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Ospedale di Locri, la rabbia di cittadini e associazioni. «Il nostro appello arrivi alle Istituzioni»

Il racconto di una cittadina: «In ortopedia esercitato un abuso di potere. Non vogliamo usare “santi in paradiso” per far valere un diritto»

Pubblicato il: 03/11/2022 – 8:37
di Mariateresa Ripolo
Ospedale di Locri, la rabbia di cittadini e associazioni. «Il nostro appello arrivi alle Istituzioni»

LOCRI È la mattina di lunedì 24 ottobre quando alle porte del reparto di ortopedia dell’ospedale di Locri bussano due carabinieri. I militari erano stati chiamati dal personale sanitario perché due donne stavano protestando: rivendicavano il diritto di poter vedere la madre, una ultraottantenne affetta da demenza senile che era stata ricoverata il mercoledì precedente. A impedire la visita un regolamento datato luglio 2022. «Temporanea sospensione accesso dei visitatori ai reparti», si legge sul foglio affisso all’ingresso. La causa, riporta il documento, è «la gravità della situazione epidemiologica».

La denuncia: «Esercitato un abuso di potere»

«Un regolamento assolutamente non valido che vieta alle persone di poter entrare, è illegittimo perché non c’è nessuna fonte di legge che lo avvalora», afferma Concetta Grasso, figlia della paziente, di cui raccogliamo la testimonianza. «Noi non vogliamo usare “santi in paradiso”, perché abbiamo conoscenze, – sottolinea – ma vogliamo utilizzare i canali normali. Non vedo perché debba utilizzare conoscenze per far valere un mio diritto. Abbiamo quindi deciso di usare i canali corretti inviando delle mail». Dopo un fine settimana senza risposte, il lunedì mattina Concetta e la sorella si recano in direzione sanitaria. «Qui – racconta – il vicedirettore ci ha detto che effettivamente avevamo ragione. Avevamo il tampone, avevamo la legge 104 che consente alle persone affette da demenza senile di avere un caregiver». La situazione si complica però quando le due donne arrivano davanti al reparto di ortopedia. «Abbiamo spiegato come stavano le cose e aspettato, ma hanno continuato a ribadire che non potevamo entrare», afferma la donna che avrebbe quindi deciso insieme alla sorella di varcare ugualmente la soglia. «La norma sulla porta – spiega – era illegittima, era decaduta. In teoria può entrare chiunque, qui viene esercitato un abuso di potere». «L’auspicio – fa sapere infine – è che ciò che accade non rimanga un fatto isolato, ma si possa diffondere un accorato appello di attenzione maggiore da parte delle istituzioni».

La rabbia di cittadini e associazioni

Chiedono risposte da parte delle istituzioni, ma sono stanchi e sfiduciati i cittadini della Locride. Reclamano «il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione e il diritto di essere trattati come tutti gli altri». Sono diverse le motivazioni che li spingono a ritenersi cittadini di serie B. E per questo continua la loro battaglia, insieme alle associazioni, in difesa del diritto alla salute. Dopo le polemiche delle scorse settimane che hanno visto al centro la decisione della Regione di «rimodulare il piano di finanziamenti Inail previsti per gli ospedali, togliendo – sostengono alcuni – quelli stanziati per la ristrutturazione dell’ospedale di Locri» (circostanza smentita dal presidente della Regione e commissario alla sanità Roberto Occhiuto), si continuano a denunciare «ritardi inaccettabili», mancanza di fondi, servizi, strumentazione, personale e «strutture inadatte». Di fatto, l’intero ospedale risulta indebolito. Non solo per la carenza di medici, ma anche per le criticità sulle condizioni strutturali. Negli ultimi anni il controsoffitto del pronto soccorso è crollato per ben due volte, e solo per cause del tutto fortuite non si sono registrati feriti.

«In ospedale c’è anarchia»

Per il segretario territoriale della Uil-Fp Nicola Simone «l’ospedale è in una situazione positiva in quanto si sta procedendo all’assunzione di nuovi primari, ma – sottolinea il sindacalista – il problema principale attualmente è che c’è una disorganizzazione organizzata che non produce gli effetti desiderati dai pazienti e dai lavoratori». Secondo Simone in ospedale si agirebbe in «anarchia», un modo di fare che porterebbe «a una situazione di incomprensione tra gli stessi operatori e i pazienti». Per questo, dice, «si raggiungono situazioni di una gravità incredibile come quello che è accaduto nel reparto di ortopedia».

«All’ospedale di Locri cosa rimane?»

«All’ospedale di Locri cosa rimane?», si chiede Bruna Filippone, presidente del Comitato “Difendiamo l’Ospedale”. Lo scorso giovedì ancora una volta cittadini e associazioni si sono riuniti per fare il punto e per chiedere che «a partire dagli enti locali, passando per la Regione, fino ad arrivare a Roma, si attivino tutte le procedure e gli atti necessari perché la Sanità della zona sia la stessa delle Regioni che forniscono servizi efficienti e sicuri». «Attiveremo, – hanno fatto sapere – in caso di non riscontro alle nostre richieste entro breve tempo, iniziative sul territorio per richiamare una maggiore attenzione al diritto fondamentale alla cura degli anziani, in un territorio con forti problemi economici e sociali». «Ci troviamo davanti a una struttura che ha bisogno di finanziamenti», ribadisce Filippone, che conclude con un messaggio chiaro e diretto alla politica a tutti i livelli: «Come cittadini siamo stanchi perché a noi viene sempre tolto. Non si capisce perché l’ospedale di Locri venga sempre emarginato da qualsiasi tipo di miglioramento. I medici che ci sono non possono lavorare più in queste condizioni. Sono pochi e non hanno strumenti. L’ospedale fa capo a 42 Comuni, non si tratta solo di Locri, ma qua le cose così sono e così rimangono». (redazione@corrierecal.it)

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