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Il provvedimento

Superbonus, arriva lo stop (anche) da Poste alla cessione del credito

Il fermo alle pratiche dopo quello di Intesa. L’allarme dell’Ance: «C’è una speculazione pazzesca». E il Governo studia le mosse

Pubblicato il: 08/11/2022 – 19:39
Superbonus, arriva lo stop (anche) da Poste alla cessione del credito

ROMA Superbonus, nuovo capitolo. La maxiagevolazione per le ristrutturazioni edilizie continua a mostrare problemi di applicazione ed ancora una volta è la cessione dei crediti, il meccanismo che ne ha consentito di fatto l’enorme successo, a non funzionare come avrebbe dovuto. Sul proprio sito, Poste Italiane ha infatti annunciato di aver sospeso il servizio di acquisto di crediti d’imposta «per l’apertura di nuove pratiche», aprendo un nuovo caso, tra l’altro non isolato. Le difficoltà sono generali e riguardano anche altre partecipate pubbliche e gran parte del sistema bancario, alle prese con l’esaurimento dello spazio fiscale a sua disposizione.
Il caso emblematico è quello di Intesa Sanpaolo, concentrata a smaltire le richieste pregresse che ammontano a circa 20 miliardi. Man mano che saranno evase, l’istituto potrà riprendere a soddisfare nuove richieste, ha fatto sapere la banca, che proprio per riavviare il mercato delle cessioni sta coinvolgendo direttamente le imprese per ampliare la propria capacità fiscale (Intesa ha già siglato due accordi con Autotorino per un valore fiscale pari a 200 milioni di euro e con Sideralba per altri 175 milioni).
Più che le banche è però il comportamento delle partecipate pubbliche a preoccupare le imprese direttamente interessate. A spiegarne le ragioni è l’Ance, che lancia l’allarme per la «speculazione pazzesca» a danno delle aziende nata proprio per la stretta ai cordoni della borsa praticata dalle aziende pubbliche.
In questo caso il problema non è la capacità di assorbimento, denuncia l’associazione, ma – in un certo senso – la volontà politica. E il risultato è che chi ancora acquista lo sta facendo a percentuali bassissime, sfruttando la «disperazione delle imprese»: se prima il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora – spiega la presidente Federica Brancaccio – si arriva anche all’85%. «Stiamo chiedendo da tempo lo sblocco di tutte le partecipate pubbliche. Serve un segnale di fiducia, senza si fanno saltare migliaia di imprese”, prosegue la presidente dei costruttori che, oltre a Poste, tira in ballo anche Cassa depositi e prestiti.
La situazione sembra particolarmente complessa per le piccole aziende, che con la Cna chiedono di convocare urgentemente un tavolo per trovare una soluzione. Una verifica è chiesta anche da Confedilizia, che propone un approfondimento prima di nuove ennesime modifiche. Il problema viene da lontano. Il meccanismo della cessione dei crediti ha infatti provocato un’esplosione di frodi intorno ai bonus edilizi, costringendo il governo Draghi ad intervenire con una stretta che però ha bloccato il meccanismo. Un secondo intervento volto – via decreto prima e chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate poi – a rimettere in moto il mercato sembra non essere stato risolutivo.
«La circolare delle Entrate che ha ammorbidito le norme, purtroppo ha sbloccato ben poco», sottolinea ancora Brancaccio, secondo cui Poste sarebbe ferma in realtà praticamente da un anno nell’acquisto dalle imprese ed ora avrebbe chiuso i rubinetti anche nei confronti dei privati che hanno crediti di minore entità, tra i 100.000 e i 150.000 euro. In più, alcune recenti sentenze della Cassazione hanno disposto il sequestro dei bonus edilizi ceduti ritenendo le fatture in acconto dei lavori operazioni inesistenti. Un ginepraio insomma che toccherà al nuovo governo cercare di sciogliere.
La sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, assicura che il tema è sul tavolo e che a breve arriverà una proposta per «semplificare e razionalizzare» la misura. Una delle opzioni per aumentare la capacità fiscale delle banche potrebbe essere per esempio quella suggerita da Federico Freni, sottosegretario all’Economia anche nel governo Draghi: allungare da 5 a 7 anni il periodo per ‘scontare’ il credito. In alternativa, senza allungare la durata temporale, si potrebbero applicare dei coefficienti di compensazione che consentano al settore bancario di ricominciare a comprare.

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