RENDE Amici, “compari”, soci in affari e alleati in politica. Si incrociano su più piani i ruoli di Marcello Manna, sindaco di Rende e presidente dell’Anci Calabria, e Massimino Aceto, uno degli imprenditori chiave nell’inchiesta della Procura di Cosenza che ha colpito come un terremoto il Comune di Oltrecampagnano. Il gip considera «raggiunta la soglia delle gravità indiziaria» nella storia che lega il politico e l’imprenditore che lo avrebbe sostenuto nelle ultime elezioni amministrative. E sarebbe addirittura «superfluo rimarcare la circolarità delle utilità che si sono venute a concretizzare con l’appoggio elettorale di Aceto a Manna, dal momento che la funzione di sindaco ha consentito ad Aceto di avere una posizione privilegiata nell’affidamento di appalti pubblici». Lo dimostrerebbero l’«affidamento diretto del servizio di nolo a caldo dei trattori» e l’«ingerenza del sindaco nella liquidazione delle competenze alla “Redimix”», una delle ditte riconducibili ad Aceto. Questa ingerenza sarebbe «sintomatica di un utilizzo distorto della sua (di Manna, ndr) funzione, indipendentemente dalla natura indebita o meno della liquidazione poi concretizzatasi». Aceto, «di cui Manna è socio di fatto nelle società Marp e Fad», avrebbe dunque avuto una corsia preferenziale nelle stanze dell’amministrazione comunale.
L’accusa sottolinea, a carico del primo cittadino, la presunta «messa a disposizione dell’imprenditore Massimino Aceto dei proprio poteri e della propria funzione». Quella corsia preferenziale si sarebbe tradotta nell’affidamento diretto dei lavori urgenti di “Sistemazione piano viabile e messa in sicurezza Contrada Cutura, località Piano Monello e zone varie, pulizia fiume Surdo per verifica perdite fognarie”. Appalto affidato alla “Redimix”, «di fatto amministrata» da Aceto, «in favore del quale – attraverso le sue indebite ingerenze nei confronti dei dirigenti comunali preposti alla procedura – determinava l’illecita maggiore liquidazione (pari a 8.747 euro)» nonostante Manna sapesse che «si trattasse di un indebito frazionamento di lavori». Oltretutto, secondo l’accusa, «l’effettiva consistenza dei lavori affidati superava la soglia dei 40mila euro e, pertanto, la corretta modalità di scelta del contraente avrebbe dovuto consistere nella partecipazione di altri operatori economici alla procedura amministrativa» gli stessi lavori sarebbero stati eseguiti «fraudolentemente». Sarebbero altri due i procedimenti finiti nel mirino della Procura guidata da Mario Spagnuolo: l’affidamento diretto di un servizio di noleggio a freddo di mezzi d’opera «a un costo di molto superiore al prezzo di mercato» e la gara d’appalto per il completamento del palazzetto dello Sport in contrada Tocci. In questo caso la procedura era stata vinta dalla società Tecnoimpianti Cre ma Manna – è la prospettazione accusatoria – «attraverso le sue ingerenze» avrebbe «consentito la partecipazione «alla concreta e fraudolenta esecuzione dei lavori, dell’imprenditore».
Secondo passaggio: le «utilità derivanti al sindaco». La prima sarebbe legata alle comunali del 2019, battagli durissima nella quale il sindaco uscente uscì vincitore al ballottaggio contro Sandro Principe. In quel caso vi sarebbe stato «accordo e accettazione della promessa da parte dell’imprenditore Aceto di acquisti indebiti di “pacchetti di voto” dai competitors esclusi dal ballottaggio».
Manna e Aceto avrebbero anche condiviso gli «illeciti profitti» dell’imprenditore «attraverso la comune gestione di fatto (nell’ambito di un più ampio e articolato coacervo societario amministrato di fatto da Aceto) delle società Marp Corporation srl e Aceto Group srls, quest’ultima utilizzata per il concordato e illecito “svuotamento” della Marp in danno del socio storico e per l’apertura di una nuova società all’estero. Sono le indagini svolte dalla guardia di finanza a sottolineare questo passaggio: per i militari Aceto e Manna avrebbero lavorato per la liquidazione «delle due società a loro riconducibili (Fad Holding e Marp Corporation), con successiva apertura di una nuova società all’estero (come sempre caratterizzata dalla formale intestazione a carico dei rispettivi figli, ma di fatto gestita sempre da loro)». Sono sempre gli accertamenti della guardia di finanza a far emergere che Manna e Aceto «sono stati soci (anche formalmente)» della Marp Corporation «dalla data di costituzione della stessa (4 novembre 2006) fino al 18 giugno 2014, data in cui Manna è stato eletto sindaco di Rende e ha conseguentemente ceduto le sue quote». Per gli inquirenti «tale cessione appare meramente fittizia, essendo entrambi rimasti quali soci di fatto e amministratori». È da questo legame consolidato che emergerebbe lo scambio circolare di vantaggi per i due “compari”: «il sinallagma corruttivo – per l’accusa – è stato reso possibile dal mantenimento della carica di sindaco di Rende da parte di Manna e dall’amministrazione di fatto, da parte di Aceto (in sostanziale cogestione con Manna) di un coacervo di società, i cui illeciti vantaggi dipendono dalla presa in carico del primo degli interessi privatistici del secondo». (p.petrasso@corrierecal.it)
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