COSENZA A poche ore dall’udienza della Consulta in merito alla trattazione del tema «dell’ergastolo ostativo», il Governo Meloni ribadisce la validità del testo già approvato dal precedente Parlamento lo scorso 31 marzo e precisando che «solo un intervento di urgenza può consentire di adempiere al monito della Corte», che aveva sottolineato la natura incostituzionale del decreto sul fine pena mai. Un argomento assai spinoso e di estrema attualità, che ha convinto la Camera penale di Cosenza ad organizzare una giornata di studio. Il dibattito, a più voci, ha coinvolto tra gli altri il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo (ne abbiamo parlato qui) e il Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà.
«Si è cercato, in qualche modo, di disarmare il governo con questo intervento peggiorativo rispetto addirittura alla legge precedente che ha inserito nuovi reati nel novero di quelli ostativi, ora basta una connessione per far sì che reati prima non inclusi nel famoso articolo 4 bis diventino reati da ostatività», dice al Corriere della Calabria l’avvocato Roberto Le Pera, presidente della Camera Penale di Cosenza. L’ergastolo ostativo è costituzionale? «La Corte Costituzionale – aggiunge Le Pera – dice questo: un sistema che non prevede in alcun modo degli anticorpi ad un fine pena mai è un antisistema». «Il fatto di dover collaborare con la giustizia – continua – per guadagnare i benefici premiali non è tollerato. E con questo intervento governativo si cerca di allontanare quelli che sono i temi costituzionali veri». Vi è anche una questione che non attiene meramente alla sfera giuridica o legislativa ed è quella morale. Da più parti, viene mal vista la possibilità di concedere “privilegi” e “premi” a tutti quei detenuti responsabili di gravi reati. «Questa è una versione oltremodo populista della questione, è un tema da educazione civica. Il nostro sistema pecca sin dalle scuole primarie dei concetti base dello Stato di diritto e il concetto base è quello che sta cercando di infondere l’Unione delle Camere penali italiane: la certezza della pena non è certezza del carcere. Il sistema penale non può essere carcerocentrico, la nostra Costituzione vuole che la pena sia rieducazione non afflizione». «Quando fin da bambini il nostro stato sarà in grado di far comprendere questi concetti base – chiosa l’avvocato Le Pera – vivremo tutti in uno Stato di diritto».
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