soli, oggi si trova sostegno»

Pubblicato il: 28/10/2022 – 8:13
L’antimafia ricorda Lucio Ferrami. «Morto per difendere la sua libertà»

ACQUAPPESA Un ricordo che è anche impegno antimafia. Si è svolta ad Acquappesa, in contrada Zaccani, la commemorazione dell’imprenditore vittima della ‘ndrangheta Lucio Ferrami nel giorno del 41mo anniversario della morte, nel luogo dove avvenne l’agguato e nel quale la deposizione di una corona di fiori ne omaggia il ricordo.
Un appuntamento annuale, voluto e organizzato dall’associazione antiracket Mani Libere di Cosenza a lui intitolata, con lo scopo di diffondere un messaggio di partecipazione attiva alla cittadinanza e alle nuove generazioni.
Un incontro che ha registrato la partecipazione delle istituzioni – presenti il sindaco di Acquappesa Francesco Tripicchio e il sindaco di Cetraro Ermanno Cennamo – e dei rappresentanti delle forze dell’ordine, che hanno mostrato appoggio e vicinanza ai familiari di Lucio Ferrami – la vedova Maria Avolio, il figlio Pierluigi, la sorella Franca Ferrami – e ai componenti dell’associazione Antiracket di Cosenza, rappresentati da Alessio Cassano e Francesco Dursi, che insieme a Maria Teresa Morano, coordinatrice regionale Antiracket, hanno sottolineato l’importanza di un momento di riflessione e condivisione, soprattutto per la presenza, anche quest’anno, di un gruppo di alunni frequentanti la 3°B dell’istituto comprensivo “G. Cistaro” di Guardia Piemontese che, accompagnati dai docenti Simona Tucci e Pietro Sellitto, hanno realizzato alcuni elaborati.
Nell’occasione è stata annunciata una collaborazione anche con il liceo artistico di Cetraro guidato da Graziano Di Pasqua, per la quale un gruppo di allievi sta realizzando un mosaico a tema sotto la direzione del prof Salvatore Abbate.

L'antimafia ricorda Lucio Ferrami. «Morto per difendere la sua libertà»

«Da luogo dimenticato a luogo d’incontro»

«Ogni anno siamo orgogliosamente qui – ha esordito Maria Teresa Morano – e siamo contenti che da luogo dimenticato, com’è stato per trent’anni, sia diventato un posto dove ci si incontra, si parla e si ricorda. Perché la memoria è ciò che siamo».
«Il caso di Lucio Ferrami – ha dichiarato Alessio Cassano – è la testimonianza che quarant’anni fa, quando si denunciava, si rimaneva da soli. Oggi chi denuncia trova un’associazione forte, che assiste e sostiene le vittime in tutte le fasi».
«Un’occasione di conversione per tutti», secondo don Ennio Stamile, in rappresentanza dell’associazione Libera. «Lucio Ferrami è morto per difendere la sua libertà, la sua dignità e il suo lavoro. Diritti fondamentali, presenti nella Costituzione, che non possono essere calpestati». «La pace – ha aggiunto – si costruisce su libertà, verità, giustizia e solidarietà e ognuno di noi ha il diritto di esercitare la sovranità che ci conferisce la carta costituzionale».
«Per anni siamo stati vittime di una distorsione culturale – ha affermato il viceprefetto Osvaldo Caccuri – per cui nelle mafie si è parlato di rispetto e di uomini d’onore. Pensando a ciò che è successo qui quarant’anni fa ci rendiamo conto che non c’è alcun onore, né azione meritevole o valore nell’agire in gruppo contro un uomo solo. Per ciò che rappresenta ci inchiniamo a Lucio Ferrami, il cui gesto ha avuto come conseguenza la nascita di un’associazione Antiracket con la sua azione di contrasto e resistenza al crimine vigliacco e parassitario».

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