“Quando tu ti chiami Mancuso Emanuele in Calabria, sei un sindaco, sei un primario, fai da padrone”.
Il baciamano ad Antonio Mancuso. Il comportamento da ‘ndranghetista di alcune madri e il dolore di altre madri alle quali del figlio è stato restituito “un pugno di cenere”.
Domenica alle 23:40 su Rai Uno, nello speciale del TG1 che si intitolerà “Strappi”, si ricostruisce uno spaccato della ‘ndrangheta in Calabria, attraverso testimonianze esclusive come quella del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso che racconta la sua vita prima e dopo la decisione di pentirsi e di accusare di gravi reati i componenti della propria famiglia, una decisione presa per il bene della figlia che stava per nascere. Una bimba che oggi ha quattro anni e per la quale Mancuso sta lottando senza tregua per averne l’affidamento. Lui che si è visto rivoltare il mondo contro, quando ha cominciato a collaborare, a partire da sua madre, spiega al giornalista Alessandro Gaeta: “Le mamme sono la culla della ‘ndrangheta perché proiettano i propri figli con una mentalità da ‘ndranghetista”.
Nel servizio anche un’intervista al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.
“Se quel bambino sta crescendo con una cultura mafiosa bisogna immediatamente sradicarlo e portarlo a mille chilometri di distanza”, questo dice Gratteri in uno spaccato della sua intervista.
“La sconfitta più grave della nostra società è il silenzio degli onesti”, racconta un’altra intervistata.
La ‘ndrangheta divide, lacera. Che siano famiglie, vite umane, pezzi interi della società.
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