LAMEZIA TERME Il sogno di Mariangela Costantino è quello di «creare una rete di turismo sociale con altre realtà a sistema». E di agriturismo a tutto tondo si è parlato ieri sera nel corso dell’ultima puntata dell’approfondimento sul mondo agricolo de L’altro Corriere Tv, “Coltiviamo capolavori”, condotto da Saveria Sesto.
La titolare dell’agriturismo Costantino, situato sulle colline di Maida, ha raccontato la quotidianità della sua azienda, rilevata dal padre nel 2006. Dal 2010 è energeticamente autosufficiente ed oltre ad offrire tutti i servizi classici dell’agriturismo, l’azienda ricopre anche ruoli sociali e didattici.
«Da mio nonno e mio padre – ha raccontato Mariangela Costantino – ho ereditato questa passione, a cui ho aggiunto anche tanta energia vitale, soprattutto al villaggio agricolo autosufficiente che insiste in azienda, in cui vivevano alcune famiglie che producevano tutto quello che serviva per il loro fabbisogno. A quel villaggio ho deciso di ridare vita. Dopo i miei studi, rientrata in azienda ho proseguito l’attività agricola che era la nostra passione e quello per cui ho studiato. Ne ho voluto diversificare l’attività avviando nel 2006 l’agriturismo. A poco a poco abbiamo ristrutturato tutti gli immobili, il patrimonio rurale che altrimenti sarebbe andato perduto. Gli ospiti che apprezzavano il progetto ci hanno aiutato a crescere ed a migliorare la qualità dei servizi. Oggi possiamo ospitare cinquantacinque visitatori in camere ed appartamenti».
«Ho investito molto – ha detto – nella diversificazione che mi ha consentito di creare un’economia circolare, ma l’attività agricola rimane quella fondamentale. Oggi gestisco 140 ettari e tutti sono coltivati in maniera biologica. Il core business aziendale è la produzione dell’olio con 10mila piante di cultivar “carolea”. Abbiamo un frantoio aziendale 4.0, completamente automatizzato. Sin dall’inizio ho puntato sull’innovazione tecnologica perché il futuro dell’attività agricola è innovare e sperimentare, infatti la collaborazione in questo senso con l’università di Reggio Calabria ed il Crea è continua. Sperimentiamo sempre tecniche nuove e sono sempre aperta alla ricerca. L’innovazione mi ha consentito di ridurre i costi e di elevare la qualità. Tutto questo non bastava e così ho deciso di dare un valore aggiunto all’olio puntando sulla destinazione di origine e aderendo al dop Lamezia. Oggi produciamo e imbottigliamo in azienda olio biologico dop Lamezia presidio Slow Food ed un olio di Calabria igp bio esportato anche in America e nell’Europa centrale e del nord».
Alla produzione olearia Mariangela Costantino ha «affiancato una piccola produzione di olive da mensa con olive verdi schiacciate e olive nere. Poi coltiviamo grani antichi come l’incensarola e la segale iermana che in rotazione con il lupino mi consente di ottenere un grano biologico che poi viene portato in un mulino bio in cui si produce farine bio utilizzate nella ristorazione. L’uso di queste farine è prevalentemente aziendale perché vengono utilizzate da noi per i dolci, il pane, la pasta, quindi per lo più consumata dai clienti dell’agriturismo, ma una parte viene destinata anche alla vendita. Un piccolo orto, poi, ci consente di avere sempre verdure e frutta fresca per la ristorazione e quando c’è un surplus di prodotto tendiamo a trasformarlo. E così nascono succhi, confetture, marmellate, arance e frutta disidratata e composte di peperoncino e cipolla che abbiniamo ai nostri formaggi».
«Quando il mio sogno stava prendendo corpo mi sono resa conto che non poteva andare lontano se non avessi collaborato col territorio, per uno scambio di rapporti. Ho condiviso così dei progetti, alcuni in amicizia, con la forma di associazioni, reti, comunità. Quella a cui tengo di più è la dop Lamezia di cui sono vicepresidente del consorzio, con il quale stiamo compiendo passi importanti verso la commercializzazione di un unico prodotto con un unico marchio».
Forte anche la collaborazione con Slow Food. «La carolea non può essere solo olio e così abbiamo fondato una comunità Slow Food di Lamezia Terme per la valorizzazione della cultivar, perché vogliamo far capire al consumatore che in ogni goccia del nostro olio c’è un paesaggio, una cultura, una tradizione e quindi un valore aggiunto. Collaboro molto con l’associazione impegnata a ridare valore al cibo ed infatti siamo diventati una osteria Slow Food, proprio perché utilizziamo i prodotti dei presìdi, con un grande impegno nella ricerca e nella biodiversità».
Ma per “sviluppare” turismo le reti sono fondamentali. «Oggi il turista vuole un turismo esperienziale. Non importa solo il letto comodo e il buon cibo, ma interessa vivere delle esperienze e queste si possono offrire solo facendo rete di attività. Con Agriturist Calabria stiamo cercando di mettere in rete gli agriturismi calabresi che propongono il pacchetto “Calabria”. Nelle fiere preferisco non andare come azienda ma come gruppo. La reale forza di superare i momenti di difficoltà sta proprio in questa rete che stiamo cercando di creare».
L’ambiente è stato uno dei primi punti su cui dal 2006 Mariangela Costantino ha focalizzato «attenzioni e gli investimenti».
«Già dal 2010 – ha sottolineato – siamo sostenibili dal punto di vista ambientale perché da quell’anno abbiamo raggiunto l’autosufficienza energetica. Tutta l’energia elettrica e termica viene prodotta da fonti rinnovabili, pannelli fotovoltaici, solari e combustioni dalle biomasse composte dai residui di potatura dell’ulivo e della lavorazione dell’olio. Politiche ci hanno consentito, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, di avere una marcia in più. Gli investimenti di dodici anni fa sono diventati importanti, oggi come allora perché ci hanno consentito di sostenere economicamente l’azienda. E grazie all’economia circolare non produciamo scarti».
L’agriturismo aiuta e sostiene economicamente tutti gli aspetti produttivi. «È come avere un pezzo di azienda proiettata nel mondo. Gli ospiti che interagiscono e vivono l’azienda offrono spesso stimoli, consigli, suggerimenti, e spesso ci ricaricano: vuol dire che andiamo nella direzione giusta».
Il target dell’enoturista è formato per lo più da «famiglia con bambini e coppie di una certa età, pensionati che amano scoprire questa cultura. Tra gli stranieri riceviamo ospiti svizzeri, del centro nord Europa, americani. Lavoriamo col business anche grazie ad una sala convegni».
«Per me l’agriturismo – ha spiegato – è un luogo di cultura che sia musica, teatro, danza, è luogo di incontro e crescita e di formazione. Da qui le collaborazioni con festival musicali, compagnie teatrali, con Slow Food e quindi tutto il mondo del cibo buono, pulito e giusto. Sono sempre aperta a incontri e scambi culturali tra il mondo agricolo e la realtà».
L’azienda ha anche uno scopo didattico «Mi sono resa conto di essere “sociale” prima ancora che lo suggerisse una legge. Sono diventata ufficialmente fattoria sociale, ma lo ero già da prima, perché in questa rete di scambio di esperienze ho incontrato la Comunità Progetto Sud. Includendo nel proprio team persone svantaggiate si è già agrisociale ma non volevo fermarmi qui e così già da qualche anno stiamo portando avanti un progetto che spero assuma la forma ufficiale di “agrinido” e quindi offrire un servizio sociale per l’infanzia che punti sull’outdoor education, sull’educazione all’aria aperta, in cui la maestra è la natura. Ho avviato il progetto di asilo nel bosco grazie al quale i bambini trascorrono le giornate immersi nella natura con delle educatrici professionali che li seguono. La pedagogia, oltre a quella outdoor education è quella montessoriana che valorizza la libertà di espressione del bambino per renderli sicuri ed indipendenti».
Ed ancora, «la fattoria didattica è rivolta alle scuole e non si limita solo al mondo scolastico ma anche alle famiglie e agli adulti o gli stranieri con le visite esperienziali. Il mio sogno è quello di creare una rete di turismo sociale, con altre realtà a sistema. Chi viene in agriturismo aiuta gli altri».
«Nell’agrinido abbiamo una ventina di bimbi da uno a cinque anni, i genitori sono molto contenti e i bambini sono sicuri, interagiscono bene con la natura, si ammalano di meno. L’asilo nel bosco – ha concluso l’imprenditrice – è il sistema educativo per i bambini dai tre a i cinque anni all’interno del quale è prevista educazione alimentare e poi l’educazione ambientale, contatto con la terra e gli animali sviluppa la creatività». (redazione@corrierecal.it)
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