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Terremoto giudiziario a Rende, le indagini sono partite nel 2018

Nel mirino della Procura guidata da Mario Spagnuolo era finito un appalto. Tra gli indagati il vice presidente del Consiglio Franco Iacucci

Pubblicato il: 10/11/2022 – 11:36
Terremoto giudiziario a Rende, le indagini sono partite nel 2018

COSENZA Tutto è partito da una indagine svolta su uno degli appalti finiti al centro dell’odierna inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza guidata da Mario Spagnuolo. Le investigazioni risalgono al 2018, quando le forze di polizia hanno avviato le attività in merito all’affidamento di alcuni lavori. Nell’inchiesta condotta dai carabinieri del Comando Provinciale e della Compagnia di Rende dei Carabinieri e del Gruppo di Cosenza della Guardia di Finanza, sono state eseguite complessivamente tre misure cautelari di applicazione degli arresti domiciliari, una misura cautelare di divieto di dimorare nel comune di Rende, otto misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio e servizio, dodici misure cautelari interdittive di esercitare attività professionale ed imprenditoriale, tutte adottate dal gip del Tribunale di Cosenza, su richiesta della Procura, riguardanti soggetti ricoprenti cariche istituzionali e funzionari e/o dipendenti del comune di Rende, imprenditori, professionisti. Con lo stesso provvedimento il gip preso il Tribunale di Cosenza, sempre su richiesta di questa Procura, ha disposto il sequestro di sei società, di manufatti e somme di denaro, depositate in conti correnti bancari. E tra gli indagati compare anche il nome di Franco Iacucci, consigliere regionale del Pd ed attuale vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria.

L’indagine partita dal monitoraggio di un appalto

Nel mirino della procura di Cosenza erano finite le procedure di affidamento di un appalto. Mentre gli uomini della Guardia di Finanza e i carabinieri di Rende esaminavano gli atti con minuziosa attenzione , sono finiti nella lente di chi indaga altre procedure ritenute “sospette”. In breve tempo, sono aumentati i documenti finiti negli uffici della procura convinta ad ampliare l’inchiesta, poi conclusasi nella giornata di oggi con il coinvolgimento di 76 indagati, tra soggetti fisici e imprese. Per quanto attiene le richieste di misura cautelare avanzate e decise dal gip Piero Santese, la procura avrebbe richiesto misure più severe per alcuni indagati senza ottenerle. Per questo motivo starebbe pensando di fare ricorso. (f.b.)

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