LAMEZIA TERME «Io non contesto la petizione fatta a proposito dell’intitolazione dello scalo aeroportuale di Lamezia Terme a Corrado Alvaro, ma contesto il fatto che Alvaro sia stato descritto come il più grande scrittore calabrese e come colui che ha rappresentato meglio di tutti la Calabria». La seconda parte de “L’altra Politica”, l’approfondimento settimanale andato in onda ieri sera alle 21 sul canale 75 de “L’Altro Corriere tv”, è stata dedicata alla figura dello scrittore Saverio Strati. Ospite di Danilo Monteleone e Ugo Floro, la professoressa Palma Comandè, nipote dello scrittore, scrittrice e studiosa. «Lungi da me – afferma l’operatrice culturale – l’idea di creare una contrapposizione peraltro antipatica tra Strati e Alvaro, ma è necessario uscire dal luogo comune per il quale l’autore di “Gente d’Aspromonte” sia più famoso di Strati, il quale è stato il primo letterato calabrese ad aver vinto il premio Campiello nonché autore di punta per almeno un trentennio di Mondadori».
«Alvaro non è il più grande scrittore calabrese, non è l’unico ad essere entrato nella classicità», ha dichiarato Comandè nel corso del dibattito in studio. «Corrado Alvaro – ha aggiunto – è stato insieme ad altri grandi scrittori esponente di primo piano del realismo sociale, cioè quel realismo che poneva in primo piano i bisogni, le necessità del popolo, degli umili che venivano vessati dai signori, dai notabili, ed erano solamente forza lavoro, erano solamente braccia, e così erano visti e considerati dalla letteratura: forza lavoro e nient’altro, quasi incapaci di un pensiero autonomo e di prendere la loro vita in mano. Saverio Strati, che invece fino a vent’anni ha lavorato di braccia, essendo stato con gli umili, ha invece visto dal di dentro tutto quello che era il loro mondo interiore, non solo il mondo esteriore dei bisogni, ma tutto ciò che li spingeva e li animava: i desideri, le passioni, i pensieri. E quindi le sue narrazioni, la sua opera ha inquadrato questi umili non come categorie sociali, portatrici di necessità, di bisogni e di diritti ma, come uomini, come esseri umani. Uomini che ambivano e che si sentivano offesi, non tanto sul piano della negazione dei diritti in quanto tali, quanto sulla dignità di esseri umani».
Comandè ha quindi sottolineato le differenze nei due tipi di narrazione, due linee di interpretazione di uno stesso tema: «Gli umili sono stati costretti dalla miseria e dal bisogno ad andar via e andando via hanno vissuto in una sorta di apologia della nostalgia. Invece gli umili del realismo umanistico di Strati sono stati colti in un’altra dimensione: a gestire il sentimento della nostalgia con oculatezza e con proiezione verso il futuro, con il bisogno di proiettarsi e quindi di elaborare la nostalgia, sforzandosi poi di inserirsi nell’ambiente dove si trovavano e cogliere le opportunità». «Saverio Strati è stato il primo premio Campiello della Calabria. Nel ‘77 – ha sottolineato ala nipote dello scrittore di Sant’Agata del Bianco – ha vinto il Premio Campiello con “Il selvaggio di Santa Venere”. È stato uno degli scrittori più tradotti della Mondadori e tradotto in tutto il mondo. Per quanto riguarda Strati – ha aggiunto Comandè – c’è un elemento importante che ha giocato a suo sfavore ed era il suo carattere piuttosto schivo e chiuso che prevaleva nel sentire collettivo rispetto alle opere che aveva prodotto e al fatto che fosse l’unico scrittore ad aver prodotto opere che inquadravano l’uomo, non i bisogni soltanto materiali, ma l’uomo in tutte le sue necessità interiori, in tutte le sue manifestazioni interiori».
Comandè rispondendo alle domande di Monteleone e Floro ha poi spiegato il senso del suo intervento in merito alla proposta di intitolare l’aeroporto di Lamezia Terme a Corrado Alvaro: «Non è una disputa, è un ambito di confronto culturale, intende semplicemente rimarcare la sostanza delle opere di questi autori, dare la giusta collocazione a ciascuno di loro. E – ha aggiunto – sottolineare questo che quando si fanno delle affermazioni occorre essere pienamente consapevoli di quello che si dice, conoscere perfettamente quello che si dice, altrimenti si fa l’esatto opposto di quello che si vorrebbe», ha detto. «La letteratura rappresenta la società, la letteratura è parte della società. Leggere uno scrittore non significa impiegare un po’ di tempo che si ha a disposizione, significa utilizzare quel tempo per approfondire, attraverso le conoscenze della società, perché nessun altro meglio di uno scrittore riesce a donare a restituire il senso della società», ha spiegato infine Comandè che ha consigliato la lettura delle opere di Saverio Strati, «”Tibi e Tàscia” – ha detto – è stato definito il più bel romanzo sull’infanzia di tutta la letteratura nazionale e internazionale. Un altro grande romanzo da cui partire è “La teda”. È quel romanzo che fa vedere gli umili diventare individui, non più categorie sociali che lottano per dei diritti ma uomini, esseri umani che si sentono coinvolti nella loro dignità. E non c’è un’altra dimensione che porti al miglioramento al di fuori della dimensione umana». (redazione@corrierecal.it)
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