Nella giornata di oggi la Corte costituzionale deciderà sull’ergastolo ostativo, anche alla luce del recente decreto legge approvato dal governo. Tre sono le ipotesi. La remissione al giudice che potrebbe a sua volta nuovamente investire la consulta, il rinvio in attesa della conversione del decreto o la dichiarazione di incostituzionalità. Tre strade diverse, con molta probabilità che siano le prime due opzioni a prevalere. La questione dell’ergastolo a vita è già stata dichiarata incostituzionale, giacche è impossibile prevedere un fine pena mai per ogni detenuto. Il nuovo governo ha previsto un aumento della pena minima da 26 a 30 anni per godere dei benefici, prevedendo anche giuste condizioni di recisione dagli ambienti criminali per quanti non collaborino attivamente con le autorità giudiziarie. In questi decenni, soprattutto nella legislazione antimafia, abbiamo assistito a una premialità, soprattutto nella prima fase, poco etica per i cosiddetti collaboratori di giustizia, molti dei quali oggi liberi dopo avere avuto sulla coscienza decine di efferati omicidi.
Nel valutare l’ergastolo sì deve sempre avere rispetto della parte lesa ma, innanzitutto, comprendere che il sistema carcerario dovrebbe riabilitare. Pensare che grandi boss mafiosi possano recidere ogni rapporto è utopistico ma, invece, lavorare affinché chi è stato condannato per omicidio possa redimersi è doveroso e possibile. È accaduto per tanti ex terroristi, che avevano una provenienza culturale certo diversa dai mafiosi, e può accadere per chiunque. Il principio in gioco è la recuperabilità delle persone, verso la quale il sistema giustizia deve essere presente e civile.
Anche dinanzi a omicidi efferati, ripeto sempre tenendo presente il diritto della parte civile, lo Stato non deve abdicare al suo ruolo di educatore. Su questo Il governo dovrebbe agire lavorando sull’emergenza carceri,che non può essere sottovaluta. Solo un sistema carcerario dignitoso può offrire una riabilitazione che la carta costituente considera vincolante. E all’interno di esso, con la giusta esecuzione della pena, stabilire percorsi che tendano al recupero. La dignità umana, cardine del nostro ordinamento, è insuperabile. Ed è questo a cui bisogna tendere.
*avvocato
x
x