SHARM EL-SHEIKH Entra nel vivo oggi il 27esimo vertice Onu sui “Cambiamenti Climatici”, la Cop27, ospitato fino al 18 novembre nella località turistica di Sharm El-Sheikh, in Egitto. Nel giorno in cui si riuniscono i capi di Stato e governo la linea è quella di far “pagare” il costo del cambiamento climatico ai paesi ricchi “non europei”.
Quello del presidente francese Emmanuel Macron è stato un appello rivolto principalmente agli Stati Uniti e alla Cina, affinché paghino la loro «quota» per aiutare i Paesi poveri di fronte al cambiamento climatico. «Dobbiamo fare in modo che gli Stati Uniti e la Cina ci siano davvero», perché gli europei sono «gli unici a pagare», ha detto il capo dell’Eliseo durante uno scambio con i giovani a Sharm el-Sheikh.
Si deve quindi «fare pressione sui Paesi ricchi extraeuropei, dire loro “dovete pagare la vostra parte”». «Dobbiamo affrontare molte sfide, ma quella del cambiamento climatico è la più grande – ha detto il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen -. Questa Cop27 sarà un vertice di attuazione per tenere traccia delle promesse. Dobbiamo fare tutto il possibile per mantenere 1,5 gradi a portata di mano. L’Europa mantiene la rotta».
In quella che è una corsa contro il tempo per salvare il pianeta dagli effetti sempre più tangibili e devastanti del riscaldamento globale, il contesto dei negoziati è all’insegna di tensioni alimentate da un lato dalle polemiche sui diritti umani nel Paese ospitante, dall’altro dai timori per la recessione globale, il caro energia, la crisi alimentare e il rilancio delle energie fossili quali conseguenze dirette del conflitto tra Russia e Ucraina. Inoltre, ad oscurare il cruciale appuntamento climatico annuo ci sono le elezioni di midterm negli Usa, l’8 novembre, sulle quali si concentra l’attenzione mediatica, oltre alla rivalità alle stelle tra le due potenze maggiormente inquinanti, Stati Uniti e Cina. Queste le aspettative e la posta in gioco, a un anno dalla Cop26 di Glasgow, che era sicuramente più carica di aspettative dopo lo stop per la pandemia di Covid-19.
Il vertice sul clima Cop27 ha concordato, nella sua sessione di apertura, un primo accordo molto importante: ovvero di discutere nel corso dei lavori i finanziamenti specifici per aiutare le nazioni vulnerabili a far fronte ai danni inevitabili causati dal riscaldamento globale.
Il tema (del cosiddetto ‘loss and damage’) era uno dei punti sui quali i Paesi più poveri e vulnerabili, poco responsabili del riscaldamento globale ma molto esposti alle sue devastanti conseguenze, insistevano da mesi ma non era stato ufficialmente inserito nell’agenda del vertice.
I Paesi poveri chiedono la creazione di un sistema di finanziamento specifico per far fronte ai disastri climatici che si stanno moltiplicando in tutto il mondo, con danni che ammontano già a decine di miliardi di dollari.
Quello di oggi e domani, il vertice dei leader, sarà il primo momento “clou” del controverso appuntamento in Egitto: in tutto 125 partecipanti tra capi di Stato e di governo, oltre ai diplomatici di ben 200 Paesi e al numero record di 40 mila presenze tra esponenti di Ong, società civile, studiosi, settore privato, difensori dei diritti. Molto atteso il ‘ritornò al summit Onu del Brasile, dopo 4 anni di scetticismo da parte del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro nei confronti del cambiamento climatico: il vincitore delle elezioni Luiz Inacio Lula da Silva è stato invitato, anche se entrerà in carica nel gennaio 2023. Il futuro presidente di sinistra ha già assicurato di voler tornare in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici, tutelando l’Amazzonia, uno dei principali polmoni verdi del pianeta. Proprio trent’anni fa, nel 1992, si era tenuto il Summit della Terra di Rio, una data passata alla storia per la difesa degli ecosistemi.
Tra i nomi di spicco del vertice, il presidente Usa Joe Biden, il neo premier britannico Rishi Sunak e per l’Italia sarà presente la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.
Tra le assenze eccellenti quella del presidente della Cina – Paese più inquinante al mondo – Xi Jinping e del suo omologo russo Vladimir Putin
I partecipanti sono suddivisi in due grandi gruppi, impegnati in serrati negoziati per raggiungere un accordo finale. Da un lato quello dei Paesi ricchi e più sviluppati, responsabili della maggior percentuale di inquinamento globale, capitanati dal G7, a presidenza tedesca. Dall’altro il gruppo G77+Cina – ovvero 134 Paesi emergenti e poveri – attualmente presieduto da Munir Akram, ambasciatore del Pakistan all’Onu, che rinnoverà le sue pressioni per ottenere i fondi precedentemente promessi a titolo di risarcimento e di sostegno alla transizione energetica.
Intanto il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni è arrivata al summit. Nel pomeriggio è previsto il suo intervento nella sessione plenaria.
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