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Il ricordo

«Frank Costello, da Lauropoli a Cosa Nostra»

Già a dire che morì per un attacco cardiaco, a 82 anni, nel 1973, sì capisce come Francesco Castiglia da Lauropoli, alias Frank Costello, capomafia di spicco del novecento americano, sia stato un …

Pubblicato il: 05/11/2022 – 8:22
di Mario Campanella*
«Frank Costello, da Lauropoli a Cosa Nostra»

Già a dire che morì per un attacco cardiaco, a 82 anni, nel 1973, sì capisce come Francesco Castiglia da Lauropoli, alias Frank Costello, capomafia di spicco del novecento americano, sia stato un uomo fortunato e “intelligente”.
Nemmeno la pallottola che gli sparò Vincent Gigante nel 57( futuro erede di Gotti) gli recise la vita.
Nato nel 1891 a Lauropoli,dove ancora è conservata la sua casa,da famiglia poverissima , Francesco Castiglia iniziò le sue gesta da criminale a diciassette anni. Rapine ripetute che gli costarono i primi arresti, fino al salto di qualità a 24 anni, quando in possesso di un’arma e preso dalla polizia dichiarò di chiamarsi Frank Costello.
Legato all’inizio alla mafia ebraica (sposò anche una donna ebrea) la svolta per lui arrivo quando iniziò Il sodalizio con Lucky Luciano.
Gioco d’azzardo e prostituzione,i due business core di cosa nostra,fecero la sua fortuna e quella di Lucky, fino a quando il mitico sindaco di New York, Fiorello La Guardia, non diede uno smacco netto alle famiglie, già provate dal proibizionismo.
Arrestato, condannato,poi libero, l’uomo dì Cassano divento il primo ministro della commissione.
Era lui che teneva i rapporti con Il partito democratico e i sindacati, ai quali elargiva le somme di denaro per la protezione politica.
Frank Costello fu nominato consigliori della famiglia Genovese e, con Lucky Luciano, organizzò i dettagli dell’appoggio della mafia allo sbarco in Italia.
Nel dopo fascismo fece parte di quelli che scelsero,da Calogero Vizzini ad altri, i sindaci siciliani espressione diretta della mafia e iscritti alla Dc.
L’attentato del 57 gli fece capire che avrebbe dovuto lasciare la guida della famiglia Genovese. Vincent Gigante, che dopo la morte di John Gotti girava in pigiama nella grande mela per farsi passare per pazzo, forse sbaglio volontariamente il colpo.
Costello capii che l’unica condizione per salvarsi la vita sarebbe stata quella di ritirarsi, quasi fosse stato un onesto dirigente d’azienda.
Coltivò i rapporti con Lauropoli per tanto tempo.
Come il suo storico mentore Luciano, riuscii a morire nel suo letto.
Una fortuna in quegli anni terribili in cui Little Italy era diventata un teatro di sangue.
Tradizionalista, Castiglia non amava la droga. Come raccontato magistralmente da Puzo, temeva che potesse fargli perdere i contatti e le protezioni altolocate. Non era lui,il Padrino, ma ci arrivo vicino. Da Lauropoli.
*giornalista

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