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Cura del dolore, Ceniti: «Il paziente al centro. Valutiamo aspetti psicologici, biologici e sociali»

Il dirigente medico dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza: «Il dolore non è più da considerare un sintomo, bensì una malattia»

Pubblicato il: 06/11/2022 – 10:01
Cura del dolore, Ceniti: «Il paziente al centro. Valutiamo aspetti psicologici, biologici e sociali»

LAMEZIA TERME «Il dolore non è più da considerare un sintomo, bensì una malattia». Che cos’è la terapia del dolore, di cosa si occupa l’algologo o terapista del dolore, quali sono le tecniche e come sono cambiate nel corso degli anni. Tanti gli argomenti affrontati nel corso dell’ultima puntata di “Salute e Sanità”, il format de L’altro Corriere Tv, andato in onda ieri sera. Ospite di Soave Pansa la dottoressa Silvia Ceniti, dirigente medico di primo livello dell’Unità operativa complessa di terapia del dolore e cure palliative dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, il cui direttore è il dottor Francesco Amato.

Algologia e cura del dolore

«Il medico algologo si occupa della persona che soffre di dolore e questo è l’altro elemento fondamentale da sottolineare, cioè la sofferenza globale, non solo più la valutazione semplicemente di un sintomo, ma di una malattia, che rientra poi in tutte quelle che sono le malattie croniche. Ci sono una serie di patologie che evolvono verso quella che è la cronicizzazione e tra queste anche il dolore», ha spiegato Ceniti rispondendo alle domande di Soave Pansa. «La Iasp, la International Association for the Study of Pain, nel 1979 ha dato la prima definizione di dolore: il dolore veniva definito come un’esperienza emozionale sensoriale che era correlata ad un danno o un danno tissutale e si fermava a questo punto», ha detto Ceniti, che ha spiegato: «Nel 2018 è stata rivista questa definizione proprio perché negli anni si è evoluta la presa in carico dei nostri pazienti: non più la cura semplicemente del danno, ma la cura della persona. È questo quello che stiamo cercando di modificare nei setting di cura della nostra realtà quotidiana. La nuova definizione specifica che non è solo una lesione correlata ad un danno tissutale, ma è correlata ad una serie di fattori psicologici, biologici e sociali, che riguardano nella globalità la persona».

Gli aspetti psicologici, biologici e sociali

«Non si va a trattare solo la malattia che ha determinato il dolore, ma si va a trattare tutto ciò che ruota attorno alla persona in maniera globale: dall’aspetto psicologico a quello biologico e sociale». Dal punto di vista sanitario, dunque, spiega la dottoressa Ceniti, «i nuovi modelli organizzativi che vanno a valutare la persona che soffre di dolore sono organizzati attorno alla persona». Per fare ciò è necessario un team di specialisti e di varie professionalità. «Bisogna considerare – ha spiegato Ceniti – che chi soffre di dolore ha dietro un vissuto, una famiglia e quindi il dolore si ripercuote su quella che è la qualità di vita, non solo della persona che ne soffre, ma anche dell’intera famiglia e della comunità». L’impatto è infatti anche sociale ed economico. «È un periodo drammatico, per cui dobbiamo anche fare i conti con la spesa sanitaria. Il dolore si va a inserire in un ambito di costi eccessivi». Fondamentale, secondo la dottoressa Ceniti, è «il primo approccio» in pronto soccorso, e «intercettare in maniera precoce la diagnosi per evitare una inappropriatezza in termini di terapeutici, ma anche in termini organizzativi». «Chi va in pronto soccorso per un dolore generico deve essere poi indirizzato in un percorso ben preciso».

L’importanza dell’organizzazione

Focus poi sul centro diretto dal dottor Francesco Amato e che si trova presso il presidio ospedaliero Mariano Santo, con all’interno vari setting di cura. «Il nostro – afferma Ceniti – è uno dei centri più all’avanguardia in Italia per quanto riguarda l’ambito della terapia del dolore». «I pazienti accedono attraverso un ambulatorio di prime visite e poi vengono indirizzati verso percorsi ben precisi», spiega la dottoressa che sottolinea come alla base ci sia l’organizzazione: «Se non c’è organizzazione non c’è salute». «È fondamentale l’organizzazione, seguire dei modelli organizzativi innovativi, perché così come c’è l’innovazione terapeutica, così come si stanno venendo fuori le nuove terapie e le target therapy, anche i modelli organizzativi si sono dovuti adeguare a questi cambiamenti di tipo socio assistenziale». I pazienti vengono quindi seguiti in team multidisciplinari e vengono sempre rimandati al centro, qui infatti si monitora l’andamento della terapia o la necessità di ulteriori approfondimenti.
«Il dolore oncologico non è l’unico che viene trattato – spiega Ceniti – ci sono pazienti che soffrono di altri tipi di dolore: dal dolore lombare, alle cervicobrachialgia, alle nevralgie, alla fibromialgia, alle cefalee e tanto altro».  «Nel nostro centro – spiega ancora la specialista – vengono effettuate le nuove tecniche antalgiche mini invasive. Il paziente viene sottoposto a dei trattamenti che non richiedono l’anestesia totale, ma una lieve sedazione. Sono tecniche che vanno personalizzate».
Ceniti ha poi annunciato che «nei prossimi giorni partirà un progetto all’interno del quale ci sarà uno psicologo che farà parte dell’equipe. È necessario perché ci sono gli aspetti emozionali del dolore che bisogna trattare. Bisogna curare complessivamente il paziente. Non bisogna tralasciare nessun aspetto altrimenti si va incontro alla cronicizzazione».

La connessione ospedale-territorio e le nuove tecnologie

«Il paziente si trova al centro e abbiamo sfruttato le nuove tecnologie per unire la dimensione sanitaria con la dimensione sociale», ha detto Ceniti, che ha spiegato: «La rete di terapia del dolore è un lavoro di squadra che si sta organizzando e che utilizza le più moderne tecnologie. Abbiamo visto durante la pandemia pazienti che vivevano in zone disagiate, che non potevano essere seguiti e non potevano venire in ospedale. Quello che ci ha dato la spinta, l’unica cosa forse positiva che ci ha dato la pandemia, è stato proprio l’utilizzo delle tecnologie innovative, la telemedicina e l’utilizzo di tutti i sistemi informatici innovativi. Noi siamo riusciti a raggiungere i nostri pazienti, abbiamo iniziato un lavoro in via sperimentale in questi anni per seguire i pazienti che avevano necessità». «Abbiamo un progetto: una piattaforma informatizzata che verrà situata proprio presso il centro di terapia del dolore al Mariano Santo. Una piattaforma che metterà in comunicazione non solo noi con i pazienti, ma il centro hub con tutti gli altri specialisti, con i medici di medicina generale. Questo ci consentirà di seguire i nostri pazienti, ma anche di poter interagire con i vari colleghi». «Abbiamo sviluppato una serie di studi clinici osservazionali – ha spiegato la specialista – e stiamo sviluppando degli studi che riguardano la valutazione e la validazione di moderni device che ci permetteranno di valutare attraverso la robotica di essere estremamente precisi nella valutazione di varie tipologie di dolore».

Medicinali cannabinoidi per finalità terapeutiche

Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato recentemente all’unanimità una proposta di legge che disciplina le modalità di erogazione dei medicinali cannabinoidi per finalità terapeutiche. «In questo la rete ci potrà aiutare moltissimo perché è fondamentale guidare i pazienti in questa novità. I cannabinoidi – ha spiegato Ceniti – vengono prescritti vengono prescritti a fallimento di altre delle terapie convenzionali o in associazione alle terapie convenzionali, quando non hanno avuto efficacia, quando hanno determinato degli effetti collaterali oppure quando è necessario fare un aumento di dosaggio tale che potrebbe determinare degli effetti collaterali. Ci sono delle specifiche indicazioni».

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