CATANZARO Tra emergenze vecchie e nuove, si apre una nuova fase per la sanità della Calabria, in piano di rientro da 13 anni e commissariata da 12 anni. Accogliendo le sollecitazioni del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che è anche commissario della sanità calabrese, il governo ieri ha approvato la proroga di sei mesi del cosiddetto “Decreto Calabria”, il provvedimento che contiene misure straordinarie per affrontare le gravissime criticità del settore regionale.
Avrà effetti concreti, la proroga della legislazione speciale per la Calabria disposta dal Consiglio dei ministri, come del resto si può intuire dal tenore del comunicato diramato a fine seduta del Cdm: anzitutto si fa «particolare riferimento al termine del commissariamento» a questo punto rinviato alla metà del prossimo anno, quindi si declinano gli obiettivi del testo, che sono quelli di «consentire alla Regione di proseguire le attività avviate in relazione al personale degli enti del Servizio sanitario regionale, completare il consolidamento della struttura manageriale della sanità e avviare a pieno regime l’Azienda Zero quale struttura di governance della sanità regionale». Molto significativa è la “postilla” finale contenuta nel comunicato del Cdm, laddove si specifica che il testo di proroga del Decreto Calabria «prevede la decadenza dei sub-commissari delle Asl e di altri enti, già nominati, ove non espressamente confermati dal commissario»: secondo gli addetti ai lavori, dunque, adesso il commissario Occhiuto avrà in sostanza maggiori e più ampi margini di manovra per la scelta dei manager delle Asp e delle aziende ospedaliere, manager che Occhiuto pertanto potrà confermare o sostituire con mani più libere rispetto al recente passato. Inoltre, con la proroga del Decreto Calabria Occhiuto e la struttura commissariale potranno procedere più speditamente all’attività di accertamento e quantificazione del sempre misterioso debito commerciale della sanità calabrese, attività che Occhiuto, affiancato anche dalla Guardia di Finanza, conta di chiudere entro la fine dell’anno ritenendo che l’ammontare dello stock possa essere alla fine inferiore a quello paventato.
Con la proroga della legislazione speciale comunque viene cristallizzato ancora una volta il dato della situazione di emergenza del settore in Calabria, emergenza del resto plasticamente resa ad agosto dalla decisione dello stesso Occhiuto di ricorrere all’ingaggio di medici da Cuba per sopperire alle gravissime carenze di personale sanitario (all’appello negli ospedali e nelle strutture calabresi mancano in pratica oltre 2.500 unità): l’arrivo degli operatori caraibici ha alimentato le sempre infuocate polemiche che caratterizzano storicamente la sanità calabrese, anche se Occhiuto ha sempre specificato che si tratta di una misura “tampone”, valida fino a quando non saranno espletati i concorsi. E una risposta in tal senso lo stesso commissario Occhiuto, insieme al nuovo ente regionale di governance Azienda Zero, l’ha data un mese fa lanciando la cosiddetta “manovra d’autunno”, in pratica l’avvio delle procedure – affidate alle Asp e alle aziende ospedaliere – per reclutare nuovo personale, quindi stabilizzazioni e concorsi per complessive 3.600 nuove assunzioni. In più nell’ultima seduta del Consiglio regionale è stata approvata una legge – anche questa molto contestata e secondo alcuni addetti ai lavori a rischio di impugnazione da parte del governo – che prevede incentivi fino a 100 euro all’ora ai medici ospedalieri che decidono di fare straordinari nei pronto soccorso in modo da evitare il ricorso a strumenti come i medici “a gettone” delle cooperative e agli stessi cubani. In definitiva, sono ancora tanti i punti di estrema debolezza della sanità calabrese, anche se qualche segnale di inversione di tendenza si sta già materializzando: sul piano della tenuta contabile infatti ora la sanità calabrese non ha più un passivo, visto che secondo quanto emerso dagli ultimi monitoraggi al’ultimo Tavolo Adduce la Calabria ha chiuso il 2021 con un risultato positivo di 145 milioni. (Agi)
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