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inchiesta “reset”

Il territorio di Altomonte rimasto “senza padrone” viene «ereditato» dai Presta

La morte di «un personaggio di spicco della ‘ndrangheta» determina un problema di legittimazione del potere criminale

Pubblicato il: 30/10/2022 – 19:09
Il territorio di Altomonte rimasto “senza padrone” viene «ereditato» dai Presta

COSENZA La supremazia criminale di un gruppo viene spesso esercitata in un preciso ambito territoriale. Aree lasciate scoperte diventano terreno fertile per chi ha intenzione di ottenere un lasciapassare per trasformarlo in territorio ricco di opportunità illecite. Nell’inchiesta denominata “Reset“, gli investigatori intercettano un tentativo da parte di un soggetto di “occupare” il territorio di Altomonte rimasto scoperto dopo «l’uscita di
scena di Saverio Magliari (deceduto), personaggio di spicco della ‘ndrangheta, legittimato ad esercitare tale potere criminale, oggi “ereditato” dai Presta».

Le richieste al gruppo Presta

Il suo soprannome è «Bassotto» e per chi indaga è «un pregiudicato stanziale ad Altomonte». E’ lui a chiedere a Roberto Presta (oggi collaboratore di giustizia) di «promuovere un incontro affinché venisse ribadito l’ambito territoriale della propria influenza criminale, esercitata in Altomonte, al fine di evitare l’insorgere di problemi con altre analoghe organizzazioni limitrofe». Il gruppo Presta eserciterebbe una decisiva influenza criminale su una definita porzione di territorio (all’interno del quale è ricompreso anche Spezzano Albanese). Questa circostanza si desume da una ulteriore importante conversazione tra Tonino e Roberto Presta, in cui i due fratelli parlano della possibilità manifestata da un soggetto di Schiavonea, titolare di una pescheria a
Terranova di Sibari, di aprire un secondo esercizio anche a Spezzano Albanese. «Ha già
una pescheria a Terranova, però vuole aprire una pescheria pure a Spezzano… gli devi domandare se ci sono problemi…hai capito?
».
Il passaggio è cruciale, non solo perché sottolinea l’autorità riconosciuta in capo ai Presta
in un preciso ambito territoriale, ma anche perché tale legittimazione può garantire un “controllo del territorio” «tanto da indurre un esercente, che evidentemente già godeva di una protezione in una zona controllata da altre famiglie, a rivolgersi al clan di riferimento per quella diversa area geografica, per ottenere il necessario nulla osta all’avvio dell’attività».

L’egemonia dei Presta

E’ il 24 marzo 2017 quando i fratelli Presta, Tonino e Roberto, vengono intercettati. Nel contare il danaro da destinare alle casse del clan (la bacinella) e da reinvestire, parlano della possibilità di rilevare un negozio di articoli sportivi all’interno di un centro commerciale, estromettendo il titolare e intestando l’attività ad un prestanome. Roberto Presta dice: «Quello della Sicilia … che ora facciamo un’altra cosa … facciamo Tonì … oltre … hai visto che ti avevo detto per il fatto del locale … di 250 (duecentocinquanta) metri … nel centro commerciale … e coso … c’è un altro negozio… Ora che vogliamo fare noi! … Facciamo cacciare questo qua … l’intestazione sua !!! … E ci piazziamo … la cosa!!!».
L’acquisizione – osservano gli investigatori – sarebbe avvenuta attraverso una ditta la cui sede sarebbe stata trasferita a Brescia. E’ sempre Roberto Presta a riferire i dettagli: «No ma già ce l’hanno loro!!! E noi questa ditta qua la prendiamo e la spostiamo là … con la sede a Brescia !!!». Secondo quanto emerso, «Antonio Presta aveva progettato di rilevare l’esercizio commerciale contro la volontà dell’attuale intestatario, avendo già individuato un personaggio cui intestare fittiziamente l’attività», un soggetto non meglio identificato. Ma l’uomo individuato, “non era pulito”, poiché gravato da precedenti che lo avrebbero reso inadatto all’intestazione dell’attività.

«Le sim pulite»

Il controllo del territorio si esercita, non solo con l’esercizio del potere, con il danaro e con l’aiuto degli affiliati ma anche attraverso una costante attività di elusione dei controlli delle forze dell’ordine. In una conversazione captata, Roberto Presta istruisce Fabio Giannelli alias “Leoncino” sulla necessità di utilizzare telefoni e «schede sim pulite». «Questo messaggio qui.. fammi vedere…. adesso lo vediamo quando ci fermiamo … questo è un telefono in incognito». (f.b.)


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