CROTONE «Non c’è un progetto di bonifica dell’area industriale inquinata, ma semplicemente una messa in sicurezza che richiede un controllo continuo per l’eternità». Lo ha ripetuto più volte il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, nel corso della conferenza stampa convocata per replicare agli attacchi arrivati dai rappresentanti dell’opposizione che, nei giorni scorsi, avevano accusato il sindaco di avere tradito la fiducia dei cittadini. Voce ha basato, infatti, la campagna elettorale che, due anni fa, si è chiusa con la sua elezione a sindaco della città pitagorica, sulla vicenda dell’inquinamento presente nell’area industriale e in diversi altri siti cittadini.
I rappresentanti dell’opposizione gli hanno contestato il fatto che, dopo avere incassato la fiducia dei crotonesi, non si è più battuto per ottenere il tipo di bonifica annunciata. Nel corso del suo intervento, Voce ha rispedito al mittente tutte le accuse asserendo che la decisione dell’intervento da fare su Crotone è del 24 ottobre del 2019, con il voto favorevole degli enti che partecipavano alle conferenze di servizi convocate a Roma dal ministero dell’Ambiente. Secondo il racconto di Voce alla conferenza dei servizi “decisoria” è passata la proposta dell’Eni che, appunto, prevede una semplice messa in sicurezza e non un intervento di bonifica. L’attuale maggioranza, invece, a parere di Voce, avrebbe voluto un altro accordo: la bonifica totale che richiederebbe un impegno di spesa di oltre un miliardo di euro a fronte di una somma, messa a disposizione dal colosso di stato, di 305 milioni di euro. La cifra è bassa e ogni giorno che passa si riduce anche la qualità e la quantità degli interventi da realizzare. Questo prevede il Pob fase 2 approvato dall’ultima conferenza dei servizi e tradotto in decreto nel marzo del 2020. Le decisioni sono prese e non si torna indietro.
L’unico margine di trattativa rimasto è quello di ottenere qualcosa di più nell’ambito della messa in sicurezza.
In due anni di attività, secondo il racconto di Voce, l’attuale amministrazione comunale è riuscita ad ottenere il raddoppio dell’attività di stabilizzazione solidificazione soil mixing del Pob fase 2. I limiti dell’intervento previsto e approvato riguardano situazioni non del tutto pericolose. I veleni veri, infatti, sono e resteranno nel terreno dell’ex Pertusola sud. La proposta approvata prevede il tombamento delle aree più inquinate (400.000 tonnellate di veleni pericolosissimi). Una lastra di cemento che isolerà l’area inquinata e i veleni andranno a mare dove ci sono i pozzi di raccolta e poi saranno trasportati al depuratore industriale. L’assurdo, sempre secondo Voce, è che si intende eliminare 82.000 tonnellate di Cic, presenti nel sito Pertusola, e non si prevede nulla per eliminare le150.000 tonnellate presenti nel “Piazzale Casillo”.
Il Cic, che si vuole eliminare, secondo Voce, è molto meno pericoloso del resto dei veleni presenti nel sito ex Pertusola sud.
L’altra questione che non convince Voce riguarda la realizzazione da parte dell’Eni di una discarica per rifiuti tossici e pericolosi a Giamiglione. Quell’area, a parere del sindaco, non potrà essere mai utilizzata per ospitare una discarica perché soggetta ad alluvione. La discarica, capace di accogliere circa 5.000.000 di metri cubi di rifiuti, potrebbe essere utilizzata anche per lo smaltimento di veleni provenienti da altri territori. Siamo di fronte alla solita storia che individua nel territorio di Crotone il luogo ideale per realizzare discariche di ogni tipo. Voce ha anche fatto la storia di tutte le ipotesi messi in campo per la bonifica a Crotone. Tutte ipotesi irrealizzabili o per i tempi lunghi o per la metodica prevista.
Si tenta di evitare lo smantellamento della discarica mare. Quella nota con il nome della “Passeggiata degli innamorati”, rischia di non essere eliminata. Il progetto prevedeva lo smantellamento dell’intera discarica e l’Eni rewind, la società che ha sostituito Eni- Syndial, ha già messo le mani avanti. I veleni provenienti da Fosfotec (Enichem) non possono essere smaltiti perché in Italia non ci sono discariche per i materiali stipati in quel tratto di terreno bagnato dal mare. La soluzione praticabile, secondo Eni, potrebbe essere, quindi, quella di spostare quei veleni nel sito di Pertusola dove dovrà essere allestita una barriera (una collina). Oppure la barriera può essere costruita nell’attuale sito. Questo ha detto Voce. Cosa non gradita alla città e all’amministrazione comunale. Non sono mancate le stoccate contro i rappresentanti dell’opposizione sulla trasparenza dei comportamenti.
Voce ha detto che, prima che lui diventasse sindaco, gli incontri tra i rappresentanti dell’Eni e la città, si tenevano nelle segreterie politiche, oggi tutto «si svolge al Comune alla luce del sole». Alla domanda del giornalista: «Ci sono le prove di quello che dice», ha risposto: «No».
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