REGGIO CALABRIA «La città credo che in questi mesi con i due sindaci facente funzione e con la maggioranza abbia retto il colpo. Adesso si tratterà di resistere ancora un po’». Stanno facendo discutere le parole pronunciate da Giuseppe Falcomatà pochi minuti dopo la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria che, dopo oltre nove ore in Camera di consiglio, ieri poco prima della mezzanotte, lo hanno condannato a un anno di reclusione per abuso d’ufficio. Insieme a lui sono stati condannati a sei mesi di reclusione, anche loro per abuso d’ufficio, gli assessori che componevano la sua Giunta. Rieletto nel settembre 2021, in applicazione della legge Severino, con la sentenza d’appello, Falcomatà rimarrà sospeso per altri 12 mesi dal ruolo di sindaco sia del Comune che della Città metropolitana. Dopo la condanna in primo grado, infatti, l’esponente dem al suo secondo mandato, ha affidato le redini a Paolo Brunetti e Carmelo Versace, rispettivamente sindaco facente funzione del Comune e sindaco facente funzione della Città Metropolitana. In questi mesi gli attacchi dell’opposizione di centrodestra in Consiglio comunale, che ne hanno chiesto innumerevoli volte le dimissioni, non sono affatto mancati. Dopo l’inchiesta sui presunti brogli che, secondo le indagini, sarebbero avvenuti nel corso delle ultime elezioni amministrative, infatti, la situazione in città è diventata ancora più incandescente con il centrodestra che spera costantemente in un ritorno al voto. Dall’altra parte tuttavia il Partito Democratico e il centrosinistra continuano a difendere a spada tratta l’operato di Falcomatà. E infiamma la polemica sulla necessità di «riformare le norme sull’abuso d’ufficio e la Legge Severino».
In queste ore «piena e incondizionata fiducia» è stata espressa dalla Federazione Metropolitana del Partito Democratico di Reggio Calabria, che definisce la legge Severino una «aberrazione giuridica da superare al più presto». «La Città – si legge in nota – sarà purtroppo privata ancora per qualche mese del proprio sindaco e degli altri amministratori, nel mentre il neo Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha affermato la necessità di abrogare il reato di abuso d’ufficio dal quale discendono gli effetti della Severino». Il Guardasigilli avrebbe infatti le idee chiare sui primi provvedimenti da prendere, tra questi c’è proprio l’abolizione dell’abuso d’ufficio. «È una riforma – ha detto Nordio – che serve dal punto di vista economico perché sblocca la macchina amministrativa ed elimina la paura dei sindaci della firma che può portare ad avvisi di garanzia». «Non è un caso – viene rimarcato nella nota della Federazione Metropolitana del Partito Democratico – se in questi anni l’Anci, Associazione nazionale dei Comuni Italiani, abbia richiesto con fermezza una profonda ed ulteriore riforma giuridica sia per ciò che riguarda il reato di abuso di ufficio sia per quanto riguarda gli effetti della Severino. Siamo in presenza di un’anomalia che non danneggia esclusivamente i soggetti destinatari della sentenza, ma l’intera comunità cittadina. A fronte della reale dimensione delle circostanze e del contesto, non accetteremo strumentalizzazioni di sorta finalizzate ad innalzare polveroni politici e ingigantire una vicenda che non può di certo inficiare la correttezza di un’amministrazione che in questi anni si è impegnata in un delicato lavoro di ricostruzione della città. Auspichiamo infine che in esito al percorso legislativo e giudiziario, il sindaco Falcomatà e gli altri amministratori coinvolti nella vicenda tornino al più presto a lavorare per la collettività. Nel frattempo, – concludono i dem – le Amministrazioni comunale e metropolitana, hanno il dovere di proseguire nel solco del mandato elettorale, secondo le linee programmatiche premiate dalla cittadinanza in sede elettorale».
I Democratici e progressisti dell’area metropolitana di Reggio Calabria chiedono al Governo, conseguentemente a quanto anticipato dal Ministro Nordio, di «intervenire immediatamente per eliminare il vulnus dell’abuso d’ufficio e della legge Severino». «Diversamente – sostengono – le amministrazioni rischiano lo stallo completo, così come le sfide di spesa e rinnovamento verrebbero inesorabilmente accantonate». Riguardo alla condanna in Corte d’appello inflitta a Falcomatà ed alla sua prima giunta, affermano: «Vengono puniti perché, con una deliberazione che non ha sortito alcun effetto, si erano proposti di concedere ad una Onlus, per appena tre mesi, due stanze di un immobile che risultava abbandonato da oltre dieci anni, per realizzare delle mostre d’arte ed attività culturali. Non era, dunque, previsto vantaggio o danno ingiusto per alcuno. Gli effetti di questa sentenza sono davvero incredibili e spropositati». «La pronuncia – aggiungono – riafferma, invece, tutti i limiti dell’abuso d’ufficio, la sua indeterminatezza e la mancanza di precisione nel definire le condotte punibili. La discrezionalità data ai giudici diventa, dunque, eccessiva e un simile reato può essere agitato come una clava per perseguire l’azione amministrativa. Ogni atto, infatti, implica un’assunzione di responsabilità che, di fronte alla vaghezza della norma, porta amministratori e dirigenti a stare con le mani legate dietro la schiena. Se non si interviene rapidamente, quindi, i sindaci e gli amministratori si troveranno ancor più in difficoltà, giusto per fare un esempio, davanti alla velocità delle scelte che impongono le nuove norme sul Pnrr». Un appunto, poi, i Democratici e progressisti dell’area metropolitana lo riservano alla Legge Severino: «Va indubbiamente riformata. E’ eccessivamente repressiva anche rispetto a banali questioni di tipo amministrativo e non tiene in conto il sacrosanto principio della presunzione di non colpevolezza. Tutto ciò è inverosimile e riguarda tutti. La politica non può certo fare spallucce se di mezzo c’è l’equilibrio democratico e costituzionale».
Anche il gruppo consiliare di Italia Viva esprime «fiducia al sindaco e agli altri amministratori sospesi» e rilancia sulla «necessità di riformare le norme sull’abuso d’ufficio e la Legge Severino». «Piena fiducia e forte sostegno al sindaco Giuseppe Falcomatà ed alla sua prima squadra di governo, eletti democraticamente e sospesi giudiziariamente». E’ quanto afferma il gruppo consiliare di Italia viva. «Una pronuncia – affermano – su un reato che, da ogni parte, si vuole abrogare ed ancor più abnorme per gli effetti che comporta sulla comunità cittadina, a causa di una legge iniqua e profondamente sbagliata qual è la Severino». «Nata per assecondare gli istinti forcaioli della piazza ed oggi contestata persino da quanti, all’epoca, gonfiavano col vento dell’antipolitica le vele della propria proposta politica – continuano i consiglieri di Idv – la norma che porta il nome dell’ex Guardasigilli del governo Monti si conferma un chiaro ed evidente colpo al principio della presunzione di non colpevolezza, oltre che un torto profondo alla volontà popolare». «Di fronte a processi di questo tipo – aggiungono – bisogna avere un approccio laico, mettendo da parte istinti reconditi e casacche di politiche. La democrazia è oppure non è. Non possono esistere né sfumature né vie di mezzo. Non arretreremo di un passo rispetto alla convinzione che ci spinge a credere nella buona fede e nell’onestà di una classe dirigente che ha assunto l’onore, la forza ed il coraggio di ricostruire da zero un Ente derelitto, al verde e inabissato nelle paludi delle infiltrazioni mafiose». «La questione va affrontata con coscienza, serietà e rispetto per tutti», proseguono dai banchi di Idv affermando: «Serve alzare il livello del dibattito. Assistere, adesso, all’avanzata dei “purissimi”, di quelli che pensano basti un passaggio in lavanderia per togliere anche lo sporco più ostinato od ai sermoni in carta patinata, non aggiunge nulla alla soluzione di un problema che indebolisce, seriamente, l’azione della pubblica amministrazione ed avalla la sindrome da “paura della firma”». «Se la città, ma più in generale il Paese – concludono – vuole fare uno scatto in avanti, deve necessariamente porsi la questione, al netto degli odi e delle convenienze di partito. Per questo, mai come ora, bisogna stringersi intorno al sindaco Giuseppe Falcomatà ed a quanti sono stati raggiunti dalla condanna, sposando appieno quella che è un’autentica battaglia di civiltà e giustizia».
Durissimo l’intervento del movimento #AmaReggio/Stanza101, secondo cui le dimissioni sarebbero «l’unica via dignitosa». La sentenza d’appello, scrive Pasquale Morisani in una nota «riapre il dibattito che già con la vicenda brogli elettorali aveva palesato la illegittima presenza di questa amministrazione nelle sale di Palazzo San Giorgio». Il movimento parla di una città che «galleggia sui rifiuti e affoga in annosi problemi, un territorio abbandonato e con decine di opere e cantieri fermi senza un perché, con centinaia di milioni di finanziamenti scomparsi, con un aeroporto ed un porto chiusi al traffico, ma soprattutto un popolo che vive l’incalcolabile sofferenza dell’esodo di migliaia di giovani che emigrano in cerca di futuro». «Chiediamo al centrosinistra un barlume di dignità che rimarchi quello scatto d’orgoglio del centrodestra municipale di poco meno di due lustri addietro. Chiediamo ad un centrosinistra avvezzo agli imbrogli di ritrovare il prestigio e l’autorevolezza che compete alla politica quale facoltà principe tra i poteri dello Stato. Sarebbe oltremodo opportunista e disonorevole attendere un terzo grado di giudizio, rincorrendo una cronologia di termine di legislatura pur di restare, sulle macerie di questa città, speranzoso di un “qualsivoglia collocazione di comodo” nel proprio partito».
«Lui condannato, noi prigionieri», si legge in una nota del movimento Reggio Sette Punto Zero, che critica le dichiarazioni rilasciate da Falcomatà fuori dall’aula dopo una condanna che, scrive il movimento, «inchioda le responsabilità penali sue e della sua giunta sul muro della politica reggina». Parole che «si connotano per un egoismo politico vergognoso, chiara e manifesta conferma della assoluta assenza di principi istituzionali a sorreggerle. “La città dovrà resistere”? La città non ne può più! Ed in effetti continua a resistere pur in balia di una vera calamità naturale, anzi artificiale, fatta piombare sulla testa dei cittadini dalla più incapace attività amministrativa e gestionale della cosa pubblica che si sia mai vista a queste latitudini». Anche dal movimento Reggio Sette Punto Zero arriva infine la richiesta di dimissioni: «Vero spirito di rispetto verso la sua città, tenuta in ostaggio, Falcomatà potrebbe dimostrarlo presentando immediatamente (e seppur tardivamente) irrevocabili dimissioni per evidente inadeguatezza. Reggio non può essere costretta a subire ancora».
«I protagonisti dello scioglimento per mafia oggi si permettono di commentare una presunta irregolarità amministrativa ancora tutta da accertare». Durissima la replica dei consiglieri del gruppo comunale La Svolta, che aggiungono: «Personaggi in cerca d’autore, sigle di movimenti riciclati, abbondantemente bocciati dalla storia, oltre che dal dato elettorale, che improvvisamente si gonfiano nel vano tentativo di riabilitarsi agli occhi dell’opinione pubblica ed assurgendo alla qualità di moralizzatori con il patetico, quanto pericoloso, obiettivo di accomunare una presunta irregolarità di carattere amministrativo, come la delibera sul Miramare, che ricordiamo non ha prodotto alcun effetto poiché mai applicata, con uno dei periodi più bui mai vissuto dalla nostra città. Su tutti sarebbe opportuno ricordare oltre lo scioglimento del Comune per contiguità mafiosa, anche il finto attentato dinamitardo a Palazzo San Giorgio, altri gravissimi fatti di cronaca che hanno caratterizzato quel periodo e le circostanze ancora nebulose che riguardano l’enorme buco di bilancio che ancora i reggini stanno pagando». «A questi signori – concludono i Consiglieri – che oggi si permettono di commentare allegramente una circostanza ancora da accertare giudizialmente, ma che non ha prodotto alcun danno nei confronti della comunità, in quanto mai realizzatasi, chiediamo di non guardare la pagliuzza nell’occhio del vicino nel tentativo di nascondere l’enorme trave che trafigge il proprio. Una trave che nell’ultimo decennio ha spazzato via con buona ragione l’intera classe dirigente della destra cittadina, incapace di voltare pagina rispetto a quel passato a tinte fosche e soprattutto di vergognarsi e chiedere scusa per gli enormi danni prodotti alla collettività con la propria nefasta gestione amministrativa». (m. r.)
x
x